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ELEZIONI FEDERALI. SGALLA: «LE MIE PROPOSTE PER UN CICLISMO NUOVO PIU' SICURO»
di Roberto Sgalla | 05/12/2024 | 08:18

Roberto Sgalla non sarà tra i candidati alla presidenza della Federazione ma vuol portare il proprio contributo al dibattito e alla Federazione che sarà. Per questo ha inviato ai tre sfidanti - Isetti, Martinello e Secchi - dell'attuale presidente Dagnoni una lettera aperta. Ve la proponiamo perché apre ampi fronti di dibattito.

Cari Amici, alcuni mesi fa avevo manifestato la volontà di candidarmi alla Presidenza della FCI, con l’obiettivo di portare un contributo su alcuni aspetti della vita della Federazione che conosco bene, non fosse altro perché me ne sono occupato per lunghissimi anni: la sicurezza stradale, la riforma del Codice della Strada, il tema del ruolo delle figure responsabili della sicurezza durante le competizioni e, infine, l’organizzazione delle manifestazioni sportive.
Alla luce della valutazione che ho fatto, partendo dagli impegni professionali e personali che non mi permettono di fare una campagna elettorale analogamente a chi correrà per la Presidenza e – permettetemi di dire – per non correre il rischio di favorire chi del motto “divide et impera” potrebbe giovarsi, ho ritenuto di affidare a questo documento i miei intenti, nella speranza che tra i contendenti dell’attuale Presidente ci sia qualcuno che faccia sue le mie idee e proposte, nei modi e nelle forme che riterrà.
Tralascio tutti gli elementi di carattere personale che mi hanno riguardato nell’estromissione alla guida della Presidenza della Commissione Direttori di corsa e sicurezza. Non ho nulla da recriminare, se non per un aspetto che per me è dirimente: a tutt’oggi non ho ricevuto nessuna telefonata o documento che mi comunicasse la scelta del Presidente (ratificata da un Consiglio che non si è posto nemmeno l’esigenza di sentirmi). Purtroppo, “il coraggio, – diceva don Abbondio – uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare”.
Passiamo al merito. Per gli anni che ho esercitato il mandato di Presidente della CNDCS, insieme a validi colleghi, ho provato a dare dignità, professionalità e ruolo ai direttori di corsa e a tutte le figure coinvolte nel meccanismo della sicurezza nelle gare.
Ho, con orgoglio, contribuito a fare emanare il Disciplinare, norma dello Stato, anche se di rango inferiore, che definisce bene la figura del direttore di corsa. Siamo l’unica nazione dove questo “professionista” è ben delineato e con responsabilità individuate.
Al di là del fatto che il Presidente della FCI più volte aveva annunciato che avrebbe fatto abolire o modificare il Disciplinare; ricordo a me stesso che le uniche “modifiche migliorative” apportate sono il frutto del primo Convegno che organizzammo a Riccione come Commissione, insieme alla Commissione Giudici di gara.
Il Disciplinare è vigente e non mi risultano iniziative diverse da quelle qui raccontate.
Per “aiutare il processo di crescita di queste figure”, l’attuale Presidente si è adoperato per abbassare il titolo di studio, richiesto per esercitare la funzione di direttore di corsa internazionale e professionistico, a livello di scuola secondaria di primo grado (cioè la terza media). Sicuramente a nessuno sfugge che più si abbassa il livello del titolo di studio richiesto, più si spinge verso il basso tutta la categoria.
Oggi, il mondo del lavoro chiede il diploma di scuola media superiore per quasi tutte le professionalità. Pertanto, una prima proposta è ridare dignità e ruolo ai direttori di corsa e alle altre figure (es. per le scorte tecniche, riprendere la riflessione per qualificarli ausiliari della strada) anche per riequilibrare la loro posizione che negli ultimi tempi corre il rischio di essere retrocessa rispetto al pur importante ruolo del giudice.
Seconda proposta: riguarda tutto il versante della sicurezza stradale e del nuovo Codice della Strada. Si potrebbe dire, parafrasando una famosa frase calcistica, che “non abbiamo toccato palla” o, per stare in gergo ciclistico non siamo stati in grado nemmeno di “tenere la ruota”. Com’è noto è stata approvata una consistente modifica a una parte del CdS. Inoltre, si sta approvando la delega per il riordino complessivo del CdS.
Che ruolo ha giocato la FCI? Siamo effettivamente d’accordo che la Federazione debba interessarsi di questi temi? Se ritenessimo che la FCI debba occuparsi solo di agonismo, mi fermerei qui.
