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DIETRO LE QUINTE. LAPPARTIENT, IL RWANDA, I MONDIALI E QUEL SOGNO OLIMPICO
di Francesca Monzone | 25/02/2025 | 08:17

Nonostante le mozioni del Parlamento Europeo, il presidente dell’UCI David Lappartient rimane fermo sulle stesse dichiarazioni fatte a gennaio: nonostante gli scontri al confine con il Congo, il Ruanda porterà avanti il suo progetto e i mondiali a Kigali non verranno cancellati, al punto che non esiste nessun piano B.

Le ultime dichiarazioni di Lappartient sono quelle fatte nel fine settimana a Kigali a Cyclingnews e alla stampa belga dopo aver assistito al prologo del Tour del Ruanda. «Non esiste un piano B per i Campionati del mondo di settembre. È un evento speciale per noi, poiché l'UCI celebra il suo 125° anniversario. Ecco perché abbiamo deciso di andare in Africa. Questo era il mio sogno e il mio obiettivo. Abbiamo anche una visione chiara all'interno dell'UCI su cosa vogliamo fare: ecco perché il “World Cycling Center” lavora intensamente con queste federazioni, con la CAC (la Federazione Africana di Ciclismo) e con i vari centri satellite di cui ora disponiamo. Credo che in futuro potremo davvero avere più ciclisti provenienti da queste terre. Vedo davvero un futuro luminoso in Africa».

Intanto al confine tra Ruanda e Congo i disordini continuano: stando a recenti dati forniti dalle Nazioni Unite, sarebbero almeno 3.000 le persone uccise negli scontri tra i militanti dell'M23 e l'esercito nazionale della RDC per il controllo di Goma, che è considerata strategicamente importante per l'estrazione e la vendita di minerali essenziali e terre rare.

Oltre alle tensioni causate dalle lotte al confine con il  Ruanda, le federazioni ciclistiche sono preoccupate per i costi che dovranno sostenere per correre in Africa. Era stato già segnalato che sia la federazione olandese che quella danese non manderanno le squadre giovanili e anche la federazione belga sta valutando il da farsi.

«Poiché sappiamo che viaggiare in Africa Centrale è più costoso, stiamo lavorando con il governo ruandese per aumentare i voli di RwandAir e persino organizzare alcuni voli charter – ha continuato Lappartient - Per poter avere così più corridori e ridurre i costi finali per le nazionali». 

Domani ci sarà una riunione via zoom tra il presidente dell’UCI e i rappresentanti delle nazionali in vista del mondiale. Nell’ordine del giorno, oltre ai voli charter verranno esaminati i costi per la logistica, trasporti, alberghi, vaccinazioni, prescrizioni sanitarie e gli acconti da dare. Per l’Italia sarà presente Roberto Amadio, team manager della nostra nazionale.

Il Ruanda e il suo Mondiale vengono difesi a spada tratta da Lappartient, ma bisognerà capire cosa accadrà dopo il 20 marzo, giorno delle elezioni per il presidente del Cio. L’elezione del successore di Thomas Bach, avverrà attraverso il voto di 111 membri, in occasione del 143° Congresso, che si svolgerà in Grecia, vicino Olimpia dal 18 al 21 marzo. Sono sette i concorrenti per la poltrona più importante del Cio: il principe Feisal al Hussein di Giordania; il britannico Sebastian Coe, presidente di World Athletics; Kirsty Coventry, ex nuotatrice ministro dello sport dello Zimbabwe, seconda donna in lizza dopo la statunitense Anita DeFrantz nel 2001; lo svedese Johan Eliasch, numero 1 della federazione mondiale di sci e snowboard; lo spagnolo Juan Antonio Samaranch junior, attuale vicepresidente e figlio dell’ex presidente; il giapponese Morinari Watanabe, leader della federginnastica mondiale e per finire il francese David Lappartient, presidente dell’UCI.

Riguardo alla sua candidatura, l’attuale presidente dell’UCI, aveva chiarito alcuni suoi progetti che riguardano il continente africano, con il mondiale di ciclismo in Ruanda è solo il primo passo per arrivare fino ai Giochi Olimpici.

«Se sarò eletto  voglio ribadire che la nostra autonomia non è negoziabile. Ho insistito sulle qualità per essere presidente del CIO. Nel 1984, quando avevo 11 anni, ho guardato con stupore le Olimpiadi di Los Angeles. Un atleta in particolare mi ha lasciato il segno: Carl Lewis. Ha vinto quattro medaglie nell'atletica. Soprattutto, ha risvegliato qualcosa in me. Una passione, una passione per lo sport e per le Olimpiadi. Oggi vediamo l'entusiasmo degli africani con la CAN (Coppa delle nazioni africane), lo vediamo con il Campionato mondiale di ciclismo su strada di quest'anno in Ruanda. L'idea è che durante il mandato presidenziale - che dura otto anni - dobbiamo almeno una volta assegnare i Giochi Olimpici all'Africa, che li merita».

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