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LE STORIE DEL FIGIO. QUELLE CARTOLINE PER DEDE'
di Giuseppe Figini | 09/05/2020 | 07:25

Ha oramai superato, in ottima forma, le 90 primavere il “levriero delle Lande””, al secolo ANDRE’ “Dédé” DARRIGADE, essendo nato il 24 aprile 1929 nella regione francese delle Lande, terra di rugby, dipartimento francese della regione Nuova Aquitania. E’ bagnato dall’oceano Atlantico a ovest mentre a sud-est confina con la catena dei Pirenei. Il capoluogo della zona è Mont-de-Marsan città che evoca la figura di un grande ma sfortunato corridore, Luis Ocaña (1945-1994), nato a Priego in Spagna ma trasferitosi da giovanissimo con la famiglia nella zona di Momt-de-Marsan e dove è prematuramente – e tragicamente – deceduto.

André Darrigade, chiamato amichevolmente Dédé, è nato precisamente a Narrosse, piccolo comune vicino alla città di Dax, famoso centro termale e sede di varie tappe del Tour de France che gli ha intitolato lo stadio cittadino e, nel mezzo di una trafficata rotatoria, rond-point per dirla alla francese, dal 2017 troneggia una sua statua in sella alla bici, a dimensione di molto aumentata, con braccio levato in segno di vittoria, alta ben 6 metri. E’ molto amico di Pierre Albaladejo (1933), autentica gloria del rugby con il quale assiste sovente ai match con la palla ovale.

In tema Tour, giusto per ricordarlo, il biondo “routier-sprinter” ha nel suo palmarès 22 (ventidue) - meglio ribadirlo anche in lettere - successi di tappa (di cui 5 ottenuti nella prima tappa), rivestendo la maglia gialla in 19 frazioni, vincitore della classifica a punti nelle edizioni del 1959 e 1961 e del Premio della Combattività – il primo della serie, sentito riconoscimento distintivo della corsa francese – nel 1956. E’ il corridore che nelle sue quattordici partecipazioni ha vinto il maggior numero di tappe, distribuite in varie edizioni della grande boucle, di cui dieci consecutive, dal 1955 al 1964, e nessuno nella storia del Tour, almeno finora, è stato in grado di emularlo.

Dopo un’ottima carriera fa i dilettanti dove, in pista, al mitico Vel d’Hiv, Velodromo d’Inverno di Parigi, alla vigilia della Sei Giorni, nella Grande Finale de la Médaille, batte un “certo” Antonio Maspes, Darrigade passa professionista nel 1951 e termina la carriera nel 1966, incrociando grandi campioni. Ha conquistato pure la maglia di campione del mondo professionisti su strada nel 1959 in Olanda, sul circuito automobilistico di Zandvoort battendo al termine di una lunga fuga l’azzurro, il valoroso marchigiano Michele Gismondi. Seguono un podio d’argento nel 1960, quindi due bronzi nel 1957 e 1958, sempre ottenuti nel mondiale strada. Ha vestito la tricolore di campione di Francia professionisti nel 1955 e proprio nel medesimo anno, suo fratello Roger, di sei anni più giovane, indossava il tricolore di campione francese strada dei dilettanti, poi passato anche lui per breve tempo al professionismo. Nel suo palmarès appare una sola classica-monumento come il Giro di Lombardia nel 1956 come vedremo più avanti, il breve Critérium National a tappe nel 1959 e la 15^ tappa del Giro 1960, in maglia iridata, da Lecco a Verona, battendo allo sprint il belga Edgard Sorgeloos e il trevigiano Dino Liviero. In maglia rosa c’era il suo amico e compagno di squadra nell’Helyett-Leroux-Fynsec, il grande Jacques Anquetil, primo francese a vincere il Giro d’Italia proprio in quell’anno, successo che avrebbe ripetuto poi nel 1964.

