La discussione sull’utilizzo dei freni a disco nelle corse su strada continua accompagnata da polemiche e decisioni come quella adottata dalla Federazione Spagnola, che ne ha vietato l’uso ai campionati nazionali.
Angelo Morelli ha brevettato una soluzione semplice ma geniale per risolvere il problema alla radice.
Nato a Pontenure (Pc), classe 1951, Morelli ha conseguito i diplomi da disegnatore meccanico e geometra ed è grande appassionato di meccanica e architettura. Il ciclismo è una passione che vive da sempre, dapprima come corridore, poi come giudice di gara, sino a divenire presidente onorario e sponsor principale di una importante società dilettantistica degli anni ’90. Ed è titolare di numerosi brevetti nel campo della componentistica per biciclette.
Prima di scoprire la sua proposta, analizziamo insieme a lui i principali problemi derivanti dall’adozione dei freni a disco.
«Attualmente l’unico pericolo di cui si parla è il possibile impatto contro un disco in caso di caduta, evenienza molto concreta che fa giustamente temere danni importanti per i corridori. Per neutralizzare questo pericolo si è previsto di arrotondare i bordi esterni dei dischi rendendoli meno taglienti. Ciò aumenta sicuramente il livello di sicurezza degli atleti, ma soltanto nelle situazioni “scarsamente dinamiche”, quando i dischi girano lentamente o sono fermi del tutto. Nel caso di cadute ad alta velocità il disco rischia di tagliare come una lama anche se i bordi sono arrotondati».
Ma ci sono test in laboratorio che dimostrano il contrario...
«Per quanto ben eseguito, un test di laboratorio è per sua natura limitato, non può riprodurre fedelmente il livello di rischio che si verifica in una situazione reale. Provate ad immaginare lo schianto del ginocchio di un corridore di 70/75 kg impegnato in una volata di gruppo a 70 km/h contro un disco che ruota vorticosamente. Chi può ragionevolmente assumersi la responsabilità di garantire che il sottilissimo disco, pur con i bordini arrotondati, non procurerà gravi danni al corridore? Ma purtroppo questa non è l’unica controindicazione…».
La ascoltiamo.
«Infortuni importanti possono derivare dalle numerose asole di alleggerimento dei dischi nel caso le dita dei corridori vi si dovessero impigliare durante una caduta. E ancora, a seguito di frenate intense e ravvicinate come - ad esempio - in discesa, i dischi tendono a surriscaldarsi ai limiti della incandescenza con il rischio di procurare gravi ustioni a chi ne venisse in contatto a seguito di incidente o di intervento meccanico sulle ruote. E poi...».
Dica.
«Anche i tamponamenti, molto frequenti in gruppo, vedono aumentare la loro pericolosità, con danni rilevanti anche a velocità non particolarmente elevate poiché gli effetti negativi dello scontro sono ampliati dal fatto che tubolare e disco, avendo lo stesso senso di rotazione, impattano ad una velocità corrispondente alla somma dei giri di ciascuna ruota. La grande quantità di energia cinetica liberata nel contatto può facilmente portare il disco a lacerare il sottile e leggero tubolare. E per finire c’è il rischio che si produca un vero e proprio “effetto trappola”, con la ruota anteriore della bici che tampona che può infilarsi nello spazio che c’è tra il disco e i raggi della ruota posteriore della bicicletta tamponata aumentando le possibilità di rovinose cadute. Ma non solo i corridori sono a rischio...».
In che senso?
«Bisogna pensare anche ai meccanici. Nei momenti più concitati della corsa, ruote e biciclette vengono maneggiate e stipate sulle ammiraglie senza tanti riguardi, tagli e scottature rappresentano un rischio anche per meccanici e addetti ai cambi-ruota.
Provvedere alla loro sicurezza è un'altra priorità soprattutto in considerazione del fatto che sono costretti ad agire sempre a mani nude, privi di qualsiasi tipo di protezione».
Sembrano davvero numerose le criticità…
«Credo che i corridori abbiano buonissime ragioni nel chiedere la massima prudenza nel percorso di adozione di questa nuova tecnologia. Il gruppo si rende conto di essere vulnerabile di fronte a queste inedite situazioni di pericolo, che è assolutamente ragionevole attendersi ma che per ora non si sa come fronteggiare. Questo mi ha spinto ad intervenire con un mio contributo.»
Quindi qual è la soluzione che lei propone?
«L’installazione di uno schermo in grado di garantire la totale protezione dei dischi. Una soluzione semplice ed economica, ma efficace, per tutti i problemi sopra esposti. Lo schermo è leggero, flessibile e resistente, in grado di assorbire gli urti deformandosi senza subire modificazioni permanenti o rotture. Il montaggio non richiede modifiche al telaio della bicicletta poiché lo schermo è applicabile direttamente alle ruote. Potrà essere realizzato in materiali, colori e misure differenti in modo che ad ogni tipo di ruota, impianto frenante e stile del telaio, possa corrispondere uno schermo dedicato. A ruote smontate il disco potrà essere messo completamente in sicurezza utilizzando un pratico coperchietto».
a cura della redazione di tuttobicitech