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MARCELLO MASSINI, IL DIESSE-LEGGENDA DEL CICLISMO GIOVANILE TOSCANO
di Stefano Fiori | 28/04/2021 | 07:57

Nell'ottobre del 2022 gli anni saranno ottanta, ma a  le molte primavere non sembrano pesare affatto sulle solide spalle di Marcello Massini, ex-ciclista, ex diesse da leggenda del ciclismo toscano con tante belle storie da raccontare. Nato e vissuto nello storico borgo di Santa Maria a Monte, da questa collinetta della provincia di Pisa che, tra gli altri, ospitò Carducci e Galilei, tutto è iniziato come lui stesso ci dice.

«In famiglia non si navigava certo nell'oro, mio padre aveva un cavallo con annesso barroccio e andava in giro nelle nostre zone a vendere la legna. Così potete immaginare che quando un amico mi convinse a inforcare una bici da corsa, in casa non tutti furono contenti. Comunque nel 1959 fui tesserato come Allievo dal GS Santa Croce ed eravamo appena in due in squadra. Rimasi lì altri due anni  , con diesse Domenico Cambi e da dilettante, nel 1961 vinsi una bella gara a Castagneto Carducci prima di trasferirmi alla Lastrense-Gizac diretta da Bruno Bartoli. Nel 1963 passai alla Monsummanese e quindi, anche a causa del servizio militare, abbandonai le gare dopo una breve parentesi con l'Alfa Cure. Vinsi poco, ma bisogna considerare che i miei avversari si chiamavano Bitossi, Poggiali, Mugnaini, Grassi, per limitarsi alla Toscana...».

Quando avvenne invece il debutto come diesse?
«Ero rimasto nell'ambiente, così quando in paese decisero di fondare un club ciclistico e successivamente di dare vita a una squadra per Esordienti - il GS San Sebastiano, una frazione del Comune di Santa Maria a Monte - fui subito interpellato. Accettai senza esitazioni, si era nel 1971 e il ciclismo toscano era in pieno fermento, soprattutto a livello giovanile. Poi non fu difficile per me ottenere il tesserino di tecnico del ciclismo, fu sufficiente recarmi due/tre volte al Comitato FCI Toscano di Firenze, oggi è molto più impegnativo conseguire questa qualifica».

Furono dei debutti difficili?
«Non direi. Nel 1973 vincemmo il campionato italiano Esordienti ad Avezzano, il paese di Taccone, con Massimo Biesi che precedette addirittura Cesare Cipollini Col passsare degli anni svolsi  attività negli Allievi, poi tra gli Juniores dal 1979 al 1981 con sponsor la Divo Confezioni, una ditta di abbigliamento locale, che grazie ad atleti validi come Alessandro Giannelli, Galleschi e Ricci inanellò 22 vittorie in una sola stagione».

Nel 1982 avvenne il debutto tra i dilettanti?
«Sì e fu l'avvio di un nuovo, assai gratificante periodo della mia carriera come diesse. Sempre Divo, poi Magniflex, Grassi, Cargo-Compass e altri club di primissimo livello, con tante soddifazioni e circa 500 vittorie in totale, mentre il record in una sola stagione fu di 40 affermazioni con la Grassi».

Mancano i nomi dei ragazzi approdati al professionismo.
«Difficile ricordarli tutti, basta citare Bartoli, Bettini, Nocentini, Tafi  Lelli, Balducci, Guidi, Galleschi, Giannelli, Selvaggi, Sabatini, Bettiol e molti altri, ultimo della serie il siciliano Fiorelli che sta facendosi onore  Però ho anche provato dispiacere per chi non ce l'ha fatta.».

Ad esempio?
“Thomas Pinaglia, il siciliano Giovanni Scatà e il pistoiese Riccardo Biagini. In particolar modo Biagini è stato sette anni con me e avrebbe strameritato il passaggio tra i Pro, essendosi dimostrato atleta completo e grintoso. Purtroppo nessuno gli ha offerto una chance e fa rabbia avere visto diventare Professionisti atleti molto meno forti di lui».

Dopo 49 anni di attività Massini ha appeso... l'ammiraglia al chiodo: ma ora cosa fa per ingannare il tempo?
«Mi godo la famiglia, insieme a mia moglie Vera, che per me è stata insostituibile avendomi sopportato e supportato. Poi ci sono i nostri figli, Romina e Davide, che ha tentato senza fortuna di diventare ciclista».

Nessun rimpianto per non avere diretto team Professionistici?
«Assolutamente no, a me piace lavorare con i giovani, indirizzarli e formarli. Poi parallelamente al ruolo di diesse ho sempre svolto la mia attività legata ai videogiochi, che mi ha permesso di vivere bene».

La vittoria che ricorda con più piacere?
«Sono due, quella di Bartoli nel campionato toscano 1990 con arrivo a Santa Maria a Monte e il successo di Giannelli nella Bologna-Raticosa 1982».

La gara che più le piaceva?
«La Firenze-Viareggio, percorso e atmosfera senza pari, ma non sono mai riuscita a vincerla con i miei ragazzi».

Da quasi ottantenne ha ricevuto il vaccino anti covid?
«Sì, l'AstraZeneca e proprio in questi giorni, tutto OK».

Nessun timore per questo vaccino così chiacchierato?
«Assolutamente no, credo che, almeno per ora, lassù non abbiano bisogno di uno come me che guidi un'ammiraglia con delle bici sopra... Parlando seriamente ritengo che tutti debbano vaccinarsi».

BARTOLI E BALDUCCI: DUE MASSINI-BOYS
Michele Bartoli ci racconta di un Massini poco conosciuto: «Marcello aveva il chiodo fisso della masticazione e nei periodi invernali ci spediva da un dentista di Firenze, il dottor Mineo, per farci eliminare quei problemi che, secondo lui, avrebbero danneggiato le nostre prestazioni sportive. Alla fine anch'io dovetti farmi limare alcuni denti. Ricordo anche quando lo feci arrabbiare parecchio. Io, Tamburini e Marchesini eravamo militari a Bologna e un fine settimana lasciammo la caserma, in libera uscita, per l'appuntamento fissato alle 19 all'Hotel Quisisana di Vada, dove Marcello ci attendeva per un raduno. Fatto sta che effettuammo una... deviazione per raggiungere le fidanzate e arrivammo a Vada verso mezzanotte, con Marcello che fumava dalla rabbia. Non racconto cosa ci disse».

Gabriele Balducci abita a poco più di un chilometro da casa Massini e si considera quasi un figlio di Marcello.«Sì, Marcello è stato ed è tuttora il mio faro nello sport e nella vita. Come diesse è una specie di Alfredo Martini dei dilettanti, anche se il carattere di questi due immensi tecnici era differente. Alfredo, del quale sono stato accompagnatore in nazionale per vari anni, era più diplomatico, mentre Marcello è più diretto, non le manda mai a dire...Noi lo soprannominammo Baffo. Di lui ho solo bei ricordi: nel '95 volevo smettere con la bici, lui mi prese da parte e mi disse "proviamo a fare il corridore come si deve fino a fine giugno, poi si vedrà” E da lì ricominciò la mia carrera, fino ad ottenere una quindicina di vittorie tra i Professionistiı».

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