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ASTANA. MAINI & MANZONI, NUOVA AVVENTURA CON UN SOGNO IN COMUNE...
di Alessandro Brambilla | 15/02/2022 | 08:20

Da quest’anno il bergamasco Mario Manzoni, 52 anni, e Orlando Maini, 63enne bolognese, fanno parte dello staff tecnico dell’Astana Qazaqstan. Da corridore professionista Mario ha ottenuto 7 vittorie, compresa la tappa di Cava dei Tirreni del Giro d’Italia 1997 e quella di Cecina alla Tirreno-Adriatico ’94. Orlando invece ha ottenuto due successi nel 1985: la tappa Cervia – Jesi del Giro d’Italia e la Saragozza-Soria alla Vuelta a Espana.

Per Maini e Manzoni il Giro d’Italia viene prima di tutto: “Sono contento per l’inserimento di Jesi tra le sedi di tappa del Giro 2022 - afferma Maini -: significherà rievocare anche la vittoria più bella della mia carriera, la gioia per me più grande. Da corridore ho sempre avuto ruolo da spalla dei capitani o comunque da uomo squadra, senza delusioni particolari. Posso invece citare la delusione che ho avuto da direttore sportivo nel 2012 quando ero sull’ammiraglia Lampre. Il mio corridore Michele Scarponi arrivò quarto al Giro d’Italia. Io ero estimatore di Michele, non averlo portato sul podio fu brutto per me”. 

Nell’Astana Qazaqstan 2022 quali sono i corridori di cui vi occuperete con più assiduità?
Manzoni: “Antonio Nibali, Valerio Conti, Davide Martinelli, Michele Gazzoli. In questa stagione ho debuttato come diesse alla Vuelta Valenciana. All’Astana ho trovato un bell’ambiente, si lavora bene e sono certo che tutto lo staff darà il meglio nel guidare l’importante parco atleti a disposizione”.
Maini: “Nei gruppi sportivi dell’era moderna, con tanti corridori in organico e l’intenso programma agonistico il lavoro è diviso in gruppi. Io nell’Astana mi sto occupando in particolare della logistica pur essendo direttore sportivo, e l’impegno è tanto”.        

Cosa prevede di massima il vostro programma da diesse?  
Manzoni: “Alcune gare in Belgio comprese Gand-Wevelgem e Giro delle Fiandre, Giro d’Ungheria, Artic Race e Vuelta a Espana”.
Maini: “Sarà poi il management dell’Astana Qazaqstan a decidere a quali gare andrò come diesse”.

Quale tra gli alfieri Astana 2022 col vostro aiuto puo’ migliorare di più?
Manzoni: “Con impegno e umiltà cercherò di farli migliorare tutti. Uno che può crescere molto è il passista veloce Gazzoli”.
Maini: “Ritengo che lo staff composto da Vinokourov, Shefer, Martinelli e dal preparatore atletico Mazzoleni abbia lavorato bene, rinforzando l’Astana con uomini di punta e giovani molto interessanti. La squadra ha il giusto mix, noi tecnici speriamo di far migliorare tutti”.

A fine 2022 sarete contenti se…?
Manzoni: “Saro contento se vinceremo almeno un grande Giro a tappe e delle classiche. E lo sarò soprattutto se anche col mio contributo la squadra dimostrerà compattezza e funzionalità. I risultati non rappresentano l’unica finalità: io e gli altri ds saremo contenti se tutto l’apparato Astana darà l’impressione di essere una macchina in cui tutto funziona”.  
Maini: “Lo sarò se otterremo risultati in linea con le aspettative del team. Il sogno è vincere il Giro d’Italia. E avrò tanto piacere se Vincenzo Nibali a metà stagione ci dirà che intende correre per noi anche nel 2023”.       

E’ più difficile fare il corridore o il direttore sportivo?
Manzoni: “Chiaramente gareggiare è più faticoso, però globalmente il direttore sportivo ha più responsabilità e preoccupazioni. Il corridore può pensare più a sé stesso, il diesse deve entrare nella testa di tutti e non sempre è facile. Nell’era moderna la difficoltà per l’atleta è stare concentrato 12 mesi l’anno”.  
Maini: “Al 100 % è più difficile fare il direttore sportivo. Il corridore che ascolta il direttore sportivo ed è onesto con sé stesso fa il suo dovere e può pensare alla propria performance. Il direttore sportivo deve salvaguardare gli atleti e contemporaneamente occuparsi di tante situazioni di svariato tipo, legate anche al personale di servizio. Il diesse ha molte più preoccupazioni e responsabilità. Confermo che nell’era attuale il corridore deve  mantenere l’attenzione elevata 365 giorni : quando non ci sono gare è importante sottoporsi a test, visite mediche, provare i  materiali e frequentare i ritiri. Ormai non riposa mai”.   

