Centosessantaquattro chilometri e ottocento metri, 22 squadre e 199 iscritti, la partenza alle 13 e l’arrivo più o meno quattro ore dopo, a Tortona, si passa per Castellania e, a 11 chilometri dal traguardo, si affronta il Muro di San Ruffino. E’ la settantunesima Milano-Tortona della storia, e si corre oggi, fra poco, adesso.
Non è solo una gara ciclistica regionale per dilettanti élite e under 23 organizzata dalla Tortonese 1887 Serse Coppi, sezione della Polisportiva Derthona, con il patrocinio del Comune di Tortona. Non è solo una classica del calendario italiano, anche se Milano rimane soltanto nell’intestazione, non nelle strade, nel percorso, nella geografia.
Tortona è Coppi, Fausto e – appunto – Serse, il salumiere Merlano dove Fausto cominciò a pedalare, da garzone, e dove Serse folleggiava, da “viveur”. Tortona è, prima dei Coppi, Giovanni Cuniolo, “Manina”, uno dei primi fuoriclasse del ciclismo italiano, tre volte campione italiano e poi vincente anche in Australia da emigrante a pedali. Tortona è perfino Luigi Malabrocca, che rivoluzionò la gerarchia dei valori ribaltando ordini di arrivo e classifiche generali.
Tortona è “la Mitica”, rievocazione ciclostorica, venata di nostalgia, attaccata al territorio, ricca di paesaggi. Tortona è una Madonna alta 14 metri e pesante 120 quintali che dalla cima di una torre alta 60 metri al Santuario domina la pianura come un campanile dolomitico o un corno alpino. Tortona è tutti quei corridori, di tutte quelle bici e di tutte quelle età e di tutte quelle andature, che qui ogni giorno calcano e ripassano palcoscenici ciclistici.
Tortona è un albo d’oro che unisce Vittorio Rossello (il primo, nel 1946, quando il ciclismo riportò la vita dopo la guerra) a Sandrino Carrea, Remo Tamagni a Marino Vigna, Gianni Motta a Marcello Osler, Giuseppe Perletto a Marco Saligari, Federico “Fred” Morini a Marco Cattaneo, ciascuno con la sua storie e le sue storie, rotonde, silenziose, fra gli alti e i bassi della vita.
Tortona è una capitale del ciclismo, tant’è che il Giro d’Italia 2017 l’ha celebrata nella sua centesima edizione. Perché Tortona non ha un velodromo, ma è un velodromo: aperto, all’aperto, infinito, sulla terra e nel cielo. Tutte le strade portano anche a Tortona.
Marco Pastonesi