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LE STORIE DEL FIGIO. LA PRIMA DI LUCA
dalla Redazione | 15/12/2016 | 07:21

Non ha certo bisogno d’illustrazioni particolari lo sviluppo e l’evolversi della carriera di tecnico dapprima e poi, a tutto tondo, di manager - ossia gestore di uomini e risorse -, nell’accezione più completa del termine, sovente abusato anche nel ciclismo (ma certamente non in questo caso), del milanese Luca Guercilena. Milanese, anche se nato a Lodi nel 1973, perché ha poi vissuto, fino al 2000, nel famoso quartiere meneghino di Baggio, non lontano dallo stadio Giuseppe Meazza-San Siro. Dal 2000 vive a Cassinetta di Lugagnano, nella prima cintura a ovest di Milano, in diretta prosecuzione da Baggio. La località, attraversata dal Naviglio Grande e con uno storico ponte in granito del 1600, è costellata da ville dei patrizi milanesi ed è diventata famosa fra i buongustai per l’Antica Osteria del Ponte di Ezio Santin, più volte insignita delle tre stelle Michelin.

Pianura, piattissima pianura, così come Baggio, dove Luca Guercilena, per dare sfogo alla sua passione per le due ruote, si iscrive fra i giovani della squadra della Unione Ciclistica Monti, una delle società di Baggio, emanazione di una bottega di ciclista di valore quale quella di Mario “Mariett” Monti, noto meccanico al seguito delle più importanti corse, attualmente gestita dalla terza generazione. A Baggio avevano sede anche le botteghe-officina di Giuseppe “Pepp” Magni, altro meccanico attivo nelle competizioni e la Cicli Gramaglia, specialista per le bici del ciclocross, molto legata a Renato Longo che visse anche qui il suo periodo milanese. Poi, negli anni 1970/1980, è stato il periodo dello squadrone della Nuova Baggio San Siro di patron Alcide Cerato.

Questo è il quadro ciclistico di Baggio ed è qui che agli inizi degli anni ’90 l’aspirante corridore Luca Guercilen, che frequenta, con notevole profitto, gli studi, si schiera con i colori della Cicli Monti, dopo vari allenamenti, alla sua prima gara. Il direttore sportivo è Roberto Croci, per tutti “Manetta”, per la sua eccellente abilità nel manovrare le manopole delle aste del biliardino. Piccola notazione a margine: con il medesimo termine, nel gergo milanese, in modo bonario, è indicato anche il manovratore del tram con il quale è “vietato parlare”, da sempre.

L’esordio in gara prevede un tracciato pianeggiante, senza difficoltà e, ricorda Guercilena, la categoria è quella degli allievi. A metà percorso circa la situazione di corsa è di un gruppo abbastanza numeroso in testa e, a inseguire, un plotoncino di sette-otto corridori fra i quali l’impegnatissimo Luca Guercilena, quasi neofita delle gare. Pedala sempre in testa, a tutta, del gruppetto inseguitore ma il vantaggio dei corridori al comando non diminuisce comunque. Il direttore sportivo della Monti, il “Manetta”, sporgendosi dall’ammiraglia, urla al suo pupillo “cambia”. E il corridore ubbidisce, diligentemente nella sua visione, mettendo mano al manettino del cambio e scalando il rapporto, continuando in testa. Passa poco tempo e Luca Guercilena è nuovamente affiancato dall’ammiraglia con il d.s. che, con tono più elevato della voce, gli rinnova il “cambia”. E Guercilena obbedisce ancora e smanetta.

Non passa molto tempo e l’invito di Croci a cambiare diviene perentorio, fra l’irato e il concitato. Il corridore cambia di nuovo il rapporto, mantenendosi sempre in testa al gruppetto, andando a blocco, al massimo delle sue possibilità. Per la quarta volta il direttore sportivo lo affianca e questa volta gli urla “fermes” con un tono e una gestualità eloquenti che non ammettono repliche. L’invito, anzi l’ordine, “fermes”, tradotto dal meneghino è “fermati”. Il giovane Guercilena aveva equivocato il senso delle esortazioni “cambia”, inteso come invito a fare tirare anche gli altri, a “girare” e alternarsi tutti in testa a tirare. Era però la prima corsa di un giovane ed emozionato corridore.

E’ forse da questo episodio, come sovente rammentano sorridendo ancora oggi Luca Guercilena e il suo primo direttore sportivo Roberto Croci, che l’attuale general manager della Trek-Segafredo, ha nutrito qualche dubbio sul suo avvenire quale corridore ciclista... Ha continuato a gareggiare, non per molto tempo in verità, con spirito “decoubertiniano”, l’importante è gareggiare, non vincere.
Probabilmente è stato perso un corridore (parolona dice Guercilena al proposito) ma, sicuramente, è cominciata la carriera di un giovanissimo e valente tecnico dapprima, cresciuto alla Mapei, alla scuola di Aldo Sassi, e che ha compensato con lo studio e l’applicazione scientifica, nel suo veloce percorso di crescita professionale che l’ha condotto, ancor giovane, a un ruolo dove esercita una leadership di specifico valore, a tutto campo, nello sport e nella vita, che gli è unanimemente riconosciuta.

E il “fermes” urlatogli dal suo d.s. e amico non ha avuto l’effetto connaturato al senso letterale ma, anzi, è stato un punto di partenza di un percorso d’eccellenza, articolato in vari settori e con differenti molteplici interessi, di specifico successo.

Insomma, Luca Guercilena ha disatteso il “fermes” del “Manetta”, il suo primo maestro di ciclismo, con il quale, comunque, è sempre in amichevoli rapporti nelle sempre più rare occasioni – “purtroppo”, dice Guercilena - che gli consentono di ritornare a Baggio, preso com’è dai suoi pressanti impegni e viaggi nei vari continenti di questo ciclismo globalizzato.
Con buona pace e successive orgogliose, soddisfazioni del “Manetta” non si è proprio fermato Luca Guercilena, anzi…

Giuseppe Figini

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