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CASA DECEUNINCK. LE CERTEZZE DI REMCO, I MUGUGNI DI JOAO
di Francesca Monzone | 21/05/2021 | 07:41

Acque agitate in casa Deceuninck-Quick Step, ma Remco Evenepoel rassicura tutti e dice: «Una giornata negativa può capitare a tutti, sono ad un minuto dal podio e io non mi arrendo».

Così il bravo Remco, ha deciso di rimettere quell’auricolare che aveva tolto sugli sterrati di Montalcino, ammettendo di puntare al podio e non alla vittoria finale. A cambiare gli obiettivi della Deceuninck, ci ha pensato anche Lefevere, il numero uno del team belga che senza troppe remore ha spiegato che Remco è giovane, ma che di corridori come lui se ne vedono veramente pochi nel panorama mondiale. «Remco non vincerà il Giro quest’anno per ovvi motivi – ha spiegato il nmro uno della Deceuninck Quick Step – ma sono fermamente convinto che presto lo vincerà».

Allora torniamo a quel famoso 15 agosto, quando Evenepoel cadde in un dirupo al Giro di Lombardia: per lui frattura del bacino e tanti mesi lontano dalle corse. Il fiammingo è senza dubbio un fuoriclasse, sono i suoi risultati prima dell’incidente a confermarlo, ma forse ripartire con una corsa difficile come il Giro può essere troppo anche per un campione come lui.

Remco è scaltro e dosa le parole, si giustifica e spiega il suo punto di vista. «Una brutta giornata può capitare a tutti, è normale, giusto? Tre mesi fa potevo solo camminare – ha detto il belga - anche se ovviamente sono rimasto deluso dei distacchi, è normale quando perdi due minuti sperando di accusare solo una piccola differenza. Ma niente panico, non sono uno che si arrende solo per questo. Continuerò a lottare per ogni metro di strada».

Evenepoel oggi potrà riposare e recuperare energie importanti in vista dello lo Zoncolan di domani: sarà questa la frazione che ci svelerà dove realmente questo ragazzo potrà arrivare. Quello che per il momento è certo, è che il ventunenne talento non vuole puntare solo a una vittoria di tappa, per lui sarebbe una sconfitta, e cercherà in ogni caso di salire sul podio a Milano. «È difficile correre quando sei a soli due minuti dalla maglia rosa. Sei controllato e non puoi andare liberamente».

Così se Remco non avesse avuto pressioni nel gruppo, allora qualcosa a Montalcino sarebbe forse cambiato. Ma lo stress per lui c’è stato, non perché in gruppo fosse controllato, ma bensì per la consapevolezza che quello sterrato gli stava facendo più male di pensasse. Così ha deciso di togliere l’auricolare e tagliare le comunicazioni con la squadra. Evenepoel su quegli sterrati ha lottato da solo, scegliendo di non voler sentire nessun comando, nessuna incitazione dalla squadra. «Ero così al limite che non volevo sentire i commenti dall’ammiraglia. Non che fossero negativi, stavano solo cercando di motivarmi. Ma non volevo sentire niente. Era diventato tutto troppo per me».

Remco a Montalcino ha vissuto il suo calvario e sul traguardo è arrivato con un ritardo di 5’17” da Schmid. Ma se Evenepoel ha attraversato l’inferno, nella squadra è arrivata anche una doccia gelata per Joao Almeida, che in quella frazione stava bene e voleva andare per la sua strada. Sapeva di non essere più il leader della squadra, ma voleva far vedere che stava bene e che poteva, forse, anche dominare lo sterrato toscano. Così da quell’auricolare che Remco aveva tolto, è partito il comando per Joao di fermarsi e aspettare il suo capitano. Ci sono delle gerarchie che vanno rispettate e Almeida ha dovuto obbedire, voleva conquistare Montalcino, ma è stato costretto ad aspettare Evenepoel. Non sono queste scene nuove, ma senza dubbio fanno male. Almeida è il corridore che può essere sacrificato, ha un contratto in scadenza che non verrà rinnovato, mentre Remco sarà nella corte di Lefevere per altri 6 anni.

«Mi sentivo bene e avevo un ottimo feeling sulla strada - aveva detto il portoghese dopo l’arrivo a Montalcino -: avevo la possibilità di battere i migliori in gara, ma ho dovuto seguire gli ordini che venivano dalla macchina e ho dovuto aspettare Remco. Mi sento deluso? Preferisco tacere piuttosto che dire quello che penso. Imparo qualcosa di nuovo ogni giorno, sempre in un contesto fantastico. Ma il ciclismo è uno sport collettivo e sono i direttori sportivi a decidere». Le parole di Almeida dicono tutto ma, come succede sempre nel ciclismo, sarà la strada a decidere e lo Zoncolan è pronto a dare ad accogliere e giudicare tutti quelli che domani cercheranno di sfidarlo.

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