“Ciao, Marco. Allora, andiamo?”.
Andiamo. Lui è Giorgio Di Centa, è due ori (a Torino 2006) e un argento (a Salt Lake City 2002) olimpici, è un argento (nel 2005) e tre bronzi (nel 1997, 1999 e 2009) mondiali, è sei vittorie nella Coppa del mondo e 25 titoli italiani. Nello sci di fondo. Ma adesso è in bicicletta. E così andiamo.
Andiamo e, finché la strada lo permette, chiacchieriamo, e quando la strada non lo permette più, lui racconta e io ascolto. Terzo di tre, il primo, Andrea, sci di fondo e corsa in montagna, poi tradito da un incidente, da un infortunio, da una impossibilità a continuare a gareggiare e dal bisogno di cominciare a insegnare, e la seconda, Manuela, sci di fondo e anche politica, di cui molto si sa già. E lui, Giorgio, che inizia a fare sport per sconfiggere l’asma. E la prima squadra che si chiama Associazione sportiva Aldo Moro, non lo statista democristiano, ma uno sportivo locale.
Qui da Tolmezzo a Paularo, su al Cason di Lanza, giù a Pontebba. Carnia. Qui si cammina e si pedala, si scia quando c’è neve e altrimenti si fa skiroll sull’asfalto. Qui si fa fiato facendosi venire il fiatone, qui ci si riempie di solitudine e di silenzio, qui il mondo è talmente puro e naturale da sentirsi fuori dal mondo. Qui tutti parlano la lingua friulana, qui tutti conoscono Giorgio, qui tutti si sorridono, anche se sono sorrisi montanari.
Giorgio che tutti i soldi guadagnati sprintando inseguendo o staffettando li ha investiti in una nuova casa, cui si dedica, quando può, anche di bassa manovalanza. Giorgio che ha moglie, tre figlie e un figlio, più o meno talentuosi, lo sport non per primeggiare, ma per rivelarsi, per scoprirsi, per esplorare, per non perdersi. Giorgio che faceva il boscaiolo. Giorgio che ha smesso di gareggiare soltanto un anno fa, a quarantaquattro anni. Giorgio che ha il mal di schiena. Giorgio che lavora per il gruppo sportivo dei Carabinieri, delegato ai materiali da competizione. Giorgio che non ha più il tempo di sciare, semmai di correre e pedalare, tremila chilometri in bici un anno fa, cinquemila l’obiettivo di quest’anno.
Qui tira aria di Austria e, se il vento gira, tira anche aria di Slovenia. Qui c’è la strada degli Unni e la grotta di Attila. Qui a Pontebba –- siamo qui per “Back”, un breve documentario sul Friuli per RaiSport - le strade si dividono: Di Centa va sull’altopiano di Montasio, io torno a Udine passando per la Sella di Cereschiatis. Lui, fresco come una rosa, e io, fritto come un frico. Lui, commendatore e grande ufficiale per meriti sportivi, e io, privilegiato dal giornalismo. Lui, che anche in bicicletta scivola via, e io, che in bicicletta remo e pagaio.
Marco Pastonesi