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CAMBODIA CYCLING ACADEMY, IL TEAM DI REBELLIN NELL'OCCHIO DEL CICLONE
di Paolo Broggi | 13/01/2021 | 15:03

La Cambodia Cycling Academy, formazione Continental asiatica con base operativa in Francia, è nell’occhio del ciclone. Denunce, problemi, voci, illazioni: non è davvero quadro idilliaco quello che coinvolge il team nel quale milita Davide Rebellin.
A fare il punto - ed è un punto pesante - è stato il collega Benoit Vittek che ha pubblicato la sua inchiesta sulle pagine francesi di Eurosport.

PROBLEMI

Nelle ultime settimane, ben sette persone che hanno lavorato o lavorano con il team hanno confermato che ci sono problemi con i materiali, conflitti interni, mancato rispetto dei regolamenti ed infine è arrivata anche una denuncia presentata da un ex corridore nei confronti dei dirigenti e in particolare di Samy Aurignac, 28 anni, corridore e patron della squadra. Squadra che per la stagione 2021 ha ingaggiato due corridori di nome come Davide Rebellin e Johan Le Bon (30 anni, in uscita dalla B&B Hotels-Vital Concept).

«L’Uci è stata indirettamente avvertita di possibili malfunzionamenti interni al Team Cambodia Cycling Academy alla fine della stagione scorsa» ha confermato la Federazione Internazionale a poche settimane dall’esordio agonistico della formazione, fissato per il 31 gennaio con il Grand Prix la Marseillaise e poi con l’Étoile de Bessèges dal 3 al 7 febbriao.

REPLICA

«Non c’è nessun problema - replica Aurignac, 28 anni, manager e al tempo stesso corridore di una squadra che dirige con l’aiuto della moglie cambogiana e del padre -. Sono solo voci di corridori causate dalla gelosia. Siamo pronti a partire con denunce per diffamazione».

La squadra cambogiana è nata nel 2020, ha uno sponsor asiatico e riceve sovvenzioni pubbliche anche dal Dipartimento del Gard, nel sud della Francia. Attorno al team ruotano corridori come Rebellin e Le Bon, atleti in cerca di rilancio e riscatto, dilettanti in cerca di avventura e purtroppo non tutti i problemi vengono risolti, visto che nelo scorso mese di settembre la squadra è stata costretta a rinunciare al Giro di Romania per problemi di visto. 

MATERIALE E QUATTRINI

Lo scorso anno, le biciclette sono arrivate alla vigilia della prima corsa europea, erano usate e in alcuni casi anche difettose, tanto da aver causato degli incidenti e cadute. Al punto che certi corridori hanno preferito usare materiale di loro proprietà o far riparare le bici a proprie spese. C’è poi chi ha denunciato di non aver ricevuto i rimborsi spese promessi - «Dicono sempre che i soldi ci sono, che i pagamenti arrivano e poi non è mai così» sostiene un testimone -, chi ha chiesto un contratto e non l’ha mai avuto, chi ha ricevuto solo una mensilità e poi non ha visto più nulla.
Aurignac replica: «Alcuni corridori, uno in particolare, ci ha detto che si sarebbe pagato tutto da solo E chi doveva avere dei soldi li ha avuti».

MALTRATTAMENTI

Corridori e membri dello staff parlano poi di conflitti violenti con i dirigenti del team: «Se non vai loro a genio, può essere molto complicato». E un corridore ha denunciato la famiglia Aurignac dopo essere stato convocato per uno stage, essersi trovato davanti a figlio, moglie, padre e due altre pesone che lo hanno pesantemente minacciato con frasi del tipo “Venite, portiaolo nel bosco” o “non sai dove dormirai stanotte” o “in ragazzi come te noi li chiudiamo in cantina” o “in certi ambienti, con quello che hai fatto, saresti in giro su una sedia a rotelle”. L’accusa era quella di non essere stato leale con il team, l’interrogatorio è durato ore con la moglie di Aurignac che in paio di occasioni ha posato grossi coltelli sul tavolo ripetendo minacciosa “da noi in Cambogia...”.
«Il fatto che ci sia una denunicia - replica Aurignax - non significa che sia vero quello che è stato denunciato. È tutta spazzatura». Sarà, ma l’inchiesta va avanti con ben due tribunali che se ne stanno occupando.

REBELLIN

Davide Rebellin ha conosciuto Aurignac quando militavano insieme nella Sovac nel 2018, esperienza che per il francese è durata solo due mesi perché «Non mi pagavano e mi hanno mancato di rirpsetto, quindi me ne sono andato».
Il veterano italiano spiega: «Mi aveva già contattato lo scorso anno, poi ho scelto la Meridiana Kamen Team. Ora mi ha detto che il team è cresciuto, mi ha proposto un calendario interessante di gare in Fracia, in Europa e in Asia e quindi ho accettato».

Nella foto dell’annuncio, che pubblichiamo in alto (tratta dalla pagina Facebook della Cambodia Academy), appare anche un telaio Hersh, azienda legata a Rebellin, ed è stato lo stesso corridore italiano ad aprire le porte del team a Le Bon. Ovvio che per i due ora c’è incertezza: Rebellin ha ricevuto la telefonata dell’organizzatore del Tour des Alpes Maritimes et du Var che gli ha detto di non poter invitare la squadra e Le Bon ha rifiutato la proposta di un’altra squadra visto che aveva già dato la sua parola ad Aurignac.
Accanto a loro sono arrivati due neoprofesionisti come il corridore di Guadalupa Christopher Lamaille, 21 anni (una vittoria regionale in tre anni da dilettante) e il trentenne Julien Pierra, ultima vittoria risalente al 2016.

CAMBOGIA

Il team è affiliato in Cambogia e come tale ha tesserato diversi atleti del Paese che supporta anche economicamente la formazione. Ma di arrivare in Europa per il momento non se ne parla, la squadra - dice una fonte della federazione cambogiana - parla di problemi dovuti all’emergenza sanitaria, ma i corridori sono delusi di questa esperienza che non decolla e la stessa federazione nutre dubbi sempre più evidenti sulla bontà dell’operazione.

LEGA E FEDERAZIONE

La Lega del Ciclismo Francese, pur con i limiti di competenza che deve osservare, conferma di seguire la situazione del team con grande attenzione. Il presidente Xavier Jan spiega: «Aldilà di eventuali comportamenti non corretti nei confronti di tesserati francesi, che potrebbero finire davanti alla Commissione di Disciplina, non credo che la nostra Federazione possa intervenire su un team di licenza straniera».
Ma dall’Uci fanno sapere: «Ci siamo mossi per avere informazioni dirette che ci permetteranno di interpellare la Federazione Cambogiana per assicurarci che il regolamento dell’Uci venga sempre rispettato. Se così non fosse, saranno prese le misure necessarie».

Affaire a suivre, direbbero gli amici francesi...

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