Il settimo giorno, è scritto nella “Genesi”, Dio terminò l’opera che aveva fatto e si riposò. Poi, anche se questo non è scritto nella “Genesi” né altrove se non qui, Dio saltò in sella e andò a farsi un giro in bici.
Dev’essere successo così se la bici è confessione e un po’ anche penitenza, è
comunione e soprattutto comunità, è cresima (guerrieri!) e qualche crisetta, ed è comunque un gesto di benedizione e un segno di pace. Dev’essere successo così se la bici è espiazione e sublimazione, è perfino beatificazione e santificazione, è – a suo modo – un miracolo, autorizza visioni mistiche e spinge verso santuari (Oropa…), madonne (del Ghisallo…), calvari (Crocedomini…). Dev’essere successo così se domenica si corre la prima edizione della Granfondo Don Guanella.
Luigi Guanella (1842-1915) era un sacerdote, infatti aveva lo spirito del gregario, i poveri erano i suoi capitani, lui era il tipo che non aveva bisogno delle due ruote per pedalare e prodigarsi tutto il giorno, tutti i giorni, come in un’infinita corsa a tappe.
La Granfondo Don Guanella parte alle 8.30 da Lecco (Lungolago Isonzo), si spinge intorno e sopra il Lago di Como, in tutto affronta 101 km e 1747 metri di dislivello, e si conclude a Valmadrera, nell’Agribike Cascina Don Guanella. Perché il ricavato delle iscrizioni (40 euro, che diventano 50 domani e domenica: finora si è già a quota 1200 partecipanti) è destinato a finanziare proprio i lavori della Cascina, 900 metri quadrati più 15 ettari di terreno agricolo (frutta, verdura, vino, miele, uova e formaggi), il progetto sociale della comunità.
Ed è per questo che, accanto a cicloamatori e cicloturisti, ci saranno anche i campioni che da sempre sostengono Don Agostino Frasson e i suoi ragazzi (una settantina, metà in forma residenziale, l’altra metà diurna): da Cadel Evans a Gianni Bugno, da Claudio Chiappucci a Gibi Baronchelli, dal canoista olimpionico (e assessore regionale) Antonio Rossi fino a Simone Petilli, professionista della UAE in libera uscita.
“Mi è sempre piaciuto fare sport – confida Don Agostino Frasson, inesauribile passista -, confrontarmi con la fatica, con la forza di volontà, con il piacere di raggiungere obiettivi e traguardi. Ho scoperto che andare in bicicletta apre a nuovi orizzonti, perché si ha l’opportunità di ammirare le bellezze del creato, della natura, dell’ambiente, ma anche di intrattenere e sviluppare relazioni umane. Credevo che il ciclismo fosse uno sport per solitari, invece ho scoperto che è uno sport di squadra, solidarietà, partecipazione. Con il ciclismo ho imparato a conoscere meglio me stesso, i miei limiti e i miei bisogni, e soprattutto gli altri. La bicicletta aiuta a tirare diritto anche se la strada è piena di bivi e curve”.
Marco Pastonesi