Quando avevamo chiacchierato con Erica Magnaldi qualche mese fa prima dell’inizio della stagione ci aveva detto qualcosa di preciso che ci aveva colpito molto: «vorrei non solo essere sempre lì, ma provare a lasciare il segno». Questa stessa frase ci è rimbalzata nella mente quando circa due settimane fa l’abbiamo vista alzare le braccia al cielo nel Gp di Chambery, una vittoria rincorsa e voluta, ma che soprattutto mancava da tanto tempo. La cuneese del team Uae Adq l’ha afferrata al volo con un attacco da lontano prendendosi la rivincita su una corsa in cui nei due anni era sempre finita sul podio.
Si tratta della prima vittoria in solitaria della carriera, Erica ce lo precisa con orgoglio e con un briciolo di emozione, ha atteso tanto quel momento che ha assaporato fino in fondo trovando la spinta giusta per poi affrontare le due ultime gare delle Ardenne in supporto alla squadra. «Aspettavo questa vittoria da tanto tempo, la volevo, era un po’ l’obiettivo di quest’anno anche se spero non sia l’unica. Mi ha dato una bella spinta, la fame di cercare altro e infatti alle Ardenne stavo veramente bene. Alla Freccia Vallone abbiamo lavorato compatte come una vera squadra e abbiamo portato a casa un bellissimo podio; purtroppo alla Liegi non è andata allo stesso modo: Elisa Longo Borghini non stava bene e anche altre le mie compagne avevano problemi, la corsa è finita sulle mie spalle, ma ormai avevo già speso troppo. E’ il bello e il brutto del ciclismo.» spiega Erica che come molte delle atlete del gruppo proveniva da un intenso periodo di altura in Sierra Nevada; nonostante la parziale delusione di squadra il bilancio della piemontese è positivo soprattutto in vista della prima grande corsa a tappe della stagione.
Alla Vuelta Femenina by Carrefour vedremo al via un Uae Team Adq senza una vera capitana, Elisa Longo Borghini non sarà al via lasciando comunque una squadra forte con varie punte su cui giocare. Erica Magnaldi è indubbiamente è l’atleta più in forma, ma c’è anche Greta Marturano e altre ragazze con caratteristiche simili che potrebbero fare bene in salita. Se ci fosse stata la campionessa italiana l’obiettivo sarebbe stato sicuramente quello della generale, ma in questo modo tutto è più aperto e fondamentalmente il piano della squadra si deciderà giorno dopo giorno tenendo conto della cronosquadre inaugurale e soprattutto delle successive tappe dei ventagli. «Credo che quest’anno ci siano molte tappe dure con grande possibilità di azione, sicuramente quelle che mi si addicono di più sono la quinta e la settima che sono anche le più dure- prosegue Erica- conosco molto bene la salita di Lagunas de Neila del terzultimo giorno, l’avevo affrontata due anni fa alla Vuelta Burgos ed ero arrivata seconda, quindi spero in un ottimo risultata. Nella tappa finale ci saranno pochi tatticismi, farà vedere quale atlete avranno più resistenza, sicuramente chi ne ha darà tutto. »
Il primo grande giro della stagione sarà anche il grande banco di prova degli squadroni, ne parlavamo tanto in inverno ma ora è più che chiaro che il ciclismo femminile è definitivamente cambiato. È bastato vedere le classiche per capire che non esiste più un grande team acchiappa tutto come era fino all’anno scorso la Sd Worx, ma molti team attrezzati e forti che si contendono ogni gara che risulta essere più aperta che mai. Il Uae Team Adq si è strutturato in modo compatto intorno ad Elisa Longo Borghini, ha dato ordine ad una formazione che ha iniziato a fare voce grossa tra le grandi. «L’arrivo di Elisa ha portato un grande cambiamento, sicuramente aria nuova ma tanta determinazione in più. Già starle vicino, osservarla, capire come si allena e si approccia alle gare fa tanto, ha ispirato tutte, me per prima. Si è visto anche nelle gare in cui non c’era lei e credo che questo sia veramente molto bello» ci spiega Erica con cui proviamo a fare un’analisi dei grandi cambiamenti in gruppo. La Fdj Suez ha avuto un’evoluzione simile alla sua squadra, l’approdo di Demi Vollering ha cambiato profondamente una realtà che ha iniziato a fare voce grossa in gruppo anche in modo molto evidente. «Le FDJ alle Ardenne erano impressionanti, si muovevano in modo compatto ed avevano un livello altissimo soprattutto in salita, ma non sono poi riuscite a cogliere il risultato che si aspettavano. Ora il ciclismo femminile è profondamente cambiato, tutte le squadre si presentano con più punte per fare corsa dura e questo crea una situazione veramente aperta. Il team che mi ha però maggiormente sorpreso è stato la Fenix Deceuninck, ci sono delle ragazze molto talentuose, ma quest’anno hanno fatto uno step successivo, si sono unite intorno ad una leader e sono state fortissime. Credo che alla Vuelta si ripeterà quello che abbiamo visto alle Ardenne: ci sarà sicuramente la Fdj Suez, l’immancabile Sd Worx, la Fenix, la Movistar di Marlen Reusser e noi. Ci divertiremo.»
Gli occhi di tutti sono puntati su Demi Vollering, la vincitrice uscente, ma c’è da aspettarsi un grande lotta e una corsa più aperta che mai. E’ la prova evidente di un ciclismo in rosa che non sta solo cambiando, ma si sta evolvendo in una forma sempre più vicina a quello maschile senza perdere le sue proprie caratteristiche. È la stessa Erica Magnaldi a confermarci di come ora sempre più tifosi passino alle gare femminili che regalano molta più adrenalina; le classiche ne sono state un esempio lampante: se tra gli uomini vincevano sempre i soliti Pogacar e Van der Poel ecco che tra le donne la sfida non è mai stata così combattuta. Si sta scrivendo un nuovo capitolo di sport in cui alla sempre imbattibile Sd Worx si stanno affiancando altre realtà pronte a rubarle la scena. «E’ un ciclismo più battagliero, più aperto, questo sta facendo veramente bene al movimento, sono contenta di poterne fare parte.» ci dice la piemontese prima di salutarci. E’ pronta per partire in direzione Spagna dove il grande obiettivo è assaltare una vittoria di tappa, il resto potrebbe venire di conseguenza e dall’Italia tutti sono pronti a seguirla.