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Gravel, per le bici da viaggio un ritorno alle origini
dalla Redazione | 07/11/2015 | 07:40

Pedalare, pedalare sempre, su lunghe scie di asfalto, attraversando polverose strade deserte, seguendo i suggestivi argini dei grandi fiumi o salire sui più alti passi delle dolomiti. Pedalare per due ore o per giorni interi, leggeri e scattanti come per una classica granfondo o carichi di borse pronti ad attraversare un continente. Ma di quante biciclette avrò bisogno per affrontare tutte queste situazioni? Solo una, una gravel bike naturalmente.

L'invenzione ciclistica del secolo? Assolutamente no, in fondo si potrebbe definire un ritorno alle origini del ciclismo, quando la bicicletta era una e una sola, niente mountain bike, niente specialissime da corsa in carbonio o muli da viaggio da riempire con borsoni di ogni sorta, si prendeva una bici e si pedalava, non importava su quale tipo strada, si andava avanti. Liberi.

Ecco, forse la parola che più racchiude il fenomeno gravel è sicuramente libertà, perché di questo si tratta, un fenomeno tornato prepotente nell'ultimo periodo sposato in pieno da chi non vede la bicicletta come una mezzo da competizione, ma ritorna a guardarla come quella che ci regalarono i nostri genitori da bambini.

La logica delle gravel sta forse tutta in una semplice “equazione”: per fare giri lunghi anche centinaia di km con lunghe parti in sterrato una MTB non va bene, perché ci si stufa ben prima di arrivare alla fine, dato che il tracciato è in genere troppo semplice ed in generale si fa più fatica.

Con una bici da corsa non si fanno questi giri perché troppo sterrati, e nemmeno con una CX perché troppo nervosa e dura, pensata per gare brevi ed intense. Cosa rimane? La gran turismo che è adatta sì, ma è spesso appesantita da molte orpelli tipici di quelle bici (parafanghi, portaborse ecc). Rimane allora un buco ed è proprio per colmarlo che in America hanno pensato a creare le gravel qualche anno addietro, ispirandosi alle bici da corsa degli anni ’40, ’50 ... le bici eroiche con le quali si andava in giro su strade bianche, che erano robuste ed avevano un passaggio ruote generoso.

Così sono nate le bici gravel! La tecnologia e l'industria ciclistica poi ci hanno messo del loro, elaborando questo concetto, prendendo spunto dalle ciclocross e mettendoci un po' di bici da corsa e qualche pizzico di mountain bike, sfruttando questa voglia di libertà per attirare sempre più appassionati proponendo mezzi gravel sempre più performanti, acciaio, titanio, alluminio, carbonio, ad ognuno le sue preferenze e per tutte le tasche, sì esatto, per tutte! Impossibile? Basta navigare un po' sui siti specializzati per vedere fantastici mezzi resuscitati da vecchi telai in acciaio, magari dalla vecchia bici da corsa del nonno.

Gravel races
E dopo? Con le bici gravel che nascono da questo concetto di libertà, cosa mancava? Mancavano delle gare create con uno analogo spirito ...

Le Gravel Races sono gare in bici che si svolgono quasi esclusivamente su strade sterrate (100 Miglia, alcune anche 200) e prevedono totale autosufficienza delle squadre concorrenti. A ciascuno è demandato il compito di orientarsi, alimentarsi, ripararsi fino al raggiungimento dell’obiettivo che può essere l’arrivo oppure in sequenza uno dei tanti check-point per le garette più lunghe. Per certi versi somigliano alle gare del Nord o all’Eroica e a differenza di queste però sono tipicamente su strade secondarie o viottoli di campagna e lungo fiumi e torrenti, attraverso la natura. Sono apprezzate proprio per lo spettacolo paesaggistico che offrono e per la quasi totale assenza di traffico: una sorta di ritorno al ciclismo-avventura dei primi del secolo scorso (cit. by bikecafe)

La corsa americana più famosa forse è la Dirty Kanza: 321km (200 miglia) di corsa Gravel massacrante.

In Italia si stanno lentamente diffondendo, tanto per citarne alcune: MiAMi, Gravellami, LLL, Sesto Calende, ToPa, Cuneo-Monaco, e tante altre…

Ogni anno se ne aggiungono di nuove perché la gente che vuole divertirsi in bici è molta ed in tutte queste gare si trova un agonismo sano e divertente, dove tutti sono sullo stesso piano. E la festa finale? Spesso un semplice piatto di pastasciutta mangiata tutti assieme, parlando di bici, del percorso fatto e alleviando con l’allegria la stanchezza.

Insomma, siete stufi di pedalare guardando sempre in basso sul ciclocomputer e volete tornare in sella senza pensieri andando ovunque vi porterà l'istinto, la gravel bike è la bicicletta per voi. Su FaceBook ancora ci sono poche pagine che parlano di questo tipo di ciclismo, ma una che posso suggerirvi è “Situazione Gravel” la trovate https://www.facebook.com/situazionegravel/

Enrico Frumento e Gianmaria Spavento

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