Un giro in bici, lui e il figlio. Un giro in bici, niente di impegnativo. Un giro in bici, per andare a trovare gli amici e parenti. Poi, all’improvviso, un malore: giusto il tempo di chiedere aiuto, e crolla a terra, in volto diventa blu, non respira più, per 20 minuti il cuore rimane fermo. C’è da essere realisti: in queste situazioni, in queste condizioni, è impossibile recuperare. Più che vivere, si vegeta. E invece Marcello Osler ce la fa, ce la farà. A recuperare, a vivere. Perché lui è l’uomo dell’impossibile.
Trentino, Valle dei Mòcheni, Canezza di Pergine: è la sua Betlemme. Giochi e giocattoli, calcio e nuoto, boschi e sci: la sua educazione. Legno: falegname, il suo lavoro. Poi bicicletta: la sua passione. Un giorno, mentre pedala inseguendo un autobus, viene notato da un dilettante: “Perché – gli domanda – non corri in bici? Andavi a 60 all’ora”. La prima gita è a Longarone, a vedere il disastro del Vajont. La prima squadra è la Forti e Veloci di Trento, e la sede sta in una baracca di legno dietro la birreria Pedavena. Le prime vittorie sulla strada, compreso un titolo regionale. E la prima lunga trasferta, in Toscana, in quattro in macchina, anche di notte, con una sola coperta: e il bello è che Marcello, la mattina dopo, vincerà. Farà il professionista, Marcello Osler, per otto anni, con Sammontana, Brooklyn, Selle Italia e Sanson, e con un trionfo, Giro d’Italia 1975, tappa Potenza-Sorrento, 188 chilometri di fuga solitaria, 8’48” sul secondo, e l’ordine del direttore sportivo di rallentare altrimenti avrebbe mandato fuori tempo massimo il gruppo, compresi i suoi capitani. E poi farà il ciclista: un negozio di biciclette dove abitano sensibilità, affetto, precisione, generosità, saggezza, e sempre passione.
Quel 31 luglio 2013 è Marcello Osler a finire fuori tempo massimo per un cuore che non batte più. La morte incombe, soffocante, devastante, imminente. Invece Marcello, che allora stava per compiere 68 anni e adesso ne ha 71, torna alla vita. E questo straordinario, imprevisto, miracoloso ritorno è raccontato, passo dopo passo, giorno dopo giorno, nel libro “La fuga più lunga” (Publistampa edizioni, 160 pagine, 10 euro). Elena Leonardelli, moglie di Marcello, ne condivide paure e dubbi, malinconie e speranze, progressi e ricadute, volontà e fede, incertezze e cure. Un lungo e lento cammino, un nebuloso e complicato percorso, una umana e matrimoniale prova di volontà e amore. Marcello, con Elena, ce la fa. Lui torna a vivere, lei comincia a scrivere.
“La fuga più lunga” è una storia di ciclismo e la leggenda di un corridore, è un elogio alla bicicletta e un inno alla vita. Ed è anche un’opera di bene: Elena e Marcello hanno deciso di devolvere il ricavato delle vendite dei libri all’Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie del Trentino, per la ricerca. Finalmente spiegare quello che Osler è riuscito a fare.
Marco Pastonesi