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LE SCUSE DI ULLRICH, IL SILENZIO DEL SUO MONDO
di Fiorenzo Alessi | 12/10/2018 | 07:49

Caro Direttore,
se veramente si ama il Ciclismo , e si ha un minimo di conoscenza di quel "mondo" che vi gravita intorno, è desolante che la lettera di scuse che Jan Ullrich ha ritenuto di rendere pubblica non abbia suscitato reazioni, o sortito almeno un commento.  Il silenzio, nel migliore dei casi, è sinonimo d'indifferenza, nel peggiore addirittura di disprezzo. Non mi si venga a raccontare che è questa la moneta con cui s'intende ri-pagare un Grande Ciclista, ed al contempo un uomo  tormentato dai "propri démoni" come reputo Jan Ullrich . 

Insieme ad altri Professionisti e Grandi Interpreti di una disciplina agonistica che ritengo anche maestra di vita,  i cui nomi taccio perché indimenticabili per chiunque capisca ed abbia veramente a cuore il "nostro" Magnifico Sport,  è stato per lungo tempo Campione indiscusso ed osannato. Imprese ed azioni memorabili, ed altrettanto memorabili sconfitte. Non credo di esagerare se vedo nella tappa da tregenda del Tour 1998, quella del Tourmalet e del nostro Marco Pantani "EROIQUE" come splendidamente titolò L'Equipe a lettere cubitali, le stimmate della tragedia Greca. L'eroe germanico a cui gli dei dell'Olimpo Ciclistico voltano le spalle, preferendogli e rendendo invincibile lo scalatore venuto dal mare. L'Uomo che perde, sapendo di perdere, ma divenendo un Gigante di dignità e coraggio, nel non arrendersi ed accettando la sconfitta. Non "subendola",  ma con il proprio calvario (ricordate il suo volto ed i suoi occhi al traguardo?) rendendo ancora più mitica la vittoria del Pirata.  
Mi si accuserà di retorica fuor di luogo. Francamente... me ne frego. Quella, per il sottoscritto, è stata, almeno per lo Sport, una pagina di STORIA. E Jan Ullrich ne fu parte determinante e  magnifico personaggio, a pieno titolo.

Poi sul Ciclismo calò la nube tossica del Doping. Quasi solo, e comunque prevalentemente, sul Ciclismo che divenne lo Sport "drogato" per eccellenza. Accuse, indagini, processi - più o meno sommari, e certamente non improntati a serie e legittime garanzie difensive -, veleni diffusi a profusione da una stampa fino ad allora apparentemente cieca e sorda. I Campioni furono abbattuti, non da avversari con cui competere, ma da un maledetto vento... di cambiamento, che, alla fine dei conti, ben poco ha cambiato. Ma il Ciclismo di "quel tempo" venne cancellato. E tra i tanti, anche Jan Ullrich fu abbattuto.

Un'altra vittima illustre che s'intese sacrificare sull'altare del cosiddetto “nuovo ciclismo". Allontanandolo da quel mondo al quale aveva dedicato gli anni migliori della propria vita, esercitando la professione né più né meno di come si esercitasse in  "quegli anni", e abbandonandolo al proprio destino. Il resto è cronaca recente, a tutti nota nella sua drammaticità.
Ecco, Jan Ullrich, questo splendido Atleta che sta lottando per riemergere dal tunnel in cui certamente anche per proprie colpe si era cacciato, CHIEDE SCUSA A TUTTE LE PERSONE che non ha trattato con il DOVUTO RISPETTO. Il solo fatto di chiedere SCUSA in una società in cui cinismo ed arroganza la fanno da padroni dovrebbe già indurci a qualche riflessione.  Quanto al RISPETTO, se solo si pensa a come siano stati, e tuttora siano trattati i Ciclisti dell’«epoca» di Ullrich , meglio calare un velo pietoso.

Siamo proprio sicuri che questa sorta di "epurazione giacobina antidoping", che ha riguardato e colpito anni di Grande Ciclismo ed atleti d'indubbio  valore,  possa definirsi  se non GIUSTA  (com'è noto, la Giustizia... non è di questo mondo) , quanto meno APPROPRIATA?

Per parte mia, e per quanto abbia rilevanza, Jan Ullrich non mi deve alcuna scusa. Caso mai sono io a dovergli gratitudine per avermi regalato emozioni che il tempo non cancella. Il Ciclismo non è solo uno Sport, è una forma di Arte: le grandi Opere, ed i loro artefici, rimangono immortali.

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