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CHICCHI. «SAMUELE, CHE EREDE»
di Francesca Cazzaniga | 30/10/2019 | 07:05

Da Chicchi a Battistella, che è quasi la stessa cosa, nel senso che vincono la stessa maglia - quella iridata - nella stessa categoria a di­stanza di diciassette anni e l’ultimo italiano a vestirla è stato proprio Francesco Chic­chi, che oggi guida in ammiraglia Samuele Battistella, il neo campione del mondo.

Chicchi come coach, come fratello mag­­giore, maestro, punto di riferimento e anello di congiunzione. Chicchi come ispirazione e quella maglia con i colori dell’arcobaleno a fare da testimone.
Francesco Chicchi è nato a Camaiore il 27 novembre 1980: sin da Under 23 si è rivelato un velocista di talento, capace di conquistare corse di rilievo come la Popolarissima, la Vicenza - Bionde e due tappe al Giro Baby fino all’acuto più importante: il Campio­nato del Mon­do Under 23 conquistato a Zolder nel 2002. Fino a venerdì 27 settembre era l’ultimo italiano a riuscire nell’impresa tra gli Under 23 e a succedergli è stato proprio un suo ragazzo, Samuele Battistella: come dire che il titolo ri­mane in famiglia...

Dopo l’acuto mondiale, Francesco è stato buon professionista dal 2003 al 2016 (36 le sue vittorie nella massima categoria) e dal gennaio scorso ha iniziato una nuova avventura in ammiraglia come direttore sportivo del Team Dimension Data for Qhubeka Conti­nen­tal.

Francesco, torniamo con la mente alla volata mondiale: da velocista come giudica lo sprint di Samuele Battistella sul rettilieno iridato?
«Direi non bene. Anzi... molto male. Conosco bene Samuele e con le sue doti la volata sul traguardo di Harro­ga­te avrebbe dovuto vincerla a mani bas­se e invece si è fatto sorprendere in partenza con un rapporto, secondo me, troppo lungo, perdendo quindi quasi un metro e mezzo che in volata è stato fatale».

Come ha seguito la vicenda della squalifica di Eekhoff?
«Mi viene male a ripensarci. Ho passato un’ora tremenda e... ho ancora i brividi. Era come essere in volata, le stesse sensazioni. Avevo il cuore a mille, sudavo e non avevamo notizie. Poi, quando finalmente è arrivata la decisione della giuria, è stata come una liberazione. Se ci ripenso mi viene da piangere. All’inizio non si capiva nemmeno bene il motivo della squalifica: fosse stato solo per il traino di borraccia mi sarebbe sembrato ec­cessivo… ma quan­do l’Uci ha diffuso il filmato ab­biamo visto che quel lungo tratto a una velocità di 80 all’ora in scia all’ammiraglia ha aiutato sicuramente un rientro non regolare».

Battistella oro. Qual è stato il tuo primo pensiero?
«Ordinare le magliette di campione del mondo... Scherzo, in realtà il mio pri­mo è pensiero è stato solo ed esclusivamente per lui. Per tutto quello che ha passato in questa stagione: alti e bassi, come il ritiro dal Giro d’Italia. Era ve­ramente giù di morale… Samuele è stato davvero molto bravo a riprendersi nel migliore dei modi per arrivare preparato a questo appuntamento così importante. Nel corso dei mesi, passo dopo passo, con dedizione e sacrificio è tornato in una buona forma. Ed è sta­to ripagato. E la vittoria mondiale è stata la ciliegina sulla torta».

Ha sentito Samuele? Cosa vi siete detti?
«Non l’ho chiamato subito. Gli ho mandato un messaggio quello sì, ma era giusto che si godesse il momento con le persone lì presenti ed i compagni di avventura. Ci siamo sentiti con calma in tarda serata: era felice quanto me ed è stato bellissimo sentirlo così. Sono emozioni impagabili. Penso sinceramente che non abbia ancora realizzato quel che ha fatto, come giusto che sia. Mi ha ringraziato, ma lo sentirò con calma nei prossimi giorni e avrò modo di parlarci con più tranquillità».

In vista del Mondiale U23 quali erano le aspettative?
«In realtà i nostri corridori sono andati con lo scopo di aiutare Dainese ma poi la corsa si è trasformata. Sia Samuele che Alexander (Konychev, ndr) hanno fatto un ottimo lavoro. Quando è in corsa, Samuele sa bene quello che fa. È un ragazzo molto motivato. Stava be­ne, questo lo sapevo. Ma se alla vigilia della corsa avessi detto: “oggi il mondiale lo vin­ce Battistella” la risposta di tutti sarebbe stata: “mi sa che non capisci niente di ciclismo”».

Battistella nella prossima stagione approderà nel World Tour. Cosa pensa di questo suo passaggio nel mondo dei grandi?
«Samuele sicuramente nei prossimi an­ni sarà uno dei corridori di riferimento per il ciclismo italiano. È pronto sia a livello fisico che mentale. È un ragazzo giovane, molto inquadrato e concentrato su ciò che fa. Per lui la bici non è solo lavoro, ma anche tanto divertimento».

In questo Mondiale il Team Di­mension Data ha portato tanti giovani ragazzi…
«Avevamo ben cinque corridori. Era un grande obiettivo e lo abbiamo raggiunto. Nessuno credeva che in così poco tem­po si potesse fare così tan­to…».

Com’è stato il suo primo anno da direttore sportivo?
«Le dico la verità, è stato facile. Perché quando arrivi in una squadra e ti trovi dei giovani talenti, tutto diventa più facile. Le faccio un esempio: se hai Moz­za­to e ci sarà una volata, sei sicuro di arrivare nei primi tre e quindi il risultato c’è. In questo mio primo anno da diesse abbiamo vinto il campionato italiano a cronometro U23 con Matteo Sobrero, che il prossimo anno passerà tra i professionisti, e poi… il Mon­diale. Penso che il direttore sportivo abbia un ruolo si­curamente importante ma non fondamentale, alla fine le gambe le mettono i ragazzi. Anche se, le confesso che mi piacerebbe essere sulla bicicletta con loro… ma quello che posso fare, adesso che ho appeso la bici al chiodo, è correggere eventuali loro errori e spronarli a fare sempre meglio».

Che tipo di ragazzo è Samuele?
«In bici Samuele è una persona molto determinata e concentrata su ciò che fa. Sceso dalla bicicletta fa anche delle “bischerate” co­me tutti i ragazzi della sua età. Ridiamo e scherziamo: è un ragazzo mol­to socievole. Mi trovo bene con lui».

L’Italia non vinceva il titolo U23 da 17 anni, da quel 2002 in cui sul gradino più al­to del podio c’era lei. Qua­li sono state le sue sensazioni?
«Mi ha riempito il cuore vedere Samuele indossare quella maglia, che rimarrà nella storia. È stata una vittoria meritata, la sua».

E lei cosa ricorda del suo grande giorno?
«Mi ricordo che quell’inverno post mon­diale… non ero mai a casa, ogni sera avevo qualche festa o evento. Sono ingrassato 8 chili - dice ridendo -. So­no emozioni difficili da de­scrivere e trasmettere. Quello che è certo è che comunque vada la tua car­riera, avrai per sempre la maglietta di campione del mondo a casa».

Si rivede in Battistella?
«Sinceramente no. Lui è molto più concentrato di me sul ciclismo rispetto a quanto lo fossi io ai tempi. Io abitavo al mare, avevo più distrazioni...».

da tuttoBICI di ottobre

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