E’ una carriera che, nel complesso, vale al biondo Darrigade l’inserimento fra i 103 nomi di corridori d’ogni epoca della Cycling Hall of Fame UCI. E’ ufficiale della Legion d’Onore, prestigioso e ambito riconoscimento francese.

E’ giudicato il più forte velocista francese di tutti i tempi Dédé Darrigade che nelle sue volate non ha mai usufruito dei “treni”, era lui la sola locomotiva dei suoi successi e un suo rivale-amico storico, Rik Van Looy – uno che di volate s’intende – dice che se gli si concedeva qualche metro, quando partiva in testa, non si riprendeva più poiché era capace di tenere e incrementare la velocità anche dopo lo scatto. Molte sono le volate che ha vinto “per distacco”, senza contraddizioni in termini, con velocisti di classe assoluta come lo spagnolo Miguel Poblet, il belga Rik Van Steenbergen e altre note “frecce” fiamminghe molto in voga ai tempi.

Il Tour era il suo terreno d’azione preferito, il suo “salotto” di casa, sia quando era inserito nella squadra nazionale transalpina, sia quando ha gareggiato poi per squadre di marca. Marcel Bidot, selezionatore della nazionale francese, soleva dire che era anche un fortissimo uomo-squadra in tutte le fasi della corsa collaborando senza riserve e su tutti i terreni con i capitani, Luison Bobet, Jacques Anquetil, Federico Martin Bahamontes o chiunque fosse, dei quali è sempre stato amico e leale collaboratore. Medesimo è il convinto, diretto e schietto giudizio, com’è suo costume, espresso da Raphael Geminiani, suo direttore sportivo in varie squadre di club.

La carriera, con 142 vittorie totali, e la vita di Darrigade sono raccontate in dettaglio, con dovizia di particolari, da Didier Bèoutis, autore del libro André DARRIGADE “le landais bondissant” che, in italiano, si può rendere con “il landese saltellante” edito in occasione dei primi 90 anni del campione gentiluomo. Anche Jean-Paul Ollivier, noto giornalista francese, ha scritto “Darrigade-le lévrier des Landes” con prefazione di Jean Bobet, corridore e poi giornalista, fratello di Luison.

Un dramma ha attraversato la sua carriera: tappa finale del Tour 1958, arrivo sulla pista del Parco dei Principi, Darrigade conduce lo sprint e girando un attimo la testa per controllare chi fosse alla sua ruota all’uscita della curva finale (era il nostro Pierino Baffi che vincerà la tappa), urta con la testa Constant Wouters, il segretario generale del Parco dei Principi, belga nato nel 1889. Era incautamente presente sul margine della pista per segnalare ai fotografi sulla linea d’arrivo d’allargarsi. Purtroppo Wouters morirà per le conseguenze dell’urto una dozzina di giorni dopo mentre Darrigade, anch’egli seriamente ferito, dopo un mese, riprese a correre ma il ricordo gli pesa sempre, pensando che sarebbero bastati pochi centimetri per evitare l’urto e le sue tragiche conseguenze.

Molti l’hanno definito “l’uomo che ha fatto piangere Coppi” perché nel suo vittorioso Giro di Lombardia del 1956, sulla pista del Velodromo Vigorelli, dopo una straordinaria rimonta, riuscì a prevalere su Fausto Coppi, finito secondo, suo ultimo piazzamento in una classica-monumento. Era l’edizione dove il Campionissimo, dopo il Ghisallo, raggiunse un giovane Diego Ronchini già in fuga e, collaborando di buona lena, sembrava fossero in grado di mantenere il vantaggio accumulato. Ci fu però il notissimo episodio riguardante Giulia Occhini, la Dama Bianca di Coppi, che a bordo di una vettura, superando i diciotto inseguitori, pronunciò parole non gradite, accompagnate da gesto d’irrisione, diretti soprattutto a Fiorenzo Magni, che reagì con l’orgoglio e la determinazione che ha sempre messo in campo nello sport e nella vita, orchestrando e alimentando un inseguimento, a tutta, nella pianura lombarda. Alle porte di Milano i due furono raggiunti dai diciotto inseguitori. Darrigade, con destrezza e forza, girando all’esterno, tagliò per primo il traguardo, superando Coppi, fra la delusione del pubblico. E gli applausi ininterrotti della folla del “Vigo”, ignara dei fatti di corsa, accompagnarono l’uscita dalla zeriba Campionissimo in lacrime mentre al vincitore toccarono fischi prolungati e sonori.

