Sappiamo che al Giro non ci saranno Pogacar e Del Toro, Evenepoel e Antonio Tiberi, si spera possa esserci Jonas Vingegaard, che da nostre fonti risulterebbe avviato ad un importante sì. Un punto di domanda, grande quanto una nazione, grande quanto la Bulgaria, mette in forse la Grande Partenza, non tanto perché ci siano dei ripensamenti, ma perché da quelle parti la situazione è molto complessa.
Due giorni fa, scrive Cecilia Seppia su Vatican News, «a poche settimane dall’ingresso della Bulgaria nell’Eurozona, il governo di Sofia è caduto travolto dall’ondata di proteste anti corruzione in corso da settimane. È stato il primo ministro Rossen Zhelyazkov, sopravvissuto a sei voti di sfiducia in un anno, ad annunciare le dimissioni dell'esecutivo. “Abbiamo ascoltato la voce della società”, ha detto il premier di centrodestra, salito al potere a gennaio dopo che per tutta la notte decine di migliaia di persone hanno marciato per le strade della capitale e non solo, un gesto che ha definitivamente cambiato le carte in tavola.»
Iniziate le consultazioni parlamentari
Il suo governo composto dal suo partito, Gerb, dai socialisti del Bsp e dai populisti di Itn, non disponeva di una maggioranza in parlamento ma contava sull'appoggio incondizionato del “Movimento per diritti e libertà - Nuovo Inizio” (Dps-Nn), una delle due frazioni della minoranza turca, quella di Delyan Peevski, figura centrale e controversa della politica bulgara, accusato da anni di essere il simbolo della corruzione nazionale. "Come abbiamo affermato diverse volte, ci rendiamo conto della voce del popolo che chiede le dimissioni del governo. Giovani e anziani, persone di diverse religioni, hanno votato in piazza per le nostre dimissioni, quindi questa energia del popolo deve essere incoraggiata", ha dichiarato Zhelyazkov. Come da prassi il Parlamento bulgaro ha approvato le dimissioni con 127 voti favorevoli e ora il Gabinetto continuerà a svolgere le sue funzioni fino all'elezione di un nuovo esecutivo. Il presidente Rumen Radev ha già invitato i gruppi parlamentari a formare un nuovo governo. Se falliranno – il che è probabile – ne nominerà uno ad interim per governare il Paese fino a nuove elezioni.