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I VOTI DI STAGI. VAN AERT RITROVA LA GAMBA, SAGAN PERDE L'ATTIMO
di Pier Augusto Stagi | 08/08/2020 | 19:35

Wout VAN AERT. 10. Come un anno fa, chi porta a casa la Strade Bianche ha la strada spianata verso Sanremo. Percorso vecchio, nuovo o quasi nuovo, contano le gambe e una resistenza non comune. Il belga in questo periodo è semplicemente superlativo. Al Tour ha rischiato una gamba e la carriera, oggi in maniera inequivocabile ha confermato che non solo la gamba l’ha ritrovata, ma nessuno al momento ne ha due così.

Julian ALAPHILIPPE. 9. Cosa gli vuoi dire: è sempre fantastico. Non era dato in grandissima condizione, e lui non ha fatto nulla per convincerci del contrario. Ha lasciato dire e poi ha mostrato tutto il suo talento, la sua classe. Unico appunto, neanche tanto marginale: in discesa non è impeccabile. Sbaglia almeno due curve, per mancanza di lucidità. Probabile che Van Aert sarebbe andato a riprenderlo ugualmente, ma lui gli ha facilitato e anche di molto le cose.

Michael MATTHEWS. 7. Era dato tra i grandi velocisti più in condizione e non ci va lontano. È lì, a poco, ma per poco si può perdere: chiedere a Julian.

Peter SAGAN. 5. Perde l’attimo, e poi perde anche la volata. Quando va male, lui è uno che si piazza, ma è chiaro che questa corsa per lui è parecchio maledetta. 

Alberto BETTIOL. 5,5. È lì, si fa vedere, ma nel vivo della corsa non c’è mai. Subisce troppo.

Giacomo NIZZOLO. 8. Un voto in più perché ha il potere di non essere mai considerato, mai messo in un pronostico (se non dal sottoscritto oggi su “Il Giornale”). Lo sanno anche i muri che è uno dei pochi velocisti che tengono alla distanza e in salita. Dovrebbero averlo imparato un po’ tutti, ma così non è. Quindi 8 a Giacomo che la prende sempre bene, e un bel 4 a chi si ostina a parlare solo e soltanto di Van der Poel.

Mathieu VAN DER POEL. 4. Divertirà, ha vinto anche tanto, ma quando c’è da pedalare per oltre sei ore generalmente con il bello o il brutto tempo, lui ha le polveri bagnate. Era attesissimo anche oggi. Lo attendiamo.

Giulio CICCONE. 7. Prepara il terreno per l’attacco sul Poggio di Vincenzo. Lui, Conci, Mosca e Gianluca Brambilla fanno un grande lavoro. Fanno quello che andava fatto. Punto.

Vincenzo NIBALI. 6. Dà fuoco alle polveri nel punto giusto al momento giusto. È lui a dare davvero il là a Alaphilippe che piomba sul siciliano come un falco, seguito da Van Aert. Sul Poggio è lui a dare l’accelerata che fa male, ma poi gli resta nelle gambe.

Alex ARANBURU. 7. Per il 24enne corridore basco dell’Astana un buonissimo 7° posto, che vale oro, soprattutto in prospettiva. Questo ragazzo ha stoffa.

Greg VAN AVERMAET. 5,5. È un combattente nato, ma prende sempre troppa aria in gruppo.

Philippe GILBERT. 6. Non è più un ragazzino, e alla fine un 9° posto gli va più che bene.

Matej MOHORIC. 6. È quello che prova a riprendere quei due là in avascoperta. Fa una volata lunga una vita, e alla fine arriva anche 10°.

Andrea VENDRAME. 6. Corre libero di fare la sua corsa con la maglia della Ag2r e alla fine manca di un soffio la top ten (11°). 

Daniel OSS. 8. Si getta come un indemoniato lungo la discesa della Cipressa. Dà la paga a tutti, anche ai motociclisti che arrivano anche a rallentarlo. Lui fila via veloce, come un vero Valentino Rossi, con tanto di gambetta che bilancia il mezzo in curva. Si butta giù a “tomba aperta”, ma è sveglio e vivo come pochi. Mette in scacco tutti, soprattutto in chiave Peter Sagan. Lo slovacco tira il fiato, gli altri tirano.

Jacopo MOSCA. 6,5. Con Loic Vliegen prova a fare la differenza sulla Cipressa. Almeno ci prova, timidamente, ma ci prova.  

Elia VIVIANI. 5. Niente da fare: il Colle di Nava, una Cipressa che fa più male del solito, una distanza che è semplicemente monstre (arrivano ad affrontarla sul filo delle 7 ore di corsa, mica balle): per Elia è troppo e va in ebollizione quasi subito.

Fernado GAVIRIA. 5. Corsa troppo lunga e logorante per uno come lui. 

Caleb EWAN. 4. Era dato in condizione super, anche da noi, che l’avevamo visto pimpante come pochi. Ma sulla Cipressa ci arriva morto. Non si stacca per gli attacchi, si stacca e basta. Il folletto delle volate vola via, e di lui si perdono ben presto le tracce.

Aleksey LUTSENKO. 5,5. Sul Poggio va in riserva.

Sam BENNETT. 5. Come molti velocisti, non riesce nemmeno a vedere la volata. Non ci arriva proprio.

Niccolò BONIFAZIO. 5. Corsa troppo massacrante su distanze siderali. Va bene essere veloci, ma per la Sanremo ci vuole molto di più.  

Matteo TRENTIN. S.V. Cade quando al traguardo mancano ancora una novantina di chilometri. Il vice-campione del mondo viene tirato giù e fine dei discorsi. Botta alla spalla, botte varie. Saluta con un sorriso amaro su un volto cupo. Sognava un grande risultato in una corsa che ama, ma si deve ahimé accontentare dell’arida statistica: è il primo a ritirarsi. 

Manuele BOARO. 7. Il 33enne ragazzo veneto è uomo di fatica e azione, e lui le azioni le sa fare molto bene: difatti è uomo di buone azioni. Generoso, anche oggi dimostra di non avere il braccino, ma una gran bella gamba. Parte subito, dopo soli 2 km. Alla sua ruota si piazzano il più che promettente Mattia Bais (Androni Giocattoli Sidermec), Alessandro Tonelli e Fabio Mazzucco (Bardiani), Damiano Cima (Gazprom), Hector Carretero (Movistar), Marco Frapporti (Vini Zabù). È una buonissima compagnia di giro, non certo di scappati di casa, ma solo fuggiaschi, in cerca di gloria. Alcuni cercano anche nuovi mercati, nuove squadre, nuove opportunità, come Manuele che è sul mercato e ci sono almeno tre team di World Tour che lo vogliono. In pole position? La NTT di Bjarne Riis, uno che capisce il ciclismo e conosce la differenza tra un ciclista e un corridore.

 

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