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NIBALI. «È UN GIRO STRANO, DOBBIAMO NAVIGARE A VISTA»
di Francesca Monzone | 12/10/2020 | 17:50

Il Giro d’Italia in versione autunnale è arrivato al suo primo giorno di riposo. I corridori iniziano a fare un bilancio e Vincenzo Nibali, grande favorito per la vittoria finale, fa un’analisi delle prime 9 tappe, accennando a quello che potrebbe essere il futuro della corsa.

Il maltempo potrebbe condizionare le ultime due settimane di corsa...
«Non è un problema solo per me ma per tutti quelli che affronteranno le prossime tappe. Penso che l’organizzazione abbia già preparato dei piani B e forse anche C, se dovesse esserci la neve e tempo drastico. Anche io ho delle preoccupazioni ma con l’andare avanti dei giorni saremo informati e cercheremo di capire l’andamento del Giro».

Questa incertezza sulle tappe di montagna potrebbe portarvi ad avere un approccio più aggressivo?
«Dipende, non è molto semplice la gestione della corsa: io sono più adatto a salite più lunghe e in mancanza di questo cambierà l’approccio al Giro e in questo caso sia io che altri dovremo essere più aggressivi nelle tappe non di alta montagna».

Potrebbe essere un fattore determinante la resistenza alle basse temperature?
«Sicuramente ed è molto difficile in questo momento e tutti i corridori sono arrivati con pochissima massa grassa e siamo tiratissimi, per tanto abbiamo più sensibilità alle temperature e dobbiamo coprirci molto bene, come anche alimentarci nel modo appropriato, perché con il freddo il dispendio energetico è molto alto».

Arrivano tappe complicate come Tortoreto e Cesenatico, potrebbero essere frazioni adatte a lei?
«Abbiamo fatto tappe nervose, ma non ci sono mai state salite molto lunghe, ad eccezione naturalmente dell’Etna e di Roccaraso. Fino a questo momento il Giro è stato molto tattico. La corsa si valuta giorno dopo giorno e il tatticismo potrebbe sbloccarsi all’improvviso. Attualmente non c’è una vera squadra capace di controllare completamente tutta la corsa».

Prima di Piancavallo ci sarà la cronometro di Valdobbiadene. Lo scorso anno nelle prove contro il tempo per lei le cose erano andate abbastanza bene. Quest’anno come pensa di affrontarle?
«E’ differente rispetto allo scorso anno. Quest’anno abbiamo avuto anche meno prove a cronometro per poterci confrontare e trovare anche il giusto feeling con la bici da crono. Anche nel prologo di Palermo non mi sento di essere andato male, considerando anche le differenze di vento. Io sono partito nel gruppo con Fuglsang e Kruijswijk, che hanno avuto rendimenti più paragonabili alla mia prestazione. A Valdobbiadene avremo una crono più ondulata, con grandi rettilinei dove bisognerà andare di potenza con corridori tipo Ganna che saranno in vantaggio. Io cercherò di difendermi come ho sempre fatto»

Il suo Giro come sta andando?
«Guardando la classifica in questo momento la mia posizione è giusta. Abbiamo fatto un solo arrivo molto importante ed è stato un punto chiave. Ieri era sì impegnativo ma l’andamento era più irregolare e nella salita prima di Roccaraso abbiamo alzato il ritmo, ma nessuno ha cercato di ravvivare la corsa e il tutto si è svolto in un chilometro di sprint, sicuramente conclusione meno adatta alle mie caratteristiche».

Rispetto agli altri Giri che lei ha fatto, questo, quanto è diverso?
«Considerando che stiamo correndo in ottobre, direi che stiamo parlando di un Giro decisamente anomalo. Come nel Tour abbiamo visto tanti primi attori trovare delle difficoltà lo stesso vale anche per il Giro ed è un po' una beffa. Non è semplice programmare tutta una stagione all’improvviso e ritrovarsi con il Giro in ottobre».

La positività al Covid di Yates, l’ha preoccupata?
«Da una parte sicuramente, ma c’è da dire che il Covid ora sembra meno virulento rispetto a inizio anno. Adesso siamo tutti attenti tenendo le distanze e viviamo in una bolla. La positività di Yates è stata molto strana, come anche quella di Ciccone. Spero che Yates possa tornare presto in bici così come ha fatto il nostro Giulio».

Martinelli ha detto che tra lei e Fuglsang alla fine potrebbe sorridere Kelderman. Cosa pensa al riguardo?
«Martinelli è un grandissimo stratega, forse si è concentrato troppo su di me, ma anche io la penso come lui. Non bisogna concentrarsi solo su un corridore e quindi bisogna osservare sia Kelderman che Kruijswijk, anche se quest’ultimo ieri ha perso qualche secondo».

Chi ha visto star meglio tra i suoi avversari?
«E’ difficile fare un confronto ma sicuramente Kelderman è tra quelli che ho visto star meglio tra i miei rivali. Anche sull’Etna ha dimostrato di andar bene e ieri nel finale su uno stappo secco ha dimostrato di essere brillante. Ma anche Fuglsang posso dire che sta abbastanza bene».

Pensa che Almeida possa essere un avversario pericoloso fino a Milano?
«Non lo so questo. Posso dire che sta correndo bene ma che nessuno lo conosce veramente e si sta scoprendo lui stesso. Credo che neanche lui sappia dove potrà arrivare, in futuro ne sentiremo parlare».

Senza la Ineos a controllare la corsa, dovrebbero esserci più azioni inaspettate e imprevedibili?
«Non sono pienamente d’accordo, il percorso del Giro d’Italia offre dinamiche diverse con un percorso più nervoso. In Francia ci sono più rettilinei e percorsi diversi. Ieri abbiamo fatto molte salite ed è stato difficile chiudere su tutti. Quando è andata via la fuga comunque non c’è stata nessuna squadra che ha veramente preso in mano la situazione, il gruppo un po’ si è addormentato».

Ieri ha perso qualcosa, quanto ha pesato il freddo e il fatto di essersi tolto la mantellina?
«Ho perso qualcosa nello strappo finale, ma nella parte dentro il paese a 9 chilometri dal traguardo ho tolto la mantellina e ho sbagliato. La massa magra è molto bassa e il freddo si è fatto sentire nella discesa. Gli altri hanno tolto la mantellina più avanti. Ma penso che ad incidere sia stato il fatto che quella salita non fosse adatta alle mie caratteristiche».

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