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TOUR STORY. 1950, SULL'ORLO DI UNA CRISI... INTERNAZIONALE
di Paolo Broggi | 02/08/2020 | 07:56

Una querelle tra due Paesi limitrofi, una lotta vera, un caso che va ben oltre la semplice rivalità. È il 1950 e le tracce della Seconda Guerra Mondiale sono ancora ben visibili nelle città, nelle menti e nei cuor. Nessuno, in terra francese, ha dimenticato la scelta del governo di Mussolini di schierarsi con la Germania e contro la Francia.

Coppi ha vinto l’anno prima, ma il suo successo non conta in un momento in cui a livello politico si sta discutendo della riammissione dell’Italia tra le grandi nazioni europee.

A livello ciclistico, la federazione italiana è stata riammessa nell’Uci sono nel 1947, gli organizzatori hanno poi dato vita alla Challenge Desgrange-Colombo che unisce i nomi dei fondatori di Tour e di Giro, e per simbolizzare un’amicizia da ricostruire, il Tour nel 1948 ha piazzato un arrivo di tappa a Sanremo dove a vincere è stato Gino Sciardis davanti a Urbain Caffi, due corridori francesi di origine italiana.

Sono tentativi e gesti importanti, ma il sentimento popolare è lontano dal dimenticare: quando il Tour del 1949 arriva ad Aosta, i corridori francesi diventano oggetto di insulti, spinte, lanci di pietre da parte dei tifosi italiani.

Coppi è stato costretto a dichiarare forfait, Bartali è il capitano ma non è tranquillo. La nazionale italiana cinque tappe con Leoni, Pasotti e Corrieri,  ma alla sesta tappa, nella crono di Saint Brieuc in Bretagna, Bartali rischia di cadere per via di un bastone che gli viene lanciato tra le ruote. Alfredo Binda cercare di smorzare la tenzione con i giornalisti italiani, Bartali si lascia andare ad una battuta - «è stato meglio non vincere», - che la dice lunga.

Ma Bartali non si lamenta per nulla, l’atmosfera è decisamente calda e e si fa pesante nella tappa Pau-Saint-Gaudens. Anzi, salendo sul col d’Aspin, la situazione degenera: Robic e Bartali, finiscono a terra. La confusone si scatena, le testimonanze divergono, ma di certo i limiti della semplice intimidazione vengono nettamente oltrepassati e di certo vola anche qualche pugno.

In ogni caso, spinto da una rabbia infinita, Bartali tornai in testa al gruppo e ha la forza di imporsi allo sprint a Saint-Gaudens mentre il buon Fiorenzo Magni indossa la maglia gialla. Poi, in albergo, Gino decide che c’è troppo pericolo, la nazionale deve tornarsene a casa.

All’hotel de France di Loures-Barousse arriva Jacques Goddet in persona per cercare di convincere Bartali a restare. Ma gli argomenti del patron (e qualcuno parla anche di offerte economiche…) non hanno risultato. Il capitano della «squadra» si sente in pericolo e a L’Equipe spiega: «In diverse circostanze sono stato accolto magnificamente da voi. Ma è abbastanza la presenza di un solo folle per rprodurre una catastrofe. Ed è di questo folle che ho paura. Cercate di capirmi, ho dei figli, una famiglia. Perché dovrei prendere questi rischi? Domattina ripartirò, ma per l’Italia».

In seno alla Nazionale, ovviamente, le opinioni sono divergenti. Fiorenzo Magni in maglia gialla vorrebbe andare avanti, lo stesso ct Binda non vorrebbe rovinare gli ottimi rapporti che ha con i francesi ma alla fine è costretto ad arrendersi: sia la formazione Nazionale che i cadetti fanno le valigie e tornano in Italia.

La maglia gialla finisce sulle spalle dello svizzero Ferdi Kübler, ma in carovana si parla soprattutto delle conseguenze del gesto dell’Italia: l’organizzazione decide di cancellare l’arrivo di tappa di Sanremo per timore di rappresaglie da parte dei tifosi, Goddet si lancia nella sfida di organizzare un arrivo di tappa a Mentone, con mille e più posti letto da trovare in piena stagione estiva.

I fatti dell’Aspin finiscono al centro di una inchiesta mentre la politica si scoprea dover fare i conti con una rinnovata tensione fra Francia e Italia. Le diplomazie si trovano ad affrontare un problema inatteso, il ministro degli Esteri francese Robert Schuman scrive all’ambasciatore italiano esprimendo «un vivo rammarico per gli incidenti di cui i corridori italiani sono stati vittime».

Della questione parlano anche i due Parlamenti, il presidente della Commissione Affari Esteri Edouard Bonnefous dichiara solennemente che: «gli italiani sono degli amici venuti nel nostro Paese per mostrare la loro classe, non per essere insultati Non possiamo permetere che un pugno di scriteriati comprometta le buone relazioni tra i nostri due Paesi». E l’ambasciatore italiano a Parigi risponde: «Il rimpianto espresso dal ministro francese degli affari esteri ha voluto sottolineare come gli incidenti accaduti non potranno mai turbare le relazioni amichevoli tra i nostri due governi e due popoli pronti a collaborare sempre più in tutti i settori».

In campo ciclistico, i presidenti delle due federazioni, Adriano Rodoni e Achille Joinard, si incontrano nella seconda settimana di agosto con gli organizzatori del Tour per parlare del futuro. E il primo risultato è che i corridori italiani saranno al via della Grande Boucle nel 1951.

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