Una vittoria con sapore amaro per Darrigade, amico di Coppi che l’aveva chiamato proprio lui alla Bianchi l’anno prima, dopo la chiusura della francese La Perle. Poi però Coppi cambiò repentinamente squadra passando alla nuova Carpano-Coppi.

Ancora Darrigade a sbarrare la strada a Coppi e sempre al Vigorelli qualche giorno dopo quando vince, gareggiando con il forte passista svizzero Rolf Graf, il Trofeo Baracchi, relegando la coppia Fausto Coppi-Riccardo Filippi – vincitori delle tre precedenti edizioni – al secondo posto.

I due episodi non hanno però incrinato la loro amicizia, entrambi coscienti del motto che “la corsa è corsa”, con quel che segue.

In occasione del suo novantesimo compleanno è stato festeggiato da vari protagonisti del suo ciclismo e di quello di tutti i tempi. E’ insignito del prestigioso riconoscimento francese della Legion d’Onore.

Dopo il ciclismo Darrigade, sposato con la signora Françoise, due i figli nati dal matrimonio, ha avviato a Biarritz, nella Nuova Aquitania, nel Paese basco francese con una spiaggia storica frequentata da aristocratici già da metà 1800 e con vista sullo Jaizkibel, salita simbolo dello spagnolo G.P. di San Sebastiano, una libreria e vendita di giornali con una rete collegata di distribuzione stampa.

In occasione del Giro di Lombardia corso il 14 ottobre 2006, partenza a Mendrisio con arrivo a Como, il centesimo della serie, ricorrendo i cinquant’anni della sua vittoria alla classicissima di fine stagione, Darrigade fu invitato con la signora Françoise da RCS Sport-Gazzetta Sport per celebrarne il ricordo. E’ stata l’occasione per apprezzare il suo stile, la sua cortese disponibilità, l’intelligente curiosità e passione per conoscere il nuovo e ricordare episodi del suo tempo, soprattutto legati al Lombardia 1956, apprezzando la splendida cornice di Como e del suo lago. Era il secondo Giro di Lombardia vinto da Paolo Bettini, in maglia iridata, la sua prima, conquistata a Salisburgo il 24 settembre, un Lombardia corso per onorare la memoria del fratello maggiore Sauro tragicamente scomparso in un incidente stradale quel 3 ottobre.

Ringraziò per l’accoglienza che gli fu riservata con una lettera, manoscritta, indice rivelatore della sua signorilità e finezza d’animo.

In tema epistolare si può ricordare l’episodio, anzi gli episodi ricorrenti – due volte l’anno – a Natale e in occasione del compleanno di Darrigade – degli auguri che da sessant’anni circa riceve da una, allora ragazzina, dell’Alsazia, regione al confine con la Germania, sua tifosa conosciuta durante un Tour. Il tramite fu il suo eclettico ed estroverso collega, l’alsaziano Roger Hassenforder, classe 1930, professionista dal 1952 al 1965, vincitore di otto tappe al Tour e suo coéquipier in varie annate, poi apprezzato albergatore e ristoratore.

Era una giovanissima tifosa di Dédé Darrigade che indossava, talvolta anche a scuola, una maglia con il suo nome e che in occasione di passaggi del Tour nella zona, negli anni, è stata la promotrice di scritte e iniziative in favore del suo idolo ciclistico.

Una piccola storia, comunque bella, che continua con piacevole e reciproca continuità, tuttora, con le vecchie cartoline, anche in tempi di social imperanti.

 

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