Se invece, come io credo e auspico, la Federazione deve essere un importante soggetto politico sul versante della sicurezza e mobilità in bici e avere un fondamentale peso politico per raggiungere importanti obiettivi, dobbiamo attrezzarci affinché possiamo essere all’altezza della sfida e non essere “insignificanti”, come lo siamo stati rispetto ad altre associazioni che hanno svolto un chiaro e importante ruolo.
Il Presidente ha incontrato il Ministro dell’Interno Piantedosi, risultato: “una fotoricordo”. Speravo che almeno gli chiedesse l’emanazione di una circolare per disciplinare in modo omogeneo le ordinanze di sospensione, che i prefetti svolgessero un ruolo di coordinamento nei confronti degli enti locali (almeno a legislazione invariata) attraverso appositi tavoli e convocazione di conferenze di servizi. Niente!
È stato audito dalla Commissione parlamentare. Ha presentato un documento organico? Faccio alcuni esempi delle problematiche più urgenti.
Il ciclismo nel suo insieme ha bisogno di precisare bene la tipologia delle bici, il loro equipaggiamento (abbiamo ancora la norma che obbligherebbe le bici da corsa ad avere il campanello e le luci: su quest’ultimo aspetto, almeno in allenamento le lascerei, precisando bene le caratteristiche). Dove la bici deve transitare? tutti sulle ciclabili, là dove ci sono? anche i professionisti quando si allenano? Il tema dell’obbligatorietà del casco.
Come vedete si poteva e si doveva raggiungere almeno questi minimi obiettivi.
Terza proposta: la modifica dell’art.9 CdS. Come tutti sanno, questo articolo ha subito un’importante modifica, grazie al mio contributo, ma solo per le gare a tappe. Sanno bene, invece, gli organizzatori delle gare di una giornata quali forche caudine devono attraversare per poter organizzarle.
Quarta proposta: la modifica dell’art. 33 Cost. L’art. 33 della Costituzione è stato modificato, oggi non parla solo di “sport”, ovvero di competizioni agonistiche, ma proclama il “diritto a praticare attività sportiva”.
Come per tutti i diritti costituzionali, le istituzioni centrali e locali hanno l’obbligo di rimuovere gli ostacoli che ne impediscono la piena realizzazione e di  promuovere la piena attuazione del diritto stesso.
Mi rendo conto che per la FCI questa modifica è passata del tutto inosservata, credo anche “sconoscendone” il contenuto e quello che avrebbe potuto e dovuto fare, a valle delle norme, in termini di richiamo delle istituzioni (penso al Ministero dell’Interno, all’ANCI, al Ministero dello Sport) per avviare tavoli di confronto e concertazione per modificare l’art. 9 del CdS, le procedure per la concessione delle autorizzazioni e delle ordinanze di sospensione della circolazione, per favorire, in poche parole, il diritto a praticare l’attività sportiva.
C’è sempre tempo per recuperare e mi auguro che il nuovo presidente prenda in mano la norma costituzionale e avvii i necessari percorsi per rendere effettivo il nuovo dettato costituzionale.
Per tutto questo, da tempo propongo di “convocare” gli “Stati generali della sicurezza e della mobilità in bicicletta”. Lo avevo fatto con l’attuale Presidente, senza nessuna risposta (l’ACSI ha fatto sua l’idea e ha realizzato un dignitoso evento). Ipotizzo un momento alto in cui la Federazione si candidi a essere un vero “soggetto politico” in grado di confrontarsi con il Governo e con le Istituzioni per ribadire la centralità nelle politiche della mobilità e della
sicurezza in bici nelle sue varie articolazioni.
Nei quattro anni il nostro ruolo si è limitato, come ho prima affermato, a una “foto opportunity” con il Ministro Piantedosi, un’audizione alla Commissione parlamentare che discuteva le modifiche al CdS, di cui non abbiamo saputo i contenuti, e un documento “raffazzonato” dopo la reprimenda di Antonelli al comitato regionale dell’Emilia-Romagna; un taglia-e-incolla superficiale anche nei contenuti, non discusso con nessuno, che non si può nemmeno considerare una bottiglia gettata in un oceano, ma un atto inutile.
Potremmo dire in modo sintetico, nulla è pervenuto su questo fronte. Premesso ciò, e non volendo continuare nelle doglianze di una assoluta assenza di ruoli e di strategia politica, per aiutare gli organizzatori e rendere più agevole il loro arduo ruolo, per incrementare la sicurezza per chi va in bici visto l’altissimo numero di decessi (ben 212 nel 2023 – fonte ISTAT), intendo affidare a questo documento le mie idee e proposte, chiedendo al candidato che vorrà farsi carico di includerle nel proprio programma elettorale.
Da parte mia sono disponibile a dare una mano a chi sposerà queste idee, provando a dare più forza e gambe alle stesse proposte, disponibile ad assumermi gli impegni che il candidato Presidente riterrà di propormi.
Roberto Sgalla

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