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I VOTI DI STAGI. GENIEZ E HERRADA GENIALI, MA ANCHE L'OMINO IN NERO DELLA VUELTA
di Pier Augusto Stagi | 06/09/2018 | 18:05

Alexander GENIEZ. 10. Un galletto in Galizia. Vince con una volata di forza il francesino della Ag2r. Una volata tutt’altro che banale, come del resto la tappa, che anche oggi viene corsa a tutta, dall’inizio alla fine, e non era certo una passeggiata. Lui, il galletto, non fa il gallo ma si nasconde come un pulcino nella pancia dei 18 che vanno in fuga, e non si fanno più impallinare da nessuno. Vince una gran bella tappa, con una volata di testa e di gambe, che lo porta a tre vittorie alla Vuelta, la 14° in carriera. Sono numeri, dopo un numero: di alta scuola.

Dylan VAN BAARLE. 8. Gli manca poco per portarsi a casa la vittoria di tappa, gli manca pochissimo per andare al creatore, visto che dopo la volata impatta violentemente contro un ometto di nero vestito con tanto di occhiali (addetto dell’organizzazione: addetto al controllo dei fotografi?) - sorpreso da una corsa ciclistica che dicono possa chiamarsi Vuelta -. Lui corre sereno sul rettilineo d’arrivo in piena volata. La botta è pazzesca. Prima l’impatto dell’intruso con Geniez, poi con lo sfortunatissimo corridore Sky, che si rialza barcollante per prendere la via del motorhome. Dell’incauto signore non si hanno notizie: gli auguro ogni bene, ma forse è il caso di lasciarlo a casa. Lontano da tutti a da tutto: non si sa mai. Voto alla Vuelta 2 (le transenne di plastica non regolamentari gridano vendetta).

Mark PADUN. 8. Gli apparecchia la tavola un certo Vincenzo Nibali, che parte e mette tutti in fila, poi una volta ripreso il siculo parte il 22enne ucraino del Bahrain, che alla fine sarà terzo. Grande prova, grande gara: è un ragazzo cresciuto nel nostro malandato e criticatissimo ciclismo dilettantistico, che forse così male non è. Il problema è uno solo: Padun ha grandi gambe e buonissima testa, ma è ucraino. Tutto qui.

Davide FORMOLO. 6,5. Va in fuga, anche lui, per cercare la tappa, per provare a vivere una giornata di gloria. Tira su un po’ la testa, prima di calarla proprio sul più bello, all’ultimo chilometro.

Gianluca BRAMBILLA. 6,5. Ha il grande merito di entrare nella fuga giusta, ha il grande fiuto di fare la mossa giusta al momento giusto, quando rilancia subito dopo aver ripreso Nibali. Poi però paga dazio. La fatica si fa sentire.

Vincenzo NIBALI. 7. È lui a scatenare l’infermo sull'Alto de Cadeira. Prendono il largo in 18 e il siciliano fa le prove tecniche di trasmissione. Vincenzo si mette in discussione, prova anche oggi a fare la corsa, ad accumulare fatica per verificare il proprio stato di forma in chiave Innsbruck. Pedala il siciliano, pedala forte e bene. Poi a circa 34 km dal traguardo, una rasoiata per far saltare il banco e apparecchiare la tavola a Padun, il bimbo di casa Bahrain. Vincenzo cresce, Vincenzo prova, Vincenzo riproverà.

Jesus HERRADA. 8. Il gruppo dà spazio e lo spagnolo della Cofidis se lo prende tutto. Trova la giornata perfetta, e con essa anche la maglia rossa, che lui ha già sulle spalle, ma con tutto il rispetto per la Cofidis, questa vale qualcosa di più: è quella di leader. È quella che può cambiarti una carriera.

CICLINGNEWS. 4. Non siamo solo noi italiani che ci facciamo condizionare da questioni di cuore e di affari, da conoscenze e cordate, da amici degli amici o semplici conoscenti: anche l’autorevole stampa britannica – quella che ci fa i pippotti (voglio vedere come lo traducono) sull’indipendenza, fa di necessità virtù. Ed è una virtù. Un semplice comunicato stampa mandato in giro per il mondo dall’ufficio stampa del CPA, il sindacato mondiale dei corridori presieduto da otto anni dal nostro Gianni Bugno, può essere silenziato: nemmeno un rigo. Niente di niente. Il silenzio più totale e assoluto. Che sia perché è pronto a scendere in campo David Millar (oggi l’autorevole sito si è schierato apertamente: così, tanto per non sbagliare) per disarcionare il nostro Gianni? Che sia per interessi di bandiera (Union Jack) molto british? Un World Tour che vuole contare e parlare sempre più anglofono (ci sono anche americani e australiani), e che per farlo oltre ai team e un’organizzazione visionaria come Velon alle spalle ha bisogno dei corridori?  Ah saperlo… In ogni caso il più grande e autorevole sito del mondo non scrive un rigo: è il silenzio stampa, bellezza. E noi non ci possiamo fare assolutamente niente. Se non constatare, senza neanche sorprenderci più di tanto, che nonostante le lezioncine impartite, sono perlomeno come noi.

 

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