Era il bandito. Era l’anarchico. Era l’amico del campione, anzi, del Campionissimo, il primo Campionissimo della storia. Era il nemico pubblico numero 1. Era Sante Pollastro.
Sante, Santo, Santino: Sante. Pollastro, Pollastri: Pollastro. Sante Pollastro: quello di Novi Ligure, proprio come Costante Girardengo, quello della canzone scritta da Luigi Grechi e cantata da suo fratello Francesco De Gregori, quello dei furti e delle rapine, quello degli assassini di cassieri e carabinieri, quello che si rifugiò in Francia e fu catturato a Parigi, quello che fu rinchiuso nell’isola di Santo Stefano e graziato dal presidente Giovanni Gronchi, quello che tornò nella sua Novi e campò come ambulante vendendo stoffe, e forse contrabbandando sigarette.
Maria Angela Damilano ha scritto
“Sante Pollastro e le storie del Borgo” (Edizioni Epoké, 124 pagine, 14 euro),
dodici racconti ispirati alla vita del bandito, così come narrati in quella zona popolare, fatta di case e cascine, fuori dal centro storico, che oggi si chiama via San Giovanni Bosco.
Quando Sante rubava il carbone, quando sua sorella Carmela venne stuprata da un carabiniere, quando Sante fece giustizia di quella violenza, quando Sante – clandestino – scoprì i carabinieri in incognito dalle scarpe pulite, quando Sante – ricercato – si inteneriva con i bambini, quando Sante fu tradito da una donna,
quando Sante morì per un’ulcera allo stomaco e un anarchico si offrì di pagargli il funerale.
Sono storie di un secolo fa. La tortonese Damilano le rivive con affetto, con semplicità, con rispetto, con pudore, con senso di appartenenza a una comunità. Una lettura adatta anche ai bambini, e non solo quelli che oggi nel Museo dei Campionissimi scoprono come Novi Ligure fosse il centro del mondo ciclistico del primo Novecento, e come le vittorie di Girardengo e le vicende di Pollastro riempissero i titoli dei giornali e le voci del popolo. Sono storie per ricordare, per capire, per conoscere e per riconoscere, per riconoscere non solo la strada da fare a pedali, ma anche quella da accumulare nei sandali. Magari andando a esplorare la Cascina del Diavolo, che qualcuno chiama ancora “la Broccoletta” e qualcun altro “Cascina Torre”. Qui si era consumato quel conflitto a fuoco, il 25 novembre 1922, verso le 18.30, quando Sante Pollastro giurò vendetta. E qui era nata la sua leggenda.
Marco Pastonesi