Qual è il talento più forte che avete diretto?
Manzoni: “Paolo Savoldelli, che ho avuto alla LPR. Lo conobbi quando lui era ancora dilettante durante un allenamento. Io avevo già diverse stagioni all’attivo da corridore professionista e Paolo m’impressionò per il vigore atletico. Da professionista Savoldelli poteva vincere di più”.
Maini: “Marco Pantani, senza rivali”. 

E il corridore dal quale vi attendevate molto e invece ha deluso o comunque non ha mantenuto le aspettative?
Manzoni: “L’ho avuto nei tre anni trascorsi dirigendo la  Gavardo tra i dilettanti: è il bresciano Cristopher Bosio. Aveva una forza impressionante e in allenamento dava spettacolo, però quando metteva il numero sulla schiena il suo rendimento diminuiva del 70%”.
Maini: “L’ho diretto alla fine della sua carriera alla Lpr, è un toscano che faceva sognare i belgi: Dario Pieri. E’ uno dei corridori che avrebbe potuto raccogliere molto correndo tre soli mesi all’anno soprattutto nel Benelux. Giunse secondo al Fiandre e alla Roubaix, le classiche del nord erano fatte per lui, poteva vincerne tante. Dario Pieri è il vero talento inespresso”.   

Supponete di essere il presidente della Federazione Ciclistica Italiana: quale sarebbe il punto 1 del programma?  
Manzoni: “Partirei dalle fondamenta: per reclutare forze nuove serve più sicurezza sulle strade. Allenarsi è diventato molto pericoloso ultimamente con la vita più frenetica e  il traffico commerciale in aumento. I genitori hanno paura a mandare i figli sulle strade ad allenarsi, serve più sicurezza”.
Maini: “L’importante è valorizzare i giovani, quindi vanno aiutate le società minori, autentiche scuole di ciclismo. Nelle società di base operano tanti volontari che vanno salvaguardati. Il lavoro dei volontari va ottimizzato”.   

Il Campionato Europeo su  strada 2021 si è svolto sulla distanza di 179 chilometri. E’ giusto assegnare titoli internazionali su percorrenze brevi?
Manzoni: “Colbrelli è bravo sia a trionfare sui 179 chilometri che nei 258 della Roubaix. In generale per l’assegnazione dei titoli è sono meglio i 260 chilometri. Oltre i 200 cambiano tante cose….”
Maini: “Sono i corridori innanzitutto a fare la gara più della distanza. I cambiamenti di ritmo incidono tantissimo, più del chilometraggio. Sento dire che Alaphilippe, primo per distacco di due Mondiali molto lunghi, sui 180 chilometri non riuscirebbe a compiere imprese e a vincere. In realtà Alaphilippe è un fuoriclasse e vincerebbe su qualunque distanza”.    

Aumenta il numero dei corridori che dopo i due anni tra gli juniores debuttano direttamente nel professionismo in squadre World Tour o Professional. Giusto o sbagliato ?
Manzoni: “C’è chi l’ha fatto con successo come Pozzato ed  Evenepoel. Ma nell’era attuale non tutti sono degli Evenepoel. Io faccio molto riferimento ai miei 3 anni da dilettante nella Mecair in cui sono sempre cresciuto. Per me va bene l’inserimento graduale con attività di una squadra Continental che disputa anche gare coi professionisti oppure trascorrere un paio di anni tra gli under 23. Il passaggio improvviso al professionismo  senza correre da under 23 per molti è un rischio”.
Maini: “Tutto sta nella programmazione: il diciannovenne può gareggiare tra i professionisti : l’importante è che non gli si chieda di ottenere subito dei risultati. Se si fa debuttare tra i prof un atleta proveniente dalla categoria juniores bisogna spiegargli che in corsa deve cercare di migliorare il bagaglio senza preoccuparsi del risultato,  e che in caso di prestazione negativa non succede nulla. E’ cosi che gli si fa del bene; significa  mandarlo a scuola. Dev’essere uno scolaro senza obbligo di risultato importante”.

Dirigereste una squadra femminile?
Manzoni: “Non so se ne sarei all’altezza. Il modo di gareggiare e condurre la vita di una ragazza ciclista bisogna conoscerlo bene per poter dirigere e insegnare. Fare il diesse con le donne è più difficile che gestire un team maschile”.
Maini: “Il movimento femminile è cresciuto molto, la professionalità delle ragazze è aumentata. I risultati si ottengono con tanto impegno anche per loro. Sì, accetterei di dirigerle, sperando di essere all’altezza”.  

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