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SICUREZZA E CICLISMO, UN TEMA CHE HA MERITATO L'ATTENZIONE DELL'ORDINE DEGLI AVVOCATI DI MILANO. GALLERY
di Bibi Ajraghi | 30/10/2024 | 13:27

Il tema sicurezza in bici è approdato all’Ordine degli Avvocati di Milano, grazie ad un evento unico e pionieristico, voluto e proposto dall’avvocato Federico Balconi, insieme al professor Fabio Iudica e all’avvocato Maria Laura Guardamagna, che hanno colto l’importanza del tema e reso possibile il corso di formazione per Avvocati tenutosi il 28 ottobre 2024 presso il Tribunale di Milano, Sala Conferenze Eligio Gualdoni.

Tre ore intense di lavoro, con una importante affluenza e partecipazione, a dimostrare che senza dubbio il primo passo da compiere per migliorare la tutela dei ciclisti e per chi opera con il diritto è quello di aggiornarsi e acquisire maggiore conoscenza ed esperienza possibile, cogliendo l’opportunità di poter garantire un miglior servizio ai propri clienti ciclisti rimasti vittime di incidenti.

Durante l’incontro è emerso che nel mondo legale servono consapevolezza e analisi costruttiva del nostro sistema normativo, ad oggi inadeguato alla realtà con la quale i ciclisti, parte vulnerabile della strada, si scontrano letteralmente ad ogni uscita in bicicletta, che sia per lavoro, svago, sport o mobilità.

Il ciclismo è uno sport complicato, perché il pericolo caduta è intrinseco nel suo svolgimento e il nostro sistema giuridico dovrebbe adeguarsi al resto d’Europa, perché non ha attuato i principi ispiratori delle riforme del codice della strada, ovvero “una stretta a favore della sicurezza dei ciclisti”, come da dichiarazione del Ministro Matteo Salvini, “e finalizzata alla sicurezza e tutela della salute delle persone nonché  dell’ambiente così come della circolazione stradale. Promuovere la mobilità sostenibile e l’uso dei velocipedi”.

Peccato che le promesse però non trovino poi riscontro nella riforma del Codice della Strada, limitandosi ad intervenire sull’unico articolo, il 148 cds, che in realtà salvaguardava i ciclisti regolando il sorpasso del ciclista: nella riforma si cita infatti il metro e mezzo ma aggiungendo la dicitura “quando possibile”.

Insomma, la discussione ha offerto stimolanti visioni agli avvocati presenti sullo stato dell'arte, sulla casistica di incidenti, sulle ripercussioni dell’introduzione dell’omicidio stradale.

Si è parlato anche della sicurezza in gara, altro tema purtroppo sempre attuale nel nostro sport. Toccanti le testimonianze dirette di Arianna Fidanza, ciclista professionista e Jacopo Guarnieri, che proprio quest'anno ha concluso la sua lunga carriera professionistica.

Fidanza ha dichiarato infatti che “ha paura ad uscire in bicicletta, e spesso le vien voglia di tornare a casa dopo che le hanno fatto l’ennesimo pelo con la macchina”, mentre Jacopo Guarnieri ha manifestato la sua preoccupazione e paura, pur abitando in un luogo di campagna che diventa più pericoloso per la velocità e manovre degli automobilisti: “Sono spesso inconsapevoli dei rischi che fanno correre ai ciclisti che sorpassano con manovre azzardate” ha detto il piacentino.

La sua proposta è dunque quella di spostare il focus della comunicazione dalla vittima degli incidenti all’automobilista, agendo sulla sensibilizzazione  per "insegnare" all'automobilista a percepire il pericolo e le possibili conseguenze di certe manovre.

“Non posso pensare che, una volta appurato che davvero potresti uccidere una persona con una manovra apparentemente banale, si rimanga insensibili: penso che una volta recepito questo concetto le cose potrebbero migliorare”, ha concluso Guarnieri.

Se si vuole credere in un futuro ciclabile bisogna quindi offrire e garantire infrastrutture e norme tutelanti, con scelte più incisive rispetto a quelle attualmente prese. Altri spunti sono arrivati dall’avvocato Federico Scaglia, che ha dato una prospettiva interessante sul rapporto di lavoro dei corridori professionisti, sui rischi consentiti e sulle manovre dei ciclisti in gara, accettabili finchè non siano contrarie al regolamento in modo eclatante. Il rischio sportivo deve considerarsi accettato, perché il ciclismo è sport pericoloso, ma solo e rigorosamente finchè non si travalichino i limiti a favore dello spettacolo.

La sicurezza in gara e su strada è argomento caldissimo e che coinvolge in prima persona il Presidente FCI Cordiano Dagnoni, che si batte dall’inizio del suo mandato per migliorare la situazione: “Oggi i giovani hanno molte più alternative rispetto a trent’anni fa, sportive e non, ma nonostante questo abbiamo un movimento in crescita e questo ci impone di impegnarci per offrire infrastrutture e sicurezza ai più giovani, nei quali crediamo e con i quali dobbiamo lavorare, anche nelle scuole, negli oratori, ovunque si possa costruire una nuova mentalità. Senza dimenticare che saranno anche gli automobilisti di domani e a loro, come fanno in altri paesi d’Europa, va insegnata l’importanza dello sport, della bicicletta, del rispetto della vita dei ciclisti”.

Totalmente d’accordo Johnny Carera, il manager di Tadej Pogacar e di tanti altri importanti atleti, che ha fornito elementi interessanti perché da tempo ha garantito ai propri atleti una tutela legale (quella della ZEROSBATTI) a tutti i propri atlet: “Quando un corridore viene investito ed è costretto a rinunciare a parte o all’intera stagione i danni si riflettono negli anni successivi, perché si perdono chance e ingaggi economici e gli anni migliori non è detto tornino, quindi è essenziale essere seguiti da un legale competente di questa materia”.

Tutti gli interventi hanno quindi un filo conduttore: chi utilizza le due ruote corre oggi pericoli non più accettabili, che derivano da una totale mancanza di cultura della bicicletta e che ancora vede forti resistenze allo sviluppo di questo mezzo.

Il quadro è preoccupante e questi eventi diventano canali di divulgazione e sensibilizzazione anche per chi non appartiene strettamente a questo mondo, come ha fatto notare Riccardo Magrini, il commentatore che ha fatto innamorare tantissime persone del ciclismo, grazie a un modo nuovo di fare cronaca, capace di coinvolgere anche i meno appassionati. Lo stesso meccanismo - è la proposta - andrebbe applicato alla sicurezza.

Ancora oggi il dito continua ad essere puntato sui comportamenti dei ciclisti, ritenuti ancora la parte irrispettosa, nonostante i dati reali presentati dall’avvocato Balconi evidenzino che le colpe dei ciclisti negli incidenti e i danni causati sono assolutamente trascurabili, mentre morti e incidenti gravi sono sempre causati da manovre gravemente colpevoli di automobilisti, spesso anche inconsapevoli della gravità delle loro condotte.

Il Convegno, al quale ha partecipato anche il general manager della Jayco AlUla Brent Copeland e la successiva tavola rotonda, moderata da Francesca Cazzaniga, hanno quindi evidenziato l'urgenza di nuove norme e di nuove consapevolezze che coinvolgano tutti gli utenti della strada, chi è chiamato a legiferare e, in chiave legale, chi deve poi assistere chi sceglie la bicicletta.

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