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GIRMAY. «NON FATE I COMPLIMENTI SOLO A ME, FATELI A TUTTI GLI AFRICANI»
di Francesca Monzone | 27/03/2022 | 20:29

La vittoria di Biniam Girmay alla Gent-Wevelgem è il simbolo di un ciclismo che sta cambiando, il simbolo di un Paese emergente come l’Eritrea, che finalmente può competere con i campioni europei.

E pensare che Biniam non avrebbe dovuto correre la Gent-Wevelgem, perché doveva far ritorno a casa in Africa, ma i piani sono cambiati e la sua partecipazione è stata confermata solo venerdì. «I miei piani sono cambiati venerdì sera, sono venuto qui per un buon risultato, ma quanto è successo è incredibile».

Biniam che corre con la maglia della Intermarché-Wanty-Gobert, dopo l'ultimo passaggio sul  Kemmelberg si è riportato sul gruppetto con Laporte, Stuyven e Dries Van Gestel e insieme sono arrivati al traguardo: l’eritreo è stato il più forte, conquistando la prima storica vittoria per l’Africa in questa Classica del Belgio.

«Mi sentivo molto bene, ma sapevo che c’erano altri corridori molto forti. Ero quindi un po' spaventato, ma quando ho visto che ce l'avremmo fatta, ho creduto in me stesso e ho capito che potevo provare a vincere, soprattutto negli ultimi 250 metri. Mentre andavamo verso il traguardo pensavo proprio a come lanciare la volata. È incredibile che sia riuscito a conquistare questa vittoria. Molto è cambiato per me, ma questo significa che c'è un futuro luminoso per i corridori africani e allora voglio che i complimenti vadano a tutti gli africani».

Biniam Girmay ha dimostrato di essere forte e di poter ottenere risultati importanti nelle corse di un giorno. La prossima settimana si correrà il Giro delle Fiandre e in molti si sono chiesti se Biniam sarà presente. «Non credo che correrò il Giro delle Fiandre. Sono qui in Europa da più di tre mesi e mi mancano mia moglie e mia figlia e voglio tornare a casa».

Biniam è nato ad Asmara e ha iniziato presto a correre in bici e ha spiegato che il ciclismo in Eritrea è uno sport molto conosciuto. «Il mio Paese è stato una colonia Italiana e tante delle tradizioni italiane ci sono rimaste, tra queste c’è il ciclismo che da noi è molto praticato». Per lui poi è arrivata l’occasione della vita quando è andato in Svizzera per correre al centro dell’UCI. « Correvo nella squadra con un ceco, un ruandese, due colombiani, uno dall'Ecuador, un messicano e un corridore panamense. Eravamo tutti nel programma UCI e vivevamo insieme in un grande appartamento in Svizzera. Abbiamo gareggiato ovunque con quella squadra e in una delle gare che ho vinto ho battuto Remco Evenepoel, ma non sapevo che già all’epoca era un grande talento».

Girmay è arrivato nel Vecchio Continente grazie al programma di sviluppo dell’UCI, in Europa è rimasto per merito di un contratto con il team Delko, squadra che però a causa di importanti problemi finanziari è stata costretta a cedere i suoi corridori. E’ arrivato così il contratto della Intermarché-Wanty-Gobert, che in lui aveva visto grandi qualità. «Nell'estate dello scorso anno, Delko ha avuto problemi finanziari e quella è stata la mia fortuna. Intermarché, mi ha contattato e all'improvviso ho avuto la possibilità di correre tutte le grandi gare con una squadra di World Tour. Il Belgio mi porta fortuna perché, appena poche settimane dopo il mio nuovo contratto, sono arrivato secondo ai Campionati Mondiali U23 di Lovanio e nel mio Paese tutti sono impazziti».

Girmay in Eritrea è un corridore conosciuto da tutti e quando è tornato a casa dopo il Mondiale in Belgio, dove ha conquistato la prima medaglia mondiale per il suo Paese, è stato accolto come un eroe nazionale. « Sono stato portato in giro sulle strade della nostra capitale in un'auto scoperta, sono stato ricevuto dal presidente e migliaia e migliaia di persone sono scese in strada per salutarmi. È stato pazzesco. Ma grazie a quello che sono riuscito a fare adesso in Eritrea le persone possono vedere quanto sia bello andare in bicicletta e spero che i miei risultati possano essere un incentivo per far aumentare questo sport in Africa».

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