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MARECZKO. «PRIMA DIVENTO PAPA', POI VOGLIO LA TAPPA DI UN GRANDE GIRO»
di Francesca Cazzaniga | 17/12/2020 | 08:10

In questa stagione così complicata Jakub Mareczko è riuscito a portare a casa tre vittorie di tappa, ottenute al Giro di Ungheria dove ha conquistato anche la maglia a punti, raggiungendo quota 55 successi all’attivo. Tra i sui piazzamenti di rilievo, anche un terzo posto ed una top five alla Vuelta di Spagna.

Per il 26enne bresciano di origine polacca - vive in Italia da ormai ventun’anni - il 2021 si annuncia un anno molto importante e ricco di emozioni: a febbraio nascerà Alexander, il suo primogenito, mentre Jakub tornerà a difendere i colori della Vini Zabù Brado KTM di Angelo Citracca e Luca Scinto, squadra che già lo ha fatto passare professionista nel 2015 e lo ha lanciato nel World Tour con il passaggio alla CCC.

«Dopo due anni torno a casa, in quella che da sempre considero la mia seconda famiglia. Tra le varie vittorie che ho ottenuto insieme alla Vini Zabù Brado ce n’è una che mi manca in particolar modo, ed è quella di tappa in un Grande Giro, che spero di poter già portare a casa la prossima stagione. Sono molto contento di tornare in una squadra che anche in passato mi ha dato molta fiducia e morale, credo di essere cresciuto come corridore e spero di poter onorare al meglio i colori della mia squadra».

Jakub, com’è andato questo finale di stagione?
«È stato molto diverso, veloce e con tanto stress. Ci sono state tante gare concentrate in poco tempo e tutti volevamo giustamente dare il cento per cento, non è stato un finale di stagione semplice da gestire. Quando sono tornato a casa dopo la Vuelta ho pedalato ancora una settimana facendo qualche ora in modo tale da arrivare a staccare in modo graduale. Mi sono fermato completamente per tre settimane, mi sono riposato e ho ricaricato le batterie prima di ricominciare con un po’ di bici, mountain bike e qualche ora in palestra».

Alla Vuelta durante l’undicesima tappa ti sei ritirato. Come mai?
«Per un velocista la Vuelta non è mai una corsa semplice, non sono arrivato a Madrid perché avevo già in programma di concludere prima la mia stagione per poi cercare di prepararmi al meglio in vista del 2021».

Durante l’off-season hai riscoperto qualche hobby?
«Mi piace molto la moto da enduro e così ho fatto qualche giretto, un po’ di passeggiate vicino a casa e grazie alla mountain bike ho riscoperto qualche percorso che da tempo non affrontavo».

Se dovessi darti un voto per questa stagione...
«Mi darei un sette perché non ho vinto abbastanza. Speravo di centrare una tappa alla Vuelta ma non ci sono riuscito».

Il primo appuntamento con la squadra?
«C’era in programma una trasferta in Svizzera di quattro giorni, ma viste le restrizioni in vigore la squadra ha preferito rimandare. Probabilmente a gennaio andrò in Spagna al caldo con un gruppo ristretto di compagni per preparare al meglio la stagione».

La squadra ha costruito un progetto intorno a te: sarà motivo di maggior pressione?
«Assolutamente no, sono molto felice che sia così. La Vini Zabù Brado è una squadra che mi ha sempre dato molta fiducia e questa è una nuova dimostrazione. Per me è una motivazione in più ed anche il morale è alto».

Senti di essere cresciuto dopo aver corso due anni in una formazione World Tour?
«Sicuramente sì. Quella di quest’anno è stata una stagione difficile per tutti ma voglio ringraziare il Team CCC perché non mi ha fatto mai mancare nulla. Sono stati due anni importanti nella mia carriera, sento di essere cresciuto anche grazie alla possibilità che ho avuto di essere al via di corse che mi hanno fatto fare molta esperienza, che sono certo mi servirà in futuro».

Dopo sei stagioni da professionista qual è il sogno nel cassetto?
«Vincere una tappa in un Grande Giro. Ci sono andato vicino più volte ma non ci sono ancora riuscito e questa cosa non mi fa dormire la notte».

Nato in Polonia, ma cresciuto in Italia. Hai il doppio passaporto?
«Sì, ho la doppia cittadinanza, ma ho sempre gareggiato per l’Italia».

Non hai mai pensato di difendere i colori della Polonia?
«Sinceramente no, mi sono trasferito in Italia quando avevo solo cinque anni, sono cresciuto qui e questa per me è casa mia».

Hai mai pensato a cosa avresti fatto nel caso in cui non fossi stato un corridore?
«Bella domanda. Sinceramente non ci ho mai pensato, ma credo che se non avessi seguito la strada dello sport ad alto livello avrei continuato a studiare per poi specializzarmi in elettronica».

A febbraio nascerà il tuo primo figlio: seguirà le orme del papà?
«Mi piacerebbe moltissimo e potrei anche insegnarli qualcosa. Ma è giusto che sia lui a scegliere. Vedremo..».

E mamma Elena è d’accordo?
«Sì, anche la mia compagna quando era piccola ha corso per otto anni in bici e quindi anche lei è molto legata a questo sport».

Siamo vicino alle festività natalizie. Che cosa ti piacerebbe ricevere come regalo?
«Mi auguro che tutto possa andare per il meglio con la nascita di nostro figlio Alexander ad inizio febbraio».

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