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POGACAR. «I VISMA CERCHERANNO DI ENTRARE NELLA FUGA, MI ATTACCHERANNO SULLA LOZE MA... SONO PRONTO»
di Francesca Monzone | 24/07/2025 | 08:31

Era il 18 luglio del 2023 quando Tadej Pogacar subì la sconfitta più amara: quel giorno, la resa arrivò sul Col de la Loze, la stessa salita sulla quale lo sloveno e Vingegaard si sfideranno ancora oggi.

Due anni fa Pogacar, al termine dei quella tappa che per lui si trasformò in inferno, disse: «Sono morto». Parole terribili che sapevano di sconfitta e che solo quel giorno il campione sloveno ha pronunciato nella sua straordinaria carriera. Tanto è cambiato da quel luglio del 2023 e oggi Tadej Pogacar è pronto a scrivere una nuova pagina del suo libro del Tour de France, dove la parola conclusiva sarà “vittoria”.

«Sembra che questo percorso del Tour sia stato progettato per spaventarmi» aveva detto Pogacar all'inizio di questa settimana. In effetti, se si pensa all’Hautacam, Mont Ventoux e ora al  Col de la Loze: tappa 12, tappa 16 e tappa 18, allora tornano in mente le sconfitte più terribili del campione del mondo, ma oggi, sicuramente non sarà così, anche se la Visma – Lease a Bike non si arrenderà facilmente. Il team olandese combatterà con il coltello tra i denti, ma 4 minuti da recuperare sono ormai una cosa quasi impossibile.  

Questa volta sarà sicuramente diverso, perché quelle montagne, dove Pogacar aveva perso, quest’anno si sono trasformate in trionfo. Sull'Hautacam ha conquistato la vittoria di tappa in modo assolutamente dominante. Sul Ventoux, ha contrastato ogni attacco di Vingegaard, strappandogli qualche secondo negli ultimi metri. Oggi lo sloveno sul Col de La Loze non cercherà la sua vendetta, ma troverà lungo la strada quella motivazione che lo porta ad essere uno dei più grandi campioni di sempre.

Secondo Thierry Gouvenou, disegnatore del percorso del Tour de France, il Col de Laze sarà solo la salita finale di una giornata memorabile, perché prima, il gruppo dovrà affrontare il Col du Glandon (21,7 km al 5,1%), poi il Col de la Madeleine (19,2 km al 7,9%). «Sono tre passi hors categorie da affrontare uno di seguito all’altro senza mai respirare – ha detto Thierry Gouvenou - È il vecchio modo di pedalare applicato al nuovo. Farà male veramente».

Parole che sanno di profezia quelle di Glandon e che oggi prenderanno vita, nello scontro tra Pogacar e Vingegaard.

«La giornata di ieri è stata relativamente tranquilla, ma non facile, perché è stata veloce e il maltempo ha caratterizzato il finale - ha detto Pogacar a Valence -. Sono contento che la tappa sia finita e che siamo arrivati tutti sani e salvi. Il maltempo è arrivato e i prossimi giorni non dovrebbero essere molto migliori. Di solito mi va bene, anche se alla fine preferisco il sole. L'obiettivo è mantenere la maglia gialla, nient'altro».

Ieri il maltempo ha messo a dura prova il gruppo, ma sia Pogacar che Vingegaard sopportano meno bene il caldo e la pioggia, di certo non li spaventa. Ma oggi sarà la tattica a mettere pensiero agli uomini di classifica, perché sorprendere gli avversari sarà tutt’altro che facile. «Per oggi possiamo aspettarci che la Visma cerchi di entrare nella fuga e di scalare ogni salita a tutta velocità. Quando arriveremo al Col de la Loze, faranno di tutto per staccarmi. Sarò pronto ad affrontare qualsiasi cosa mi capiti sul cammino. Conosco La Loze, è una salita magnifica, una delle più dure che abbia mai fatto. Forse questo versante è un po' meno infernale di quello che abbiamo scalato nel 2023».

Il problema non sarà solo la scalata ma al Col de la Loze, ma la due salite che vengono prima e che faranno bruciare le gambe anche all’uomo più forte. Le polemiche anche in questi ultimi giorni non sono mancate e Pogacar dai media internazionali è stato più volte definito troppo arrogante e polemico nei confronti dei suoi diretti avversari. «Penso che alcune persone dovrebbero calmarsi e tenere la bocca chiusa, secondo me. Potrebbe sembrare arrogante dirlo, ma l'arroganza è una cosa, cercare di vincere il Tour de France è un'altra. Non stiamo cercando di essere arroganti, stiamo solo cercando di rendere la corsa il più facile possibile per noi stessi. Molti corridori potrebbero vederci come arroganti, come  quando abbiamo cercato di calmare gli animi quando dovevamo, perché siamo la squadra che deve controllare ogni chilometro di questa corsa e dobbiamo farlo».

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