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GIOIA YATES. «CI HO SEMPRE CREDUTO, E' IL PUNTO PIU' ALTO DELLA MIA CARRIERA»
di Francesca Monzone | 31/05/2025 | 18:24

Il Giro d’Italia ha voluto stupire nella sua ultima giornata di corsa e lo ha fatto sul Colle delle Finestre, quella salita epica e drammatica sulla quale Simon Yates aveva perso la maglia rosa nel 2018 contro Froome. Oggi il britannico della Visma – Lease a Bike, si è preso la sua rivincita e sulla salita con 25 tornanti e lo sterrato ha conquistato la vittoria più bella, quella che tante volte aveva accarezzato e sognato.

«Ho capito quello che ho fatto, quello che è successo, solo negli ultimi cento metri – ha detto commosso Simon Yates durante la conferenza stampa - Sapevo che il distacco era grande, però allo stesso tempo sentivo tanto dolore alle gambe. Ad un certo punto non le sentivo più. Ho cercato di essere fiducioso fino alla fine e poi tutto è stato veramente bello».

Tornando indietro nel tempo, il Colle delle Finestre è stata la salita dove Froome ha ribaltato la corsa, approfittando della crisi del britannico, che quel giorno arrivò sul traguardo con un ritardo di 38’51”. Froome conquistò la maglia rosa e in quella giornata e a distanza di 8 anni, oggi è stato Yates ad aver vestito il simbolo della corsa, che porterà domani a Roma. «Non saprei dire se il punto in cui ho attaccato oggi è stato lo stesso punto in cui ero in crisi nel 2018. Io so solo che stavo bene e volevo provarci. Sapevo che Carapaz e Del Toro sarebbero stati più esplosivi di me nel finale e sarebbe stato un problema averli vicino, quindi dovevo provare ad andare da solo e rischiare».

Yates ha rischiato tutto per conquistare la vittoria più bella della sua carriera e ha deciso di farlo sullo sterrato, quel settore di strada bianca meno adatto alle sue caratteristiche.

«Lo sterrato non si addice molto a un corridore come me, perché sono uno a cui piace andare molto sui pedali, sullo sterrato non c'è trazione però stavo bene, sono riuscito a spingere fino alla fine e poi la squadra mi ha supportato alla grande, con Van Aert che è stato fenomenale».

Al via della corsa rosa in Albania, Yates era tra i favoriti insieme ad Ayuso e Carapaz, poi Del Toro ha conquistato la maglia rosa e la UAE ogni giorno ha fatto corsa dura per difendere la maglia.

«Fin dal primo giorno, la squadra ha creduto in me e in questo obiettivo. Quando ho visto il disegno del percorso mi è venuto subito in mente ciò che era successo nel 2018 e quindi mi sono detto che dovevo provarci su quella salita. Il Colle delle Finestre alla fine ha rappresentato uno dei momenti più drammatici della mia carriera, ma ora anche uno dei più belli. Dopo quella sconfitta, non ho mai perso le speranze, non ho mai smesso di crederci e avevo bisogno di credere in me stesso per vivere una giornata così. In queste tre settimane ho cercato di nascondermi un po' perché sapevo che la gara si sarebbe decisa durante la terza settimana. Il mio obiettivo nei primi giorni era quello di non perdere tempo tra cadute e cronometro e la squadra ha fatto un lavoro incredibile, ero sempre nel posto giusto, nel momento giusto, non sono mai caduto e questo è stato importante».

Simon Yates ha 32 anni e nella sua carriera ha partecipato a 17 grandi giri. Nel 2018, anno in cui perse il Giro, riuscì a vincere la Vuelta di Spagna, ma il suo sogno era quello di vincere la corsa a tappe italiane. E’ tornato altre volte al Giro e nel 2021 era riuscito a conquistare il terzo posto, ma la vittoria, per diversi motivi gli è sempre sfuggita.

«L'ultima settimana è iniziata con la sedicesima tappa ed era difficile, ci ho provato ma non andavo così forte come oggi. Anche stamattina avevo qualche dubbio, però la squadra mi ha sempre detto di credere in me stesso e quindi ci ho provato ed è andata bene.

In questo momento è difficile dire cosa rappresenta per me questo giorno. Sicuramente è il picco della mia carriera, non credo che ci sarà qualcosa di più bello per me, anche perché non sono più così giovane. Ho provato tante volte in passato a vincere il Giro, era uno dei miei grandi obiettivi e per un motivo o per l'altro non ci sono riuscito. Ma adesso sono qui e ci sono riuscito».

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