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CATTANEO. «PARTO DAL DESERTO, MA SOGNO IN ROSA»
di Giorgia Monguzzi | 12/02/2021 | 08:15

La stagione 2020 è stata brutalmente accorciata dalla pandemia, una vera annata da dimenticare e ne sa qualcosa Mattia Cattaneo che, oltre ad un calendario compresso e martoriato, ha dovuto vedersela con una frattura alle vertebre rimediata in seguito ad una terribile caduta al Giro dell’Emilia ad inizio agosto. Così, in un amen, addio Giro d’Italia, un lungo mese di recupero e poi la Vuelta dove si è distinto sull’arrivo di Aramon Formigal e nell'unica tappa a cronometro. Per il bergamasco del team Deceuninck è però tempo di ripartire e dopo una buona preparazione vuole prendersi un bel po’ di rivincite durante questo 2021.

Il 2020 è stato difficile, forse per te lo è stato ancora di più…
«L'incidente al Giro dell’Emilia è stato tremendo, mi ha costretto per 3 settimane a letto e ho dovuto rinunciare al Giro d’Italia, mi sono allenato per una ventina di giorni e poi ero già al via della Vuelta. Ora penso di aver recuperato circa l’85-90%, non ho più forti dolori e non ho problemi a stare in sella, ogni tanto però dopo diverse ore inizio a risentirne, soprattutto a livello muscolare. Fortunatamente non limitano le mie prestazioni atletiche, più che altro è un grande fastidio».

E nonostante la frattura hai disputato una super Vuelta…
«Ripartire dopo così poco tempo mi sembrava veramente impossibile, invece non solo ero al via ma ho fatto dei buonissimi risultati, ho stupito tutti quanti, ma soprattutto me stesso. Prima dell’infortunio avevo portato avanti una preparazione serrata per essere alla corsa rosa nel migliore dei modi, peccato che sia andata così, ma ho dimostrato che se ci si allena bene si viene sempre  ripagati»

Tra poco scatterà anche per te la stagione 2021, come sta procedendo la preparazione?
«Ho fatto un ottimo inverno e penso di essermi preparato molto bene, a gennaio con la squadra abbiamo svolto un ritiro e ho avuto delle buone sensazioni, ora manca solo partecipare alle gare ed ottenere dei risultati; sempre se riusciamo a cominciare, ormai è diventata una situazione pazzesca e surreale. L’anno scorso in questo periodo avevo già corso in Australia e avevo un po’ di giorni di gara nelle gambe e invece ora devo continuare a rimandare il mio debutto,  avrei dovuto iniziare con la Valenciana, ma nulla da fare, cancellata pure quella. La mia prima gara in programma sarà l’Uae Tour dal 21 al 27 febbraio, ma ora come ora bisogna solo incrociare le dita e toccare ferro».

L’Uae Tour sarà una corsa con un parterre veramente prestigioso…
«Mi piace correre in quelle zone perché il deserto ha un non so che di affascinante, anche se dopo quello che ci è successo l’anno scorso, 10 giorni bloccati in hotel, il mio idillio è un po’ caduto. Quest’anno siamo un po’ tutti sulla stessa barca, tra una cancellazione e l’altra anche i grandi campioni sperano in questa occasione per dare finalmente il via alle danze».

Dopo l’Uae Tour quale sarà il tuo programma?
«Ormai programmare con certezza diviene sempre più impossibile, ma se tutto va secondo i piani dovrei proseguire con Parigi-Nizza, Giro dei Paesi Baschi e Romandia. Poi c’è il Giro, in realtà la squadra non ha ancora fatto le convocazioni ufficiali, ma dovrei essere al via al fianco di Remco Evenepoel che l’anno scorso non ha nemmeno potuto provarci».

Nei giorni scorsi l’Uci ha rilasciato un documento che riporta alcuni provvedimenti come il divieto della “posizione alla Froome” in discesa e quella da crono nelle gare in linea. Cosa ne pensi?
«L’Uci ha preso queste decisioni per una ragione di sicurezza e da questo punto di vista le do pienamente ragione, sono un corridore serio e sicuramente le rispetterò; però devo dire che non sono totalmente d’accordo, è un po’ come limitare la nostra libertà di movimento. Io raramente affronto le discese con quella posizione, ma molti atleti lo fanno ormai in automatico e dover pensare che ora certe cose sono vietate diventa un problema in più. Nel documento ci sono indicazioni anche riguardanti le transenne, è un primo passo ma secondo me non è abbastanza, sono tante le azioni ancora da fare, come eliminare gli arrivi in curva, sul ciottolato e gli spettatori che si sporgono con il telefonino».

In passato ti è già capitato di essere compagno di squadra di un campione del mondo quando militavi nel team Lampre, questa volta sarai al fianco di Alaphilippe. Com’è avere una maglia iridata in squadra?
«Sono dell’idea che correre con un campione del mondo sia un valore aggiunto per la squadra, è un’esperienza gratificante e bella. È come se in qualche modo tutti noi venissimo risucchiati nella sua aura e fossimo spronati a dare qualcosa in più. Julian poi è veramente un personaggio, si merita di indossare la maglia iridata e sa come comportarsi, ha una grinta incredibile, è fantastico e come ha dimostrato anche ieri nella prima tappa del Tour de Provence, quando c’è la possibilità di dare una mano ad un compagno non si tira mai indietro».

Ti sei già dato un grande obiettivo per questa stagione?
«In realtà è difficile sceglierne solo uno perché la motivazione è veramente alta. Spero di mettere a frutto la grande preparazione di questi mesi e di avere la possibilità di essere al via di un grande giro per fare da supporto a un giovane talentuoso, come Evenepoel o Almeida, e intanto di ritagliarmi uno spazio per dire la mia. Sono ancora alla caccia della mia prima vittoria nel World Tour, nel 2019 al Giro ci sono andato veramente vicino e devo ammettere che ho ancora un conto in sospeso con la corsa rosa».

A proposito di Giro, il percorso non è ancora stato presentato, ma secondo le indiscrezioni la corsa rosa dovrebbe fare tappa proprio a Bergamo…
«Il Giro è una corsa che amo, forse la mia preferita, pensare che possa arrivare sulle strade di casa mi dà una motivazione in più. E poi c’è anche il Lombardia che ha un posto nel mio cuore, l’anno scorso non ho potuto partecipare e voglio assolutamente rimediare. Spero però che ritorni al suo ruolo di “classica delle foglie morte”, vederla al giorno di ferragosto è stato strano, forse troppo».

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