Un percorso ciclabile può fare molto per un territorio? La risposta è semplice ed è sì. Spieghiamoci bene, un percorso ciclabile non è una “pista ciclabile” destinata solo ed esclusivamente alle bici, ma una via che si serve di strade già esistenti, aperte alla circolazione di tutti i mezzi. Quindi, differentemente dalla piste ciclabili, non comporta importanti investimenti da parte delle varie amministrazioni e genera nella maggior parte dei casi un turismo sano e sostenibile da cui possono attingere molti settori. Il cicloturismo ha ancora un potenziale largamente inespresso in Italia e questa è un’idea low cost per cambiare le regole. Questa è la tesi di Ciclostile Onlus riguardo al progetto che definisce la Ciclovia del Chienti, un percorso che si snoda in uno dei territori più ricchi delle Marche a livello paesaggistico. Per fare chiarezza, va specificato che tale progetto coinvolge in pieno la zona che recentemente è stata coinvolta dal terremoto e mai come ora avrebbe bisogno di recuperare energia e slancio da un’iniziativa valida come questa. Nella ciclovia del Chienti si intrecciano cultura, economia rurale, turismo e wellness come difficilmente capita in Italia. Il costo di tale progetto sarebbe davvero minimo e da attribuire principalmente alla segnaletica stradale. Ebbene sì, la prima cosa da fare è utilizzare una corretta segnaletica per consentire ai turisti stranieri di muoversi agevolmente sfruttando tutte le possibili risorse. Quindi niente opere straordinarie o appalti esosi da centinaia di migliaia di euro, come dire: niente sprechi, fatti concreti e pedalare! Le perle sparse in questo territorio sono di immenso valore, infatti, in circa 80 km di strada si va da Civitanova Marche fino ai Sibillini, passando dalla Basilica di Santissima Annunziata di Montecosaro verso l’Abbadia di Fiastra, fino a Macerata, Tolentino e Camerino, incontrando gioielli architettonici di inestimabile valore. Per non parlare poi dell’offerta enogastronomica, un valore aggiunto di rara ricchezza e complessità.
Il discorso sulla carta è reso ancora più facile dalla presenza della vecchia linea ferroviaria a cui il percorso ciclabile potrebbe facilmente accostarsi in alcuni tratti. Restano solo dei punti critici da affrontare, ma si tratta veramente di dettagli per un paese, il nostro, che purtroppo deve ancora imparare a sfruttare le proprie risorse per rilanciare l’economia. Abbiamo un tesoro tra le mani e mai come ora, soprattutto per questo distretto così duramente colpito dalle scosse di terremoto del 2016, sarebbe giusto e doveroso facilitare ed avviare questi progetti.
Partire dal mare e arrivare fino ai Sibillini è un’emozione indescrivibile ed è alla portata di un ciclista mediamente preparato. In più, grazie al completamento del valico di Colfiorito, la vecchia statale che corre verso l’Umbria, ora alleggerita dal traffico pesante, è totalmente disponibile per accogliere con più sicurezza le bici. Passando per Colfiorito si può arrivare a Foligno potendo puntare idealmente verso il Tirreno. Unire i due mari con un colpo di pedale è un sogno, no? Non dimentichiamo che dalla stessa strada si può raggiungere anche Norcia, altro centro gravemente colpito dal sisma.
Nessuno chiederebbe mai denaro pubblico per realizzare piste ciclabili, soprattutto in questo momento così duro, ma solo una cifra più che sostenibile per creare la segnaletica adatta. Cosa serve in più? Solo un preciso ed affidabile coordinamento tra regione e comuni, parti attive di questo progetto. La promozione turistica poi troverebbe un naturale slancio con diversi effetti positivi a catena su innumerevoli attività commerciali. Mettere nuovamente in moto queste zone potrebbe essere più semplice di quanto si possa pensare. Sarebbe forse giusto presentare il progetto ad una cordata di imprenditori, un manipolo di mecenati desiderosi di fare del bene alla comunità. Se credete in questa idea, contattate Ciclostile Onlus, l’unione fa la forza.