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ULTRACYCLING. Presentata l'edizione 2015
dalla Redazione | 10/02/2015 | 07:46

“Ci vorrebbe Bottecchia. O Binda. Gente abituata alle salite, alle strade bianche. Ma quei ciclisti non ci sono più, bisognerebbe fabbricarli. Questa è una sfida che fa spavento. Un traguardo che, solo a pensarci, ti manda in crisi. Una cosa da matti”.

Vito Favero, il ciclista trevigiano dei tempo eroici (secondo al Tour de France 1958 e vincitore di due tappe al Giro d’Italia), scomparso a maggio dell’anno scorso, non ha fatto a tempo a vedere il debutto dell’Ultracycling Dolomitica. Ma Giorgio Bosi, Roberto Picco e Roberto Bianchin, gli organizzatori dell’Asd Nova Virtus, hanno voluto rendergli omaggio, iniziando la presentazione dell’Ultracyling Dolomitica 2015 con le immagini dell’incontro che ebbero con Favero, quando andarono a presentargli, in anteprima, il progetto di un’ultramaratona in bicicletta che scalasse i principali passi montani e dolomitici di Nordest.

Favero rimase stupito, anche scettico, di fronte all’idea, ma nei suoi occhi balenò subito il senso della sfida. Che poi è l’essenza del ciclismo di ogni epoca.

“Conoscere i propri limiti e provare a superarli: questo mi ha insegnato mio papà”, ha detto un’emozionata Tiziana Favero, la figlia del ciclista, sul palco del teatro Francesconi, a Cordignano, dove sabato sera si è alzato il sipario sull’edizione 2015 di quella che è stata definita la “corsa più dura al mondo”

Ultracycling Dolomitica significa 606 chilometri in bicicletta, sedici passi da scalare, 16 mila metri di dislivello da affrontare nell’arco di ventiquatt’ore o poco più. Un percorso che, incorniciato dalle montagne, attraverserà sei province (Treviso, Vicenza, Belluno, Trento, Bolzano e Pordenone) e 76 Comuni.

Quando, nel 2013, i ragazzi dell’Asd Nova Virtus gli presentarono il progetto, Favero rimase sorpreso: “Ma quanto tempo gli date? Due giorni? Ecco, con una notte di riposo sarebbe già più facile, ma per me resta una sfida impossibile”.

Per capire meglio l’evento, ci sono anche le parole di Maurizio Barbolini, uno dei protagonisti della prima Ultracycling Dolomitica, quest’anno impegnato al fianco dell’organizzazione nel gestire il passaggio dei ciclisti in Val di Fiemme. “Sul Pordoi mi sono fermato e ho buttato la bici sul prato. Non volevo più saperne: mente e fisico non rispondevano più”.

Dedicata a Favero, l’Ultracycling Dolomitica 2015 sarà valida come seconda e ultima prova del Campionato Nazionale UIC, sotto l’egida di Acsi Italia, e come tappa qualificazione alla Race Across America, l’ultramaratona ciclistica più famosa degli Stati Uniti. L’obiettivo sta catturando un numero crescenti di appassionati, un po’ in tutto il mondo, e c’è una sfida che va oltre le 16 scalate dell’Ultracycling Dolomitica: “Far crescere il movimento dei partecipanti alle ultramaratone ciclistiche sulla scia di quando sta accadendo all’estero. Per questo abbiamo previsto la possibilità di partecipare in team da due o quattro persone. Una fatica condivisa è più accettabile”, ha detto Paolo Laureti, l’organizzatore della prima delle due prove del campionato italiano, in programma in primavera in Italia centrale.

Sabato sera, a Cordignano, c’era anche il presidente del Comitato provinciale della Federciclismo, Ivano Corbanese, segno che anche la Federazione guarda con crescente interesse ad eventi di questo tipo. Roberto Campagna, sindaco di Cordignano, ha sottolineato l’importanza dell’Ultracycling Dolomitica per un territorio in cui il ciclismo è una passione condivisa. E il vicesindaco di San Pietro di Feletto, Giorgio Comuzzi, ha ricordato una delle principali novità dell’evento del prossimo settembre: il passaggio sul Muro di Ca’ del Poggio, dove il Giro d’Italia è ormai di casa.

L’Asd Nova Virtus ha avviato una collaborazione con l’università di Udine che, in occasione dell’Ultracycling Dolomitica, effettuerà sugli atleti una serie di test ed esami.

Appuntamento a Cordignano il 4 settembre. Per dirla con l’assessore provinciale allo Sport, Paolo Speranzon, “chi partecipa ad una gara di questo tipo, vince sempre”. Pensando al Grappa e al San Pellegrino, al Fedaia e al Pordoi, al Giau e allo Staulanza, difficile dargli torto. 

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