In Italia è necessario un cambiamento culturale, chi si occupa di mobilità sostenibile lo ripete da tempo. Lo ha ricordato lunedì sera anche l’architetto Matteo Dondè – esperto di mobilità ciclistica, sicurezza stradale e riqualificazione dello spazio pubblico – in un dibattito promosso dall’Amministrazione comunale di Parma e trasmesso in streaming sui social.
«Nelle città italiane la strada è ancora considerata proprietà esclusiva dell’automobile – ha dichiarato Dondè – ma, al contrario, è il luogo pubblico per eccellenza. Bisogna redistribuire questo spazio e renderlo fruibile a tutti.»
Come fare a rendere la strada un luogo inclusivo e sicuro? L’esperto ci fornisce una risposta: «Ridurre la velocità delle auto in ambito urbano – ha argomentato – ci aiuterebbe a muoverci in maniera più efficiente, recuperando la sicurezza stradale ed incentivando così, tra le altre cose, la mobilità pedonale e l’uso della bicicletta.»
Approfondendo maggiormente il tema della ciclabilità l’architetto ha sottolineato come stiano diventando importanti le bike lane, le corsie ciclabili: «È una soluzione ancora poco usata nel nostro Paese perché abbiamo sempre considerato le strade pericolose: per la nostra cultura non basta una linea per mettere in sicurezza il ciclista. In realtà i dati ci raccontano che non è così – ha proseguito Dondè – il 90% degli incidenti che coinvolge i ciclisti, ed anche i pedoni, avvengono agli incroci. Il tema non è quindi la separazione ma la sicurezza agli incroci».
Il relatore ha poi citato uno studio condotto in Svizzera che, con dati raccolti in vent’anni, ha messo a confronto la sicurezza su una bike lane e su una pista ciclabile separata: «Stare su una corsia ciclabile, e quindi in strada, è più sicuro che rimanere sulle piste ciclabili costruite su marciapiedi. Rimanendo in strada il ciclista è maggiormente visibile alle automobili che svoltano o fanno manovra di immissione. Secondo i dati, stando su una pista ciclabile separata si ha un rischio di investimento di tre volte maggiore rispetto a quello che si ha pedalando in una bike lane. Il rischio diventa di dodici volte maggiore se si prendono in considerazione i dati di una pista ciclabile separata bidirezionale».
L’architetto Dondè ha ricordato come le bike lane abbiano dimostrato ovunque di funzionare e come i costi di realizzazione siano bassi. Per concludere il proprio intervento ha poi citato lo slogan della Fondazione Scarponi: «La strada è di tutti, a partire dal più fragile».
Durante la conferenza il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti, assieme a Tiziana Benassi e Ines Seletti, rispettivamente assessore alle Politiche di sostenibilità ambientale e assessore alla scuola hanno presentato i progetti che la città ducale vuole portare avanti per una mobilità sostenibile: dal bike sharing – anche con bici a pedalata assistita – ai monopattini, dalla revisione dei tratti ciclabili, all’istituzione di “Zone 30” e “Zone 20”.
Inoltre, Paolo Pinzuti, esperto di comunicazione e bike economy, ha dato il suo contributo al dibattito ponendo l’accento sugli aspetti economici del cambio di mobilità urbana. Interessanti i dati forniti sul tasso di motorizzazione italiana: il nostro Paese ha il maggior numero di automobile pro-capite in Europa. È quindi evidente come il traffico automobilistico, gli ingorghi stradali e l’inquinamento siano problematiche di prim’ordine da non sottovalutare e come investire in una mobilità più sostenibile per il futuro sia molto importante.