Ha una bicicletta di Gino Bartali. Ginettaccio l’aveva lasciata da un ciclista, a Cortina, per farla aggiustare. Poi non era più andato a ritirarla. Così la bicicletta era rimasta lì, in surplace, come un pegno o un’eredità, una scultura o un monumento. Finché, liberata dalla forzata sosta, la bicicletta di Gino Bartali è passata di mano in mano, di piede in piede, e ha ricominciato a vivere. E adesso – gialla, lucida, appesa – appare pronta per essere ammirata.
Giacomo “Jack” Bassani ha, in casa, a Feltre, una cinquantina di biciclette. Quelle sue e quelle, ereditate, dal fratello Massimo, compresa quella bicicletta di Gino Bartali. E poi maglie di lana e di acrilico (anche quella di Urs Freuler), cappellini e berrettini, sacchetti dei rifornimenti e numeri dorsali, figurine e cartoline, fotografie e lettere, quotidiani e riviste, libri ed enciclopedie, autografi e borracce. Un patrimonio ciclistico che potrebbe, da solo, riempire un museo. La figurina di Fausto Coppi e quella di Fiorenzo Magni, la cartolina di Pippo Fallarini e quella di Jean Robic, l’autografo di Pietro Campagnari e quello di Ercole Baldini, un poster di Gastone Nencini e un manifestino del Giro del Piave, una Colnago bianca immacolata da cronometro con ruota lenticolare posteriore e una Liotto da corsa con due forcellini al posto del tubo piantone.
Per Bassani questo patrimonio a due ruote è anche un viaggio nella memoria. “Tutto cominciò con mio padre Attilio, muratore emigrato in Francia, a Nizza, e con mio zio Luigi ‘Gino’ Boschet, minatore in Belgio, a Charleroi e a Marcinelle, e sopravvissuto alla tragedia della miniera per un cambio di turno. Appassionati di ciclismo, ci trasmisero la loro passione, e anche le loro biciclette. Lo zio Gino fu campione italiano fra gli emigranti all’estero”.
Ecco una Busana, artigiano e poi pittore di Trichiana. Ecco una Biciverde, marchio studiato per gli ecologisti. Ecco una Cicli Piave, lo stesso colore verde acqua della Bianchi, la prima bici di Giacomo. Ecco la Bottecchia, una 22, che apparteneva a Jeremy, il figlio di Giacomo. Ecco un’Aurora, costruita a Vittorio Veneto. Ecco una Legnano che lo zio Gino usò per un’Eroica (tant’è che il numero di gara è ancora allacciato al telaio). Ecco una Corradini da città, fatta a Trento. Ecco una Dalla Rosa e una Sanvido, il primo crea a Feltre, l’altro nella vicina Cesiomaggiore.
Anche Giacomo Bassani ha gareggiato: nella rassegna-stampa i ritagli di articoli che inneggiano alle sue vittorie, “mette tutti nel sacco” e “una volata galeotta”. “La bicicletta mi è stata amica e compagna”, spiega. La bici lo ha aiutato anche a vincere dal 2006 al 2016 tutti i campionati italiani di ballo liscio, ballo da sala, combinata sei balli e danze standard, e due titoli mondiali nel 2011 e nel 2013, e una Coppa del mondo nel 2012 nel ballo liscio e nel ballo da sala, gareggiando come professionista Anmb (Associazione nazionale maestri di ballo) e come competitore internazionale della Wdc (World dance council), con la moglie Mansueta, anche lei appassionata di ciclismo. Fisico da scalatore, “Jack” dirige, insieme alla moglie, una scuola di ballo, Roland’s and Sissy, e continua a danzare anche sui pedali.
E questo patrimonio ciclistico? Un’idea c’è. Prestarne, almeno una piccola parte, alla Biblioteca della bicicletta che il Comune di Feltre sta allestendo nel Palazzo Borgasio in collaborazione con la Biblioteca della bicicletta Lucos Cozza di Roma. Per mostrarlo, per valorizzarlo, per condividerlo, per fruirne. Perché non rimanga in surplace come quella antica bicicletta gialla firmata Gino Bartali.
Marco Pastonesi