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GIUSEPPE PELLEGRINO, IL TUTTOFARE DI CARUSO E POZZOVIVO
di Pier Augusto Stagi | 23/06/2021 | 07:55

È passato inosservato, eppure in gruppo era conosciuto da molti, visto che di alcuni è anche da tempo amico sincero, come nel caso di Damiano Caruso o Domenico Pozzovivo. Per loro Giuseppe “Peppe” Pellegrino è l’amico tuttofare, che sa andare forte in bicicletta e all’occorrenza te la sa anche sistemare, la bicicletta. Lo conoscono bene Mario Cipollini, così come Vincenzo Nibali o Sonny Colbrelli, Alessandro De Marchi o quelli che abitualmente bazzicano la Sicilia, l’Etna in particolare, dove “Peppe” ha il suo “MTB Component Point” di Nicolosi, alle pendici di iddu o idda, come i catanesi chiamano il loro vulcano.

Ha corso il campionato italiano di Imola con il numero dorsale 147: ritirato per foratura dopo 140 chilometri di gara. «Mi sono trovato lì con la mano alzata, in attesa di un’ammiraglia a me assegnata che non è mai arrivata anche perché era davanti e io non lo sapevo, ma va bene così, mi sono tolto questa soddisfazione», ci racconta lui con un tono fiero e gentile, orgoglioso e umile di chi è felice di quello che ha fatto ma è anche consapevole di quello che è.

«Mi ha convinto Domenico (Pozzovivo, ndr), un ragazzo d’oro, un caro amico che spesso è qui sul vulcano per sedute di allenamento. Mi ha detto: “Pelle, stai andando forte, vieni a correre l’italiano con noi”. Perché no? Mi sono detto. E così domenica mi sono presentato al via con la mia bella maglietta e tanto entusiasmo».

“Peppe” Pellegrino, nato l’8 febbraio 1989 a Catania, sposato con Chiara Paparo è tipo che non sta con le mani in mano. Anzi, le mani le sa usare a dovere come meccanico, ma anche con le gambe non è niente male. Eppure con la testa, visto che ha una laurea in tasca, essendo ingegnere edile strutturalista e per questo, assieme al fratello Antonino, è titolare della “Araba Fenice P&P Costriuzioni” di Catania. La sua giornata tipo? Tutto un programma, ascoltate “Peppe”. «Sveglia alle 6, per andare in cantiere e impostare il lavoro, poi incontro con gli operai e via. Alle 9.30 vado in negozio, a Nicolosi. Lì gestisco il marchio “Berria”, con la quale corro e per la quale oltre ad essere un atleta di Marathon, sono anche manager del team e agente per l’Italia di questo marchio iberico. Alle 12 stacco e vado ad allenarmi per almeno un paio di ore con la mountain bike e mi ripresento in negozio per le 16, dove ci rimango fino alle 19, non prima di fare un salto all’Araba Fenice e finire la mia giornata lavorativa attorno alle 21».

Va di corsa, Giuseppe “Peppe” (o “Pello”) Pellegrino, e lo fa con allegria. «Ho scoperto il ciclismo solo nel 2013 e da quel momento in poi è stato amore. Poi, però, se volevo correre dovevo anche imparare a ripararmi la bicicletta da solo. Mi sono messo lì e pian pianino sono diventato piuttosto bravino. Damiano Caruso e Domenico Pozzovivo sono ormai amici di bici, quando si può si pedala assieme e quando hanno bisogno, mi sporco le mani. Nibali? Certo, conosco anche Vincenzo e quando è in zona ci si vede eccome: un ragazzo d’oro, simpatico e fortissimo. Nel mondo del ciclismo pedalato ho tanti amici e di questo ne sono felice».

Tanti gli amici incontrati sulle sue strade o in viaggi vacanza. Caruso e Pozzovivo, Cipollini e Colbrelli, De Marchi e Frapporti, Nibali e tanti altri, la lista è lunga. «Nelle Marathon mi arrangio, non sono un fuoriclasse, ma non sono nemmeno un paracarro. Su strada mi arrangio, anche se mi manca tanta esperienza. Domenica ad Imola è stata la prima corsa della mia vita. I primi dieci minuti di sbandamento, poi mi sono adattato. In pianura bene, in salita anche. In discesa un po’ meno. Nelle Marathon si stacca meno e si entra in curva forte per uscire fortissimo; nelle corse su strada si decelera tantissimo, per poi rilanciare rabbiosi: che dispendio di energia! Poi però ho forato è sono rimasto lì, con la mano alta, ma va bene così: è stato bellissimo. Mi dicono: Pelle, potresti fare il professionista. Ma come faccio? dovrei guadagnare una minima parte di quello che oggi porto a casa per fare solo il ciclista. Con il cuore lo farei anche, ma la testa mi dice: no Pello, non fare sciocchezze. Sa cosa mi ripaga davvero? L’amicizia con tanti professionisti. L’amicizia con Damiano Caruso e Domenico Pozzovivo. Grazie a Domenico ho corso l’italiano, in un certo qual modo domenica a Imola, oltre a Sonny Colbrelli, ho vinto anch’io».

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