Ci sono nuove modifiche ai regolamenti dell’UCI e questa volta a finire nel mirino dell’Unione Ciclistica Internazionale sono i rebreather con CO, ovvero il monossido di carbonio. Durante il seminario annuale dell'UCI a Nizza, l'Unione Ciclistica Internazionale ha lanciato un appello ai corridori e alle squadre affinché non utilizzino più i rebreather di monossido di carbonio, e che in particolare verrebbero utilizzati da Visma – Lease a Bike e UAE Emirates.
I rebreather a CO vengono attualmente utilizzati per misurare la massa di emoglobina nel sangue. Si inala una quantità limitata di CO (monossido di carbonio) e questa poi si lega all’emoglobina, la proteina del sangue che trasporta l’ossigeno. La quantità di CO assorbita va a scapito dell’ossigeno, quindi possiamo vedere tramite una puntura sul dito quanta emoglobina è satura di CO. In questo modo è possibile determinare in definitiva qual è la massa totale dell’emoglobina. Va detto che questo sistema trova le sue origini tra i minatori e i subacquei.
Questo sistema poco conosciuto è un metodo molto efficace per valutare se un periodo di allenamento in quota ha avuto un effetto, ma se questa era l’idea iniziale, oggi questa tecnica viene anche utilizzata come alternativa all’allenamento in quota. Di conseguenza utilizzando questo metodo, si avrà meno ossigeno nel sangue, carenza alla quale il corpo dovrà rispondere. Secondo uno studio eseguito all’università di Gand, in questo modo aumenterebbe la produzione naturale di epo e di ematocrito. Inoltre, tenendo conto che il monossido di carbonio rimane legato all’emoglobina per quattro o cinque ore, si otterrebbe per lungo tempo una saturazione di ossigeno nel sangue più bassa. In parole semplici, se si inala CO quattro o cinque volte al giorno, si avrà lo stesso effetto del trascorrere una giornata intera in quota. Dopo alcune considerazioni, è lecito pensare che il rebreather a CO possa essere considerato un sistema dopante, ma allo stato attuale non è così.
Anche se l'UCI ha chiesto all'agenzia mondiale antidoping WADA di prendere posizione in merito, questa metodologia - almeno fino ad ora - non è stata iscritta nel libro dell’antidoping. Inoltre va detto che i dati a disposizione sono ancora pochi, per tanto non è possibile stabilire quanto questa tecnica possa aiutare l’atleta, ma al tempo stesso nemmeno quanto possa danneggiarlo. In conclusione esiste un’allerta e una richiesta di non utilizzare il rebreather con CO e i dati che verranno raccolti serviranno ad aprire uno studio, che potrà fornire notizie importanti sull’efficacia, gli effetti collaterali e su eventuali facilitazioni che andrebbero a favorire il corridore che ne fa uso.