Come faceva Loredana Bertè? Alberghi chiusi, manifesti già sbiaditi di pubblicità, macchine tracciano solchi su strade dove la pioggia d'estate non cade... A Cattolica no. Qui ti accorgi subito che il mare d’inverno non è un film in bianco e nero. A colpirti sono le divise colorate di otto ragazzi in bicicletta. Fra loro parlano una lingua nuova e mai sentita, fatta di veneto profondo e di siciliano stretto. Sono diretti verso la collina. A Gradara, dove passeranno davanti al castello di Paolo e Francesca e qualcuno metterà fuori la testa dall’ammiraglia per raccontargli di quell’amore tragico cantato per l’eterno nella Divina Commedia. O magari a Tavullia, dove oltrepasseranno il cartello del paese con sotto il «46», e questa volta nessuno avrà bisogno di ricordare loro che quella è la casa di Valentino Rossi. Hanno sedici anni, quattro di loro corrono per il Team Nibali di Messina, gli altri quattro per il Gs Caneva Nibali.
Dal profondo Friuli di Caneva al profumo dolce e agrumato di Messina ci sono novecento chilometri e le due squadre si sono trovate a metà strada (in senso ideale: la realtà è che la Sicilia è più lontana ma come dice Lillo La Rosa, «l’andata è stata lunga, ma a scendere sarà tutta discesa»). Chiamiamolo pure stage, ma insomma è un modo per scambiarsi pezzi di vita, di esperienza e perché no di futuro. E tutti si ritroveranno qui fra meno di tre mesi per un evento unico: la quarta edizione della Granfondo Nibali sarà una «Special edition» della Granfondo Squali di Cattolica e Gabicce: 145 chilometri con 2400 metri di dislivello per la granfondo, 80 chilometri e 1250 metri di dislivello per la mediofondo. Si correrà il 13 maggio, ma Filippo Magnani - che ha inventato tutto quanto - ha allestito un programma fitto che durerà tutto il fine settimana, da venerdì 11 fino al clou della Granfondo. Ci sarà, si capisce, anche Vincenzo Nibali.
Per adesso Enzo è sulle divise colorate dei ragazzi: c’è il suo nome, e c’è lo squalo. Perché proprio dagli squali nasce questo gemellaggio: Nibali è lo Squalo dello stretto, e la granfondo di Cattolica si chiama Squali per via dell’acquario, il più grande dell’Adriatico (la star è uno squalo toro di 150 chili che risponde al dolce nome di Brigitte), e insomma il legame c’era già, bastava solo incontrarsi.
Dopo l’allenamento, fermata al supermercato a fare la spesa, e poi di corsa nella cucina del residence a preparare la cena per tutti, sotto la supervisione dei dirigenti. Il presidente Michele Biz e il diesse Marco D’Urbano per il gruppo di Caneva. Il team manager Lillo La Rosa e il direttore sportivo Pippo Cipriano, con Piero Bonarrigo, per la squadra siciliana. Cipriano da queste parti è di casa perché correva nella Rinascita Ravenna. La Rosa è di casa in tutto il mondo, senza eccezioni. E a tavola si racconta come sia nata l’idea di Vincenzo di correre il Fiandre, «a cena, come se fossimo adesso, qui», e di come il prossimo passo verso la leggenda, fra un anno, sarà magari la Parigi-Roubaix. Ai ragazzi brillano gli occhi a sentir raccontare le corse del mito, e a fine cena torneranno nelle loro stanze e riaccenderanno i loro smartphone che li tengono in contatto col mondo. Niente discoteca, anche se siamo in Romagna e fuori ci sarebbe soltanto da scegliere: i dirigenti accompagnatori sono rigorosi, e ridono alle trasgressioni dei loro ragazzi. «Ieri hanno fatto a cuscinate, e ci hanno mandato il video sui telefonini». Una specie di confessione. Che piacerà a Vincenzo Nibali, che ha voluto una squadra di ragazzi col suo nome per creare opportunità che vadano oltre il ciclismo: i ragazzi devono andare bene a scuola, perché il futuro vero si costruisce lì, ed essere prima di tutto educati e rispettosi.
Poi, com’era la canzone?, passerà il freddo, e la spiaggia lentamente si colorerà, la radio e i giornali, una musica banale si diffonderà. Maggio è fra un attimo.
Alessandra Giardini