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QUEL TROFEO SENZA FINE NATO DA UN DISGUIDO...
di Giuseppe Figini | 24/05/2021 | 08:10

“Trofeo Senza Fine” è la riuscita e pregevole denominazione dell’oramai iconico, conosciutissimo, ambitissimo, trofeo che premia il vincitore finale del Giro d’Italia e che fissa e identifica, consegnando il suo nome alla storia sportiva del ciclismo (ma non solo), il vincitore della grande corsa rosa.

La fine contenuta nella denominazione non è neppure lontanamente ipotizzabile ma è forse utile, per la sua piena conoscenza, ricordare le modalità della sua nascita e le sue specificità costitutive con il prezioso contributo di memoria e ricordo di Carmine Castellano, il patron del Giro d’Italia e delle altre corse rosa, che fu promotore dell’idea di premiare il vincitore finale della nostra massima corsa a tappe nazionale, con un riconoscimento di costante valenza e valore, anno dopo anno, che attestasse nel tempo, con simbologia adatta, la cronistoria e soprattutto la storia, sinteticamente, con il nome dei vincitori.

Quest’esigenza fu avvertita anche per un disguido organizzativo avvenuto alla tappa finale del Giro d’Italia 1998, quello vinto da Marco Pantani quando, in Corso Sempione, a Milano, non pervenne il trofeo programmato per il vincitore e si rimediò all’imprevisto per l’intervento di Roberto Maffezzoni, titolare della ditta di allestimenti “Egidio Logistica”, figlio di Egidio, titolare anche del ristorante La Collinetta di Salò e di un attiguo negozio “Egidio” appunto, specializzato in trofei , coppe e medaglie, appassionato di ciclismo, luogo assiduamente frequentato dagli amanti, bresciani e di altre zone, a vario titolo, delle due ruote.

Il “pericolo” corso indusse Castellano e il suo staff a una tempestiva ricerca per individuare una soluzione, possibilmente stabile, in un quadro di comunicazione dei valori e della specifica, significativa, simbologia atta a compendiarne le motivazioni insite di un’opera che potesse essere definitiva, stabile, permanente e di prestigioso richiamo identificativo e pure affettivo.

E qui, per competenze aziendali, entrano in scena pure i diversi settori di riferimento della Gazzetta, unitamente a quelli di RCS Sport, che raccolgono le indicazioni di base, l’idea e i “desiderata” di Castellano & C., con altri responsabili di settore e commissionano a una rosa di quattordici designer internazionali la proposta di un progetto esecutivo che fu poi sottoposto a un sondaggio di gradimento, affidato a “Gazzetta online”, da parte di lettori e appassionati. Lo spunto fu dato anche da una pubblicazione “Gazzetta”, curata dalla sensibilità di Giuseppe Castelnovi, detto l’“ammiraglio”, con soggetto i trofei identificativi dei differenti sport.

La scelta di quella che potrebbe definirsi “giuria popolare”, mutuando la dizione dagli show canori e/o arte varia, premia il progetto realizzato dal designer Fabrizio Galli. Una scelta che fu pure condivisa, senza se e senza ma, all’unisono, da Castellano e dai suoi più stretti collaboratori all’epoca.

Il “prodotto finale”, ricorrendo a una terminologia commerciale fredda e che non riflette proprio le motivazioni emozionali collegabili, riferisce di un oggetto a forma di spirale, con cerchi alternativamente più stretti e più larghi, in rame placcato in oro 18 carati del peso di kg. 9,5 circa. La spirale rappresenta, idealmente, la strada percorsa dai corridori al Giro d’Italia, strada e storia senza fine.

È realizzato con una barra di rame, sagomata e arrotondata con speciale macchinario, poi sottoposta a una prima lucidatura cui segue un trattamento a caldo che consente alla barra d’essere attorcigliata e assumere la forma a spirale. È quindi tagliata e nuovamente lucidata prima dell’incisione dei nomi e, infine, sottoposta a procedimento di sabbiatura.

L’originale è aggiornato ogni anno con il nome del vincitore con scenografica ripresa tv in diretta, ai piedi del podio premiazioni. Il Trofeo Senza Fine è da sempre realizzato nel laboratorio artigianale “Mario Penello”, azienda veneta di Saletto di Vigodarzere, in provincia di Padova, ora condotta dai fratelli Luca e Patrizia Penello, specializzata in trofei, coppe e targhe varie che fornisce pure i trofei per i vincitori delle altre corse rosa.

Il Trofeo Senza Fine, e le sue repliche, viaggiano sempre più e sono esposte in diverse sedi di prestigio per ricordare il Giro d’Italia con quello che è diventato il suo emblema figurativo.

Il primo a ricevere il Trofeo Senza Fine fu lo scalatore bergamasco Ivan Gotti, sul podio finale del suo secondo vittorioso Giro d’Italia nel 1999, a Milano.

Missione compiuta, obiettivo largamente centrato, a onore del vero, per i promotori della riuscitissima iniziativa del Trofeo Senza Fine che aspetta anche quest’anno, fra meno di una settimana, il vincitore finale a Milano, in Piazza del Duomo, facendo bella mostra di sé nella bacheca posta al centro della contigua Galleria Vittorio Emanuele, il salotto per eccellenza della metropoli meneghina, per aggiungere un nome di prestigio, sempre più in alto in una spirale sempre più lunga e senza fine, appunto.

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