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COLMATA UNA LACUNA, ECCO IL MONDO DI DOMENICO PIEMONTESI
di Paolo Broggi | 07/02/2023 | 08:14

Un piccolo libro per colmare una grande lacuna. Nel ciclismo che fa della storia e delle storie la sua linfa vitale, nessuno aveva mai dedicato un libro a Domenico Piemontesi.

Certo, di lui si parla nei testi dedicati a Girardengo, a Binda, a Guerra ma un libro sul campione piemontese degli anni Venti mancava. Ed è un libro che prende vita nel fazzoletto di terra che circonda Borgomanero - Boca, Maggiora, Cureggio, il Mottarone -: è qui che Domenico Piemontesi è nato, è cresciuto, ha pedalato, ha vissuto.

A dar vita al libro una coppia di “ragazzi” cresciuti insieme, coetanei, compaesani, amici. Gianni Cometti ha corso in bici e poi ne ha raccontato - e ne racconta - campioni e campioncini con attenzione e amore. Costantino Ottone non ha fatto della penna il suo mestiere ma è nipote di Domenico Piemontesi e ha sempre avuto l’idea di raccontare la storia e le imprese di quello che prima era zio Nini e solo dopo il grande campione. A cucire le parole di Gianni e i ricordi di Costantino, ecco i disegni di Giada Ottone, figlia proprio di Costantino, che è riuscita ad interpretare con poesia e precisione (la ricostruzione dei colori è perfetta...) le immagini di un tempo.

È stato un bel lavoro di ricerca, quello di Gianni e Costantino: un lavoro portato avanti negli archivi dei giornali locali, un lavoro cresciuto nell’incrocio di dati e aneddoti che la patina del tempo rischiava di confondere, un lavoro di cesello da orafi ma anche di scavo da archeologi.

Un lavoro da artisti a tutto tondo per raccontare il Domenico Piemontesi che è passato professionista nel 1923 - quando Girardengo era al top e stava per nascere l’astro Binda - per chiudere la sua carriera nel 1937, quando al mondo dei grandi si affacciava Gino Bartali.

«Piemontesi era un uomo burbero e buono al tempo stesso - spiega Cometti - che avrebbe potuto vincere molto di più, che non aveva paura a regalare una vittoria per amicizia ma che aveva anche la fissa di volere una bici leggerissima, a dispetto del suo fisico possente. E questo, in un tempo in cui non si poteva cambiare la bici in caso di dincidente, forse non era la soluzione ideale. Ma era soprattutto un corridore spettacolare e per questo era amatissimo dalla gente».

E comunque Piemontesi in carriera ha vinto 11 tappe del Giro d’Italia, chiudendo secondo e terzo la corsa rosa. E poi un Lombardia (che erano due...), un Giro dell’Emilia, una Tre Valli Varesine, tappe e Sei Giorni, e la medaglia di bronzo nel primo mondiale della storia, nel 1927, dietro a Binda e Girardengo e davanti a Belloni.

«Non parlava mai di quello che aveva fatto, né in bicicletta durante la guerra - aggiunge Costantino Ottone - ma vi garantisco, e sono contento che sia riporato sulla copertina del libro, che zio Nini era un grande campione e una splendida persona».

Ad arricchire il libro, una corposa appendice con tutti i piazzamenti del campione, la descrizione dei “suoi luoghi” e il ritratto di alcuni corridori che hanno condiviso un tratto di strada con Domenico Piemontesi.

Come detto in apertura, il libro “Domenico Piemontesi - Il Ciclone” colma una lacuna ma getta i semi per raccontare altre storie, spolverare altri ricordi, aprire nuovi cassetti. Ci sono da approfondire le storie del Piemontesi direttore sportivo “respinto” dal Giro d’Italia nel 1955 con Nencini e nel 1956 con Fornara (una curiosità: il monumento dedicato a Fornara a Borgomanero sorge nella piazza che ospita il Condominio Sole, dove Piemontesi comprò il primo appartamento e dove il piccolo nipote Costantino prese il primo ascensore della sua vita e suonò il campanello alla porta, che al suo paese nessuno nemmeno aveva), quelle del Piemontesi imprenditore multiforme e di grande successo, quelle del Piemontesi che sfruttando la sua immensa popolarità in Germania (ben più di quella che aveva in Italia) ha messo in gioco la sua vita per salvarne tante altre durante la Seconda Guerra Mondiale. E ancora la storia sempre affascinante delle partecipazioni alle Sei Giorni a Milano, Parigi, Bruxelles e New York, la storia di un’Olimpiade sfumata perché non era proprio il più amato dal regime fascista.

Tante storie da scoprire e da scrivere anche per raccontare di un territorio che ha sempre il ciclismo nel cuore: credeteci, non è una frase fatta. E l’esempio arriva proprio durante la presentazione ufficiale del libro quando suona un cellulare: nessuno però alza il ciglio disturbato, perché quello che suona è il telefono di Fabrizio Oioli, il papà di Manuel, il giovane talento di Cureggio che quest’anno è passato alla Q36.5.

«Saluto tutti, sto concludendo il ritiro invernale a Gran Canaria, poi torno a casa prima di volare in Portogallo per l’esordio stagionale. So che siete tutti riuniti in biblioteca e vi faccio i complimenti per l’iniziativa di questo libro. Papà, ricordati di portarne a casa una copia... Ciao a tutti, ci vediamo presto».

Visto? Anche nella piccola Cureggio, anche a dispetto dei cent’anni che separano gli esordi di Piemontesi e Oioli, le storie del ciclismo si rincorrono...

DOMENICO PIEMONTESI - Il Ciclone
di Gianni Cometti
collaborazione di Costantino Ottone
illustrazioni di Giada Ottone
pag 104 - euro 15,00
Il Convivio Editore
www.ilconvivioeditore.com

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