“Il ciclismo è fatto così – dice Mikel Landa dopo la Rovetta-Bormio, una volta il Mortirolo e due lo Stelvio -: alcune volte vinci, altre volte impari”. Tutto in un giorno, tutto in un’ora, tutto in un minuto, tutto in un secondo. Tutto in una volta, tutto in una volata.
Impari che la strada nasconde insidie e offre opportunità, procura dolori e regala sorprese, progetta alleanze e garantisce complicità, scrive storie e colleziona ricordi, impartisce lezioni ed elenca comandamenti.
Impari che le montagne lasciano segni, botte, colpi, ferite, cicatrici, anche senza cadere, anche senza scontrarsi, anche senza crollare, perché le montagne asciugano, scolpiscono, spogliano, svelano, rivelano.
Impari che le salite sono spesso precipizi, che difendersi è sempre attaccare, che scattare diventa staccare.
Impari che la geografia fa la storia più di quanto la storia faccia la geografia.
Impari che non è mai detta, che non è mai scritta, che non si è mai vista né prevista, perché qui non si sa mai.
Impari che la corsa è un romanzo d’avventura, un film d’azione, un teatro di strada, un festival d’emozioni, un circo itinerante, uno spettacolo unico.
Impari che la volata è un gioco d’azzardo, una scommessa d’autore, un calcolo di rischi, un vento di guerra, un’eco di tamburi, una traiettoria, un angolo, un’iperbole soltanto diversi.
Impari che duecentoventidue chilometri alpini, minerali, aeronautici, perfino gastrointestinali, si risolvono per un metro, all’ultimo metro, e non è un metro in più o in meno, è solo un altro metro.
Impari che domani – si sa – è un altro giorno, almeno finché è prevista un’altra tappa.
Impari che può succedere, ed è questo il bello del ciclismo. Alcune volte vinci, altre volte impari. Ma non perdi mai. Tant’è vero che Landa non ha perso. E’ arrivato secondo. E c’è una gran bella differenza.
Marco Pastonesi