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MOBILITA' A DUE RUOTE, L'ITALIA E' SPACCATA IN DUE
di Paolo Broggi | 21/01/2020 | 07:39

L’Italia si muove sempre di più su due ruote, i comuni si stanno adoperando in tal senso ma i numeri restano ancora bassi e il lavoro da fare ancora molto. Ne abbiamo avuto prova ieri dalla presentazione del report Focus 2R realizzato da AmbienteItalia per Ancma e Lega Ambiente. 

In particolare, per nostra specificità, vogliamo puntare l’attenzione sulle due ruote a pedale e scoprire i numeri di un report realizzato con alcuni punti chiave: accessibilità a corsie e mezzi del trasporto pubblico, disponibilità di parcheggi, bike e scooter sharing, sicurezza e incentivi.

I dati analizzati e presentati nel rapporto sono stati raccolti attraverso un apposito questionario, predisposto da ANCMA e Ambiente Italia, dedicato a mobilità e infrastrutture per cicli e motocicli, inviato in collaborazione con Legambiente a 104 comuni capoluoghi di provincia italiani insieme all’annuale questionario Ecosistema Urbano.

I dati su bici e scooter sharing sono stati raccolti ed elaborati in collaborazione con l'Osservatorio Nazionale sulla Sharing Mobility: 85 comuni capoluogo hanno risposto al questionario 2019 (con dati aggiornati al 2018), mentre per altri 11 sono disponibili i dati 2017. Ben sei comuni (Caserta, Catania, Pescara, Siena, Teramo, Vibo Valentia) non hanno fornito dati negli ultimi due anni, mentre per Isernia e Viterbo non sono disponibili informazioni. Diciannove comuni su 104 sono una festa sostanziosa e la mancanza di dati aggiornati finisce evidentemente per condizionare il quadro generale.

I NUMERI. Le città del Nord e in parte quelle del Centro Nord guidano la classifica delle infrastrutture per la ciclabilità e si avvicinano in questo campo alle eccellenze europee. In crescita, all’interno di questo dato l’accesso dei permessi alle biciclette di utilizzare le corsie riservate in 22 città (20 nel 2017) e, in modo parziale, in altri 16 comuni. Nel 58% dei comuni è consentito il trasporto di biciclette sui mezzi pubblici. Nel 24% dei casi il trasporto può avvenire su tutte le linee.

I PARCHEGGI. Forniscono informazioni sul numero di parcheggi per le biciclette il 50% dei rispondenti. Si scende al 33% se consideriamo anche la percentuale dei parcheggi per le biciclette sul totale dei parcheggi disponibili. Dodici città (una in meno rispetto al 2017) dichiarano di non avere nessuno stallo dedicato alle biciclette o una quantità inferiore all’1% dei parcheggi esistenti; 10 città si collocano tra il 2% e il 10%, 6 città hanno valori superiori al 20%. Il 74% dei comuni (uno in più rispetto al 2017) ha allestito postazioni di interscambio bici in tutte (56%) o almeno una stazione ferroviaria, mentre il 26% ne è ancora sprovvisto. In questa classifica è Firenze a detenere la leadership davanti a Bologna, Venezia e Ferrara. Anche in questo caso il Paese si presenta spaccato in due con dati nettamente differenti fra Nord e Sud.

BIKE SHARING. Il servizio è presente nel 57% delle città ed è in crescita il numero delle biciclette a pedalata assistita. A Milano sono presenti più di 16.000 biciclette, a Torino e Firenze oltre 4.000, mentre Bologna e Rimini si collocano tra 2.300 e 2.400. In tutti questi comuni (con l’eccezione di Rimini) si superano i 100.000 abbonati e il milione di prelievi annui (che raggiungono 6,6 milioni a Milano). Complessivamente, 13 città hanno un servizio di bike sharing con più di 200 biciclette e 17 città con più di 1.000 abbonati. In 15 comuni vi sono meno di 50 bici disponibili, ma un numero di abbonati che varia da poche decine a più di 500.

Sono 12 i comuni che hanno introdotto un servizio free flow (si può lasciare la bicicletta dove si vuole e non in solo in postazioni obbligate): la diffusione di questo servizio rimane confinata nei comuni del nord con l’eccezione di Firenze. Ci sono proposte di rifessione su questo servizio, come ha sottolineato il segretario generale di Anci Lombardia Rinaldo Redaelli: «A molti non piace l’idea di trovare biciclette o motociclette parcheggiate ovunque, per questo so che diversi comuni sono restii ad adottare questo sistema». Servizi station-based sono presenti anche nelle regioni meridionali, ma solo con servizi inferiori alle 100 biciclette.

SICUREZZA. Il 56% dei comuni considera una alta priorità il miglioramento della sicurezza per i ciclisti, molto più di quanto consideri quella per i motociclisti (e non si capisce bene il perché...). Si registra, da parte delle pubbliche amministrazioni, un aumento di attenzione alla sicurezza della circolazione delle bici nei due principali strumenti di pianificazione della mobilità urbana (PUM e PGTU).

Il 56% dei comuni considera il miglioramento della sicurezza delle biciclette una priorità molto alta (30%) o alta (26%), mentre soltanto il 28% non considera questo tema una priorità.

«Il 2019 si è chiuso con un mercato in crescita dal punto di vista dei cicli e motocicli, motivo per cui un maggiore interesse nei confronti di questo tipo di mobilità, soprattutto da parte dei comuni, diventa fondamentale - ha commentato Paolo Magri, presidente di Confindustria Ancma -. Ci attendiamo un aumento dell’utilizzo di nuovi strumenti di mobilità, come i monopattini elettrici, che al pari delle due ruote, offrono soluzioni efficaci al bisogno di mobilità, ma guai ad equipararli alle biciclette come è stato fatto».

Proprio sui monopattini si sono incentrati in particolare gli interventi delgi amministratori presenti e quello del sottosegretario al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti Roberto Traversi: «Questo tipo di mezzi richiede un’attenzione specifica alle regole di utilizzo e alle ricadute in termini di sicurezza. Anche io chiedo regole sulla nuova mobilità. Secondo me l’emendamento proposto a fine anno ha inciso in maniera forte rispetto a un percorso ordinato che si stava facendo e questo ha scardinato quanto di buono aveva fatto Toninelli. Non si può modificare un settore di questo tipo a colpi di emendamenti, ma serve un processo più organico. Già nel Milleproroghe verrà presentato qualcosa di diverso e poi andremo a definire una regola più chiara».

«Penso che il monopattino sia una soluzione utile per la mobilità urbana, soprattutto per città congestionata come la nostra - ha aggiunto l’assessore milanese alla Mobilità Marco Granelli -. E’ una soluzione valida soprattutto in chiave di interscambio con altri mezzi pubblici. Certo va utilizzato con la testa, sia a livello di circolazione, che nel caso dello sharing, per la sosta. Per questo abbiamo scelto di porre un tetto al numero di monopattini in sharing in città, che non potranno essere più di 2.250». Infine Granelli si fatto portavoce di una richiesta: «Non si possono lasciare i comuni da soli e bisogna evitare continui cambiamenti di norme su questi argomenti. Rappresentanti dei comuni e ministero si siedano attorno ad un tavolo ed arrivino a delle soluzione il più possibile condivise».

INCENTIVI. Qui si entra in un terreno minato, in quanto i comuni sono alle prese con evidenti problemi di cassa, quelli che hanno disponibilità si trovano bloccati dalla legge di stabilità e non possono spendere, quindi la situazione è chiaramente complessa, ma qualcosa si muove. Dai dati del Forum di evince come nel triennio 2016-2018 L’Aquila, Modena e Treviso hanno incentivato le biciclette a pedalata assistita in tutti e tre gli anni, mentre Asti, Bologna, Gorizia e Vicenza due anni su tre. Asti e Monza sono le uniche due città ad aver finanziato anche le bici tradizionali per almeno due anni.

PEDALATA ASSISTITA. Un fenomeno in netta crescita, quello delle biciclette a pedalata assistita, ma nelle nostre città non è sempre facile trovare il punto di ricarica. L’esistenza di punti di ricarica accessibili alle bici a pedalata assistita non sempre è un’informazione a conoscenza delle pubbliche amministrazioni: solo 63 comuni forniscono una risposta a riguardo e il 16% di coloro che rispondono in modo affermativo non fornisce dati sul numero esatto di colonnine. Il 40% dei comuni dichiara di avere almeno un punto di ricarica sul proprio territorio (era 39% nel 2017). Il 96% dei 777 punti di ricarica censiti sono pubblici ma la maggior parte di questi si concentra in poche città, in particolare Trento e Padova che, insieme, contano quasi l’80% del totale, rispettivamente 284 e 336. Di contro, 13 comuni su 25 non superano i 5 punti di ricarica, un numero che gli analisti considerano praticamente uguale a zero.

Con bici assistite o no, per cambiare davvero le abitudini di mobilità di strada da fare ce n’è davvero tanta e altrettante sono - alla luce di questo Report - le domande che restano senza risposta. 

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