Tutti all’Expo. Dell’esposizione universale di Milano 2015 con l’alimentazione quale leit-motiv si è parlato a lungo. Tuttavia non a tutti è noto quali sono i reali contenuti di Expo 2015.
«In effetti i contenuti e gli obiettivi dell’esposizione sono così vasti che non è facile descriverli in poche parole – dice il dottor Luca Mondazzi, responsabile dell’ambulatorio di Dietologia nello Sport e per il Wellness nella struttura Mapei Sport di Olgiate Olona – e sicuramente c’è molto altro da scoprire seguendo gli eventi dell’Expo e visitandone personalmente l’area. Volendo delineare un profilo generale dell’evento è essenziale ricordare che il suo obiettivo primario è capire come nutrire l’intera popolazione mondiale nel rispetto del nostro pianeta. Per questo sono in mostra da ogni parte del mondo le eccellenze locali relative a produzioni agroalimentari e gastronomiche ma, soprattutto, sono condivisi e discussi progetti e tecnologie per produrre cibo sano, sicuro e sufficiente per tutta la popolazione mondiale”.
Quindi l’Expo non è solo un’esposizione.
«No, seppur interessante e ricca è altresì una piattaforma di confronto e cooperazione tra scienziati, imprenditori e istituzioni. Da questo sforzo planetario avrà origine tra l’altro la “Carta di Milano”, un protocollo mondiale di sicurezza alimentare che verrà consegnato al Segretario Generale dell’ONU in occasione della sua visita a Milano prevista a ottobre».
Dottor Mondazzi, Expo a parte esistono sostanziali differenze di alimentazione tra sportivi dell’Asia, dell’America e dell’Europa?
«Si deve distinguere tra apporti nutrizionali, intesi come apporti di carboidrati, grassi, proteine, minerali e così via e modalità gastronomica di assunzione di queste sostanze. Le molte acquisizioni relative agli apporti nutrizionali che la scienza dell’alimentazione applicata allo sport mette a disposizione degli atleti valgono ugualmente in tutti i continenti; spetta poi ai dietologi tradurre queste conoscenze in una dieta sostenibile e rispettosa delle tradizioni gastronomiche dei singoli atleti, in base alla loro provenienza».
Sono più esigenti, ad esempio, gli australiani o gli europei?
«È difficile generalizzare. Penso che in genere gli atleti europei abbiano maggiore sensibilità nei confronti di tematiche della nutrizione rispetto a quelli provenienti da altre parti del mondo, anche avvantaggiati dalle antiche e ricche tradizioni gastronomiche del vecchio continente. Forse per gli europei è più facile adottare scelte dietetiche congrue, anche inconsapevolmente».
Dal punto di vista dietetico agli italiani conviene visitare l’Expo per divertimento e curiosità o per modificare la cultura alimentare?
«Ritengo l’Expo una straordinaria porta di ingresso verso nuove e interessantissime conoscenze. Attendevo con notevole interesse questa opportunità e sono certo che la realtà supererà le aspettative. La curiosità porta a nuove conoscenze che ci aiutano a migliorare la vita».
Teoricamente l’Expo sul food può avere una nazione vincitrice riguardo idee e innovazioni?
«A differenza di fiere commerciali, lo spirito dell’Expo è quello di favorire scambio di informazioni e collaborazione dei popoli per nutrire l’intero pianeta. Quindi, tutti faranno parte della stessa squadra e la partita vedrà tutti vincitori. Detto ciò penso sia innegabile che l’Italia e, più in generale, il “vecchio continente” potranno giocare un ruolo importante date le loro straordinarie tradizioni culturali, anche in fatto di cibo ed alimentazione».
Viviamo in una società globalizzata. Un evento come l’Expo della durata di sei mesi farà globalizzare maggiormente l’alimentazione?
«Da qualunque angolo del mondo si provenga, si verrà a conoscenza di tante novità che risulteranno interessanti e sorprendenti, anche sull’utilizzo di nuovi alimenti o nuove modalità di preparazione. Certamente tutti coloro che visiteranno l’esposizione porteranno a casa anche nuove idee da utilizzare nella loro vita quotidiana».
Cibi liquidi, determinati integratori e barrette muteranno grazie all’Expo?
«Non penso che l’Expo porterà a mutamenti nella produzione degli alimenti speciali e degli integratori dietetici per lo sport, perché questi sono “costruiti” sulla base di evidenze scientifiche già condivise “in tempo reale” non soltanto dalla comunità medica ma anche da responsabili della ricerca e sviluppo delle aziende del settore».
Alessandro Brambilla