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MATTIA CATTANEO E L'EMOZIONE DI UN GRANDE DEBUTTO
di Giorgia Monguzzi | 25/06/2021 | 16:39

Mattia Cattaneo sta attraversando un periodo di forma strepitoso, dopo le ottime prestazioni al Tour de Suisse ed ai campionati italiani è pronto ad affrontare il primo tour de France della carriera. Mentre in Italia stiamo facendo i conti con un caldo record, il bergamasco del team Deceuninck Quick Step nel fresco clima di Brest sta facendo i conti con la grande emozione e la responsabilità di essere uno degli uomini più importanti del campione del mondo - «quest’anno correrò completamente al servizio di Julian Alaphilippe» - ci dice Mattia mentre ci racconta i suoi piani e le sue speranze per la grande Boucle.

Sei al debutto al Tour de France, ci racconti la tua emozione?
«Sono parecchio emozionato anche se per un italiano il Giro resta il Giro. In questi giorni in Francia sono uscito pochissimo dall’hotel, non so bene cosa ci sia fuori, ma mi rendo conto di essere parte di qualcosa di gigantesco. Ho sempre visto il Tour come la grande corsa a tappe di un paese straniero, da bambino lo seguivo in televisione negli anni di Pantani, Ullrich ed Amstrong, non ho mai avuto l’occasione di vederlo sulle strade, sarà tutto molto nuovo. Sicuramente sarà diverso rispetto alla corsa rosa, qui so che c’è più nervosismo, nelle prime tappe tutti vogliono restare davanti, scoprirò come andrà solo vivendo».

Nelle ultime gare hai colto degli ottimi piazzamenti: com’è la tua condizione?
«La condizione è assolutamente buona, sono molto soddisfatto di come mi presento al via. Quando ho saputo di essere tra i papabili per la convocazione ho cercato di creare con il mio preparatore il miglior percorso possibile. Sono uscito molto bene dal Tour de Suisse e ai campionati italiani ho avuto le risposte che cercavo, non potrei chiedere di meglio».

Quale sarà il tuo ruolo in queste tre settimane?
«Mi presento al via con lo scopo primario di aiutare la squadra e il mio capitano Alaphilippe. Julian ci tiene molto a questa corsa a tappe, è nella sua Francia e ancor di più quest’anno che indossa la maglia iridata. Già nel 2019 era andato fortissimo indossando la maglia gialla per diverse tappe, quando arriva alla Grande Boucle diventa ancora più forte. Questa volta c’è la possibilità di prendere la maglia da leader già nella prima tappa, sicuramente non vorremo perdere questa occasione».

Sull’arrivo di Landernau il vostro lavoro sarà assolutamente fondamentale…
«Penso che mai come questo anno ci sarà battaglia già nella prima tappa. La prima maglia gialla fa gola a tutti e i favoriti sono veramente in tanti, inoltre anche gli uomini di classifica faranno di tutto per stare davanti e non perdere secondi preziosi. In questi casi la squadra è fondamentale, dobbiamo riuscire ad arrivare ai piedi della salita finale portando Julian nella migliore posizione, ma sono sicuro che non sarà affatto facile: mi immagino che i direttori sportivi abbiano detto a chiunque la stessa cosa, sicuro ci sarà da scannarsi».

Era dal 1983 che al via del Tour non c’erano così pochi italiani, non è strana come cosa?
«È brutto essere così in pochi, ma penso che questo sia anche il riflesso della situazione che sta vivendo il nostro ciclismo. Ormai il numero dei ragazzi italiani nel World Tour sta calando, non ci sono squadre italiane di prima fascia e anche nelle categorie giovanili ci sono sempre meno bambini che salgono in bici. Molti gridano allo scandalo dicendo che il ciclismo in Italia stia morendo, non è assolutamente così, è il mondo che sta cambiando, certo, forse l’italiano non è più la lingua del ciclismo come lo era qualche anno fa, ma comunque possiamo dire di avere nella nostra nazione dei campioni e  nuovi talenti pronti ad arrivare».

La tua squadra resta comunque quella con più italiani, siete in due: tu e Davide Ballerini.
«Ballerini è un grande amico, abbiamo corso insieme all’Androni ed è bellissimo condividere insieme questo debutto. Avere un altro italiano in squadra è come sentirsi a casa, soprattutto nei momenti con più tensione ha tutto un altro sapore scherzare nella propria lingua. Devo dire che però in squadra con l’italiano siamo ben assortiti, Cavendish lo parla fluentemente e molti membri dello staff sono nostri connazionali o lo parlano bene, lo stesso Lefevre sa l’italiano alla perfezione. Diciamo che siamo una squadra belga, ma che sotto sotto ha molta italianità».

Hai già iniziato a girarti attorno per trovare la squadra più forte?
«Come ogni anno il livello dei partecipanti al Tour è veramente alto. Sicuramente per la generale il nome più papabile è Pogacar che punta a fare doppietta, ma tra le squadre penso che sia da tenere d’occhio la Jumbo Visma, sulla carta hanno Roglic come capitano, ma hanno altri uomini fortissimi come ad esempio Vingegaard. Il Team Ineos è il più attrezzato, hanno nell’organico dei pezzi da novanta che hanno già vinto le grandi corse a tappe, in montagna prenderanno in mano loro le operazioni;  ci sono 4 potenziali capitani in squadra, ma sono sicuro che già dopo le prime due tappe capiremo da chi dovremmo guardarci le spalle».

Sulle grandi montagne vedremo scattare anche Mattia Cattaneo?
«Per il momento penso ad aiutare Julian e la squadra e poi mai dire mai, se c’è l’occasione posso provare ad inventarmi qualcosa. Dopo tutto siamo al Tour, tutto può succedere».

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