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DALL'EUSKALTEL E LANDA AI "RALLY" PER LE BORRACCE: UNA TAPPA AL GIRO IN AMMIRAGLIA COFIDIS
di Nicolò Vallone | 30/05/2025 | 11:24

Sui nostri social stamattina potete vedere un reel che condensa l'esperienza che abbiamo vissuto ieri nella seconda ammiraglia Cofidis, che fino al primo GPM ha anticipato la corsa partendo quasi mezz'ora prima dello start ufficiale e dopo si è messa in coda al gruppo, nella tappa numero 18 del Giro d'Italia.
L'esperienza è cominciata nel parcheggio bus della zona fieristica di Morbegno, dove gli automezzi dei team sono giunti in ritardo sulla tabella di marcia a causa di un incidente che aveva congestionato la statale valtellinese. Il direttore sportivo Roberto Damiani ci avverte subito: il ciclismo non è matematica, sulla carta oggi può essere da velocisti ma alla terza settimana, con una prima parte vallonata e tante formazioni a caccia di punti e soddisfazioni, la fuga può dire la sua e noi proveremo a entrarci con Stefano Oldani. La squadra, che è priva del suo sprinter Milan Fretin al quale è stata risparmiata l'ultima settimana nel primo grande giro della sua vita, sarà di parola.
C'è modo poi di fare due chiacchiere con l'osteopata Guido Sacerdote: una figura la cui importanza in Francia, e in altre latitudini più settentrionali rispetto all'Italia, è stata capita qualche anno prima rispetto a una certa diffidenza italiana. Parliamo di uno sport che "costringe" il corpo, non solo a livello di resistenza ed esplosività ma anche di postura, e in particolare il petto, spesso stretto nella morsa di braccia e spalle.
Ed ecco la partenza. No, non quella delle 13:50. Ma quella delle 13:25 della "nostra" BMW: così può effettuare una ricognizione del segmento iniziale di gara e fornire informazioni preziose al resto del team. Nel caso specifico di ieri, vento a 8 km/h anziché i 5 previsti. Insomma, quando i corridori partono hanno un quadro della situazione preciso in tempo reale grazie al diesse andato anzitempo in avanscoperta.
Già, il diesse. A guidare l'auto alla quale siamo stati assegnati è un collega basco di Damiani: Gorka Gerrikagoitia. Prima corridore e poi direttore sportivo della "vera" Euskaltel Euskadi, quella attiva dal 1994 al 2013, era uno di quei ciclisti che non avendo un motore esagerato (ipse dixit) devono metterci particolare intelligenza per poter stare in gruppo. E per i quali, quindi, il passaggio da bici ad ammiraglia è quasi naturale. In un rapido ma sentito excursus che trasuda amore per la cultura (ciclistica e non) del País Vasco, Gorka ricorda con amarezza della chiusura dei battenti di quella Euskaltel e racconta con emozione la riapertura dei battenti del 2018 grazie all'impegno di un certo Mikel Landa, allora presidente della Fundacion Euskadi: «È grazie a Landa e chi ha lavorato insieme a lui che i Paesi Baschi sono tornati a poter coltivare i propri talenti nel professionismo, com'era accaduto a lui, Bilbao, Castroviejo, i fratelli Izagirre e tanti altri nella "mia" Euskaltel. Dovete sapere che il ciclismo da noi è in grado di unire persone di ideologie ferocemente differenti…» e qui ci permettiamo un paragone col Bartali che evita la guerra civile vincendo il Tour de France. Ma stiamo divagando.
C'è un presente per Gorka che si chiama Francia, Paese con una certa vicinanza alla terra basca: prima la Delko, poi il ritorno nel World Tour con la Cofidis nel 2022, dove ha ritrovato il suo collega e amico Bingen Fernandez. Sono approdati negli anni pure tre corridori baschi: Lastra, Izagirre (Ion) e Aranburu. Di questi, qui al Giro c'è il 31enne Jonathan Lastra. Appunto, il Giro. Tappa 18. Prima sosta a bordo strada, a getto sul lago di Como/Lecco nella sua punta nordorientale venendo dalla Valtellina. Il meccanico Mickael Mainguenaud prontamente gonfia gli pneumatici Vittoria delle bici Look 795 Blade RS poste sopra l'auto: col caldo i tubeless possono sgonfiarsi ed è essenziale tenerli al perfetto grado di pressione. Un bambino presente a bordo strada con papà e il loro camper approfitta per chiedere un cappellino: purtroppo in macchina non ce ne sono, lui educatamente si scusa per il disturbo e torna sui suoi passi. Uno degli aspetti che più ci impressionerà sarà non solo la quantità di persone che, al passaggio delle ammiraglie, le salutano con affetto e alcuni le incitano come se fossero corridori (giuriamo di aver sentito chiaramente un tifoso urlarci "Vai, alè Cofidis, forza forzaaaa") ma anche tutte quelle che chiedono cappellini e borracce, qualcuno persino con entusiasta aggressività.
Ad ogni modo, si riparte ben presto e ci inerpichiamo sul primo e più impegnativo GPM. Un'auto UAE ci supera, Gorka scambia un rapidissimo saluto tra baschi con Matxin (che di lì a poco vedrà Ayuso costretto al ritiro) e sul televisorino con la diretta Rai seguiamo i primi scatti per la fuga. «Visto quante squadre vogliono andarci? Considerando questo e il fatto che l'ultima parte e sì piatta, ma in gran parte dentro un circuito cittadino molto tecnico, non si arriverà a ranghi compatti oggi. Spesso si "categorizzano" le tappe solo in base all'altimetria, ma c'è pure la planimetria da valutare...»
Non sarà l'ultima previsione perfettamente azzeccata di Gorka. Anzi, eccone subito un'altra: «Questi primi 15 che sono evasi non andranno lontano». Difatti, poco dopo vengono ripresi. Noi facciamo su e giù per le asperità della prima metà di percorso, incontrando le proverbiali "splendide cornici di pubblico" e di striscioni e di scritte per gli eroi del Giro, soprattutto i beniamini locali come il valtellinese Piganzoli e il lariano Petilli, sia lungo le rampe che nei centri abitati. C'è modo pure per un fugace commento a mezza voce che sgorga naturale dal direttore sportivo basco: «Mamma mia come va Pedersen!»
 
Alla fine il fugone giusto viene via: sono addirittura in 35. La Cofidis è rappresentata da un uomo. Indovina chi: Oldani. La strategia impostata nella riunione tecnica in bus è stata applicata correttamente. Ora sta alla sua testa e alle sue gambe trasformarla in qualcosa di più.
A questo punto però ci fermiamo: l'ammiraglia di Damiani andrà dietro i battistrada e noi "scivoleremo" in coda al plotone, che lascerà fare e conserverà le energie in vista dei due tapponi che ci aspettano. Qui per noi comincia un'altra tappa. Lo schermo con VeloViewer segnerà un chilometraggio sempre più distaccato rispetto a quello della gara, di pari passo col dilatarsi del vantaggio della fuga. Nelle due zone rifornimento riceviamo dagli addetti materiale non preso dai corridori. L'ascolto di Radiocorsa, inframezzato dalle indicazioni di Damiani ai suoi (scopriamo però che non tutte vengono sentite dal resto del team, alcune sono dirette unicamente agli atleti) non sarà più focalizzato sul sentire i numeri dorsali dei fuggitivi, bensì sui richiami alle ammiraglie per risalire la coda e assistere il corridore che ne ha fatto richiesta.
Nessun problema meccanico in gruppo per la Cofidis, solo borracce e ghiaccio da passare. Accade in quattro occasioni: una volta a Lastra, una ad Anthony Perez, una a Pedro Samitier (possibile fuggitivo per uno dei due tapponi in vista, gambe permettendo) e una a Sylvain Moniquet. In tali occasioni emerge in adrenalinico splendore lo "sport a parte" che è la guida della macchina in gara: avete presente quei video che riprendono le reazioni dei passeggeri con un pilota professionista che guida l'auto in pista? Più o meno ciò che ci accade in quei frangenti, con l'ulteriore difficoltà del traffico delle ammiraglie, ed eventuali corridori di coda, da superare a suon di clacson e cambi di velocità e direzione repentini. A noi neofiti dell'ammiraglia sembra di rischiare 3-4 tamponamenti, ma razionalmente sappiamo che è tutto calcolato. Guardare il nostro reel per credere.
«Noi siamo abituati ormai, è normale dover guidare così» ci dice Gorka con la stessa sicurezza con cui emette un altro dei suoi verdetti azzeccati. Quando infatti vediamo che il segnale del televisorino talvolta fa le bizze, gli diciamo «Magari per i 3 chilometri finali accendo la gara sul mio cellulare così la volata tra i fuggitivi siamo sicuri di seguircela bene». E lui: «Tanto non arrivano in volata tra loro». Da parte nostra, silenzio-assenso. What else?
Siamo nelle pianure brianzole ormai, Gorka approfitta per mangiare un panino durante la guida, ovviamente senza perdere la padronanza del potente mezzo, e Radiocorsa impartisce l'istruzione alle ammiraglia che precedono la corsa (non la nostra) di "seguire le indicazioni del regolatore Garosio (sì, il Garosio che fino allo scorso anno correva) e prendere la deviazione per liberare spazio nel circuito finale". Intanto i fuggitivi, come anticipato da Gorka, si sono spezzettati e sono rimasti solo in 11 davanti. Non c'è Oldani. Che in compenso, come afferma una successiva radio-informazione, è tra i sorteggiati per l'anti-doping.
Il clima si fa più taciturno: è ormai chiaro che il proprio uomo designato, pur bravo nell'andare in fuga, non riuscirà a lottare per la vittoria. Fa parte invece degli uomini di testa Edmondson della Picnic PostNL, la squadra che sta lottando con la Cofidis per il fatidico 18° posto nel ranking triennale per la permanenza nel World Tour. Sarà una sfida serrata fino a fine stagione, strenua difesa della massima categoria per la squadra che esiste dal 1997 e da allora si chiama sempre e solo Cofidis: un valore di tutto rispetto, in uno sport che dipende dalle sponsorizzazioni e dove le squadre mediamente cambiano nome ogni lustro.
Fine della tappa: ai -16 Nico Denz se ne va e Gorka sentenzia, con l'aria di chi assiste a un film già visto: «Ha vinto». Corretto, che te lo dico a fare. Per Oldani un comunque onorevole 20° posto. Per la Cofidis la ferrea volontà di chiudere altrettanto onorevolmente il Giro (e chissà di non sorprendere!) e lanciarsi sui prossimi obiettivi per la fatidica raccolta punti: particolarmente delicato luglio, col Tour de France che per loro è il grande giro di casa, e per il quale dovrebbero contare, tra gli altri, su Teuns per le salite, Coquard per le volate, Aranburu per i percorsi misti...
Per noi un paio di ultimi contributi flash da tramutare in contenuti social: intervista a Gorka una volta giunti al parcheggio dei bus, una breve illustrazione delle biciclette Look da parte del meccanico Nicolas Daniel. Con la gratitudine di aver vissuto dall'interno ciò che, pur da addetti ai lavori, tendiamo a raccontare quasi sempre dall'esterno.

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