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GROENEWEGEN. L'INCIDENTE, LE COLPE E LA LUNGA STRADA PER IL RECUPERO DELL'UOMO
di Francesca Monzone | 27/12/2020 | 08:30

Questi mesi per Dylan Groenewegen sono passati lentamente. Da una parte c’era Fabio Jakobsen, il suo tragico incidente e la paura per una vita appesa ad un filo sottile. Dall’altra parte il dramma di chi aveva innescato tutto ovvero Dylan Groenewegen. A partire da quel 5 agosto due vite sono cambiate, quelle di due corridori, due connazionali, due olandesi che lottavano per la stessa vittoria in Polonia.

Per la scorrettezza di uno, l’esistenza di entrambi è cambiata e ora, ognuno sulla propria strada, stanno cercando di ricostruirsi. Groenewegen, che nella caduta da lui provocata si è procurato quattro fratture alla spalla, si è raccontato in una toccante l’intervista rilasciata a NOS Sport, emittente tv olandese, che verrà utilizzata per un libro.

La Jumbo-Visma, che aveva sospeso il corridore subito dopo l’incidente, non ha mai lasciato solo l’uomo, consapevole del fatto che anche Groenewegen stava vivendo il proprio dramma.

Le immagini di quella intervista non lasciano dubbi. Gli occhi sono spenti, i silenzi sono lunghi e si ripetono, fino al pianto, che costringe giornalista ed operatore a fermarsi. Sono immagini strazianti, che nei giorni dopo l’incidente non avevano avuto un peso, ma che riviste oggi mettono in mostra tutta la disperazione di Groenewegen, consapevole fin da subito di quanto accaduto.

Certamente quel gesto non avrebbe dovuto farlo, non avrebbe dovuto spingere un altro corridore contro le transenne, ma indietro non si può tornare e a Groenewegen è toccata la croce dell’attesa, che finirà solo quando Fabio Jakobsen riuscirà a pronunciare le parole del perdono. «Ho sbagliato, ho fatto qualcosa che non era permesso in corsa, ma non volevo far del male a Fabio o ad altri corridori». L’olandese continua a ripetere queste parole come se fosse entrato in un loop, senza avere la possibilità di uscire.

Le lacrime interrompono le parole e il silenzio, per poi ripartire con altre frasi, che continuerà a ripetere fino al termine dell’intervista. «Ho pensato solo a Fabio e alla sua famiglia e spero che si riprenda presto. Mi dispiace non volevo, ho sbagliato, lo so che ho sbagliato».

La Jumbo Visma, consapevole di quanto poteva accadere nella testa del corridore, ha deciso di utilizzare il supporto psicologico di uno specialista e al tempo stesso staff e colleghi non hanno mai lasciato solo il compagno. Anche il giorno di Natale, il corridore ha ricevuto la visita di alcuni membri della squadra. Quasi ogni giorno Groenewegen riceve visite, perché nonostante l’errore e la condanna, anche lui deve ricostruirsi e lasciarsi alle spalle quanto accaduto.
Per mesi Dylan non ha toccato la sua bici, non serviva, era sospeso in attesa di una decisione da parte dell’UCI che in novembre ha comunicato il proprio verdetto: 9 mesi di sospensione, fino al 7 maggio 2021.

Il corridore della Jumbo-Visma non pedalava perché non era più capace di farlo, perché nella sua testa continuavano a girare le immagini di quel 5 agosto, quando vide correre i compagni di Jakobsen verso le transenne e capì che era successo qualcosa di grave. Dopo l’ufficializzazione della sospensione Groenewegen ha spiegato di ritenere la squalifica giusta e chiarendo che avere una data certa di rientro lo avrebbe aiutato nel proprio percorso.

Dylan si è sempre tenuto informato sullo stato di Fabio e sul suo recupero, chiedendo più volte di incontrare il collega: ad oggi per lui il perdono non è ancora arrivato e non esiste una data per questo incontro tanto desiderato. Jakobsen è stato chiaro: «Dylan mi ha cercato più volte, ma io non sono ancora pronto».

Per entrambi la vita sta andando avanti: Fabio è tornato in bici, ma dovrà lavorare molto e aspettare ancora molti mesi prima di rientrare alle corse. Dylan invece tra non molto diventerà padre per la prima volta: la sua compagna Nine è in attesa del loro primo figlio, che dovrebbe nascere a febbraio. Una gravidanza tra l’altro piuttosto complicata: poco prima di Natale, Nine è stata ricoverata in ospedale per contrazioni, ma erano solo 29 le settimane di gravidanza, troppo presto per dare alla luce un bambino.

Dylan non si è dato per vinto: nonostante una nuova situazione difficile da affrontare, ha deciso di fare qualcosa di positivo, ha comprato un anello e in ospedale, in ginocchio ha chiesto alla sua Nine di sposarlo. La proposta è stata accettata e il matrimonio verrà celebrato dopo la nascita del bambino.

L’allarme per la salute di mamma e nascituro è rientrato, ma per Groenewegen resta ancora un conto aperto con il passato, un conto che per il momento non può essere chiuso. Dylan continua ad andare avanti nel suo percorso di elaborazione che dovrà portarlo fino alle corse. Perché la seconda prova più difficile Groenewegen la affronterà quando tornerà in corsa, quando nuovamente si troverà sulla linea del traguardo ad alta velocità in mezzo ad altri corridori. Le paure ci sono e sono tante, da quella di sbagliare a quella di di essere nuovamente giudicato e condannato. In casa Jumbo Visma si sta lavorando sul recupero dell’uomo ma la certezza del risultato la si avrà solo quando Dylan Groenewegen tornerà a misurarsi in una volata.

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