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LE STORIE DEL FIGIO. Rancilio tra i campioni. GALLERY
dalla Redazione | 06/10/2015 | 08:02

Da qualche tempo, diciamo venti/venticinque anni, nelle corse professionistiche ha sempre preso più piede e spazio la ricerca e la realizzazione di “aree ospitalità”, più o meno per VIP e, talvolta, SUPERVIP (riprendiamo comunque una definizione d’altri…) nella convinzione d’arricchire e, in un certo qual modo, allargare lo spettacolo ciclistico. Una tendenza motivata dalla ricerca e acquisizione di nuove risorse ricavabili dall’offerta, soprattutto agli sponsor, di specifiche e speciali prerogative legate alle aree “hospitality” per gratificare e motivare coloro che investono o, almeno si spera ardentemente, che possano investire nel futuro.

Talvolta si sono registrati casi di qualche organizzatore, e non dei minori, che abbia rivolto maggiore attenzione a quest’aspetto rispetto a quello – sempre primario – di specifica cifra e qualità organizzativa-sportiva. Il marketing, importante, legittimo e fruttifero se bene esercitato, che soccombe al “marchetting” (diritti d’autore riconosciuti al grande Gian Paolo Ormezzano) e quanto di deteriore è riferibile al neologismo quando si cerca di forzare le caratteristiche costitutive di un ambiente per copiare e imitare, spesso male, altre discipline sportive con diversa storia, cultura e natura.

In tema d’ospitalità di servizio alle corse un nome precursore
che ricorre in casa nostra, è quello di Rancilio, industria produttrice di macchine per caffè con sede in Parabiago, comune dell’alto milanese che, ciclisticamente, è la patria di Libero Ferrario, il primo iridato su strada vincitore del mondiale del 1923 a Zurigo, scomparso a soli ventinove anni e, in tempi più vicini, luogo collegato a Giuseppe Saronni e ai suoi “brothers”. E questo senza dimenticare il parabiaghese Giuseppe Maggiolini (1738-1814), maestro ebanista di valore internazionale, creatore di uno stile neoclassico nei mobili.

Nei decenni 1970-1980 la Termozeta di Piero Belloni, produttrice di elettrodomestici, con la famosa maglia ciclamino della classifica a punti e la Rancilio di Antonietto e Romano Rancilio, aziende entrambe di Parabiago, sono state due importanti supporti di collaborazione al ciclismo, soprattutto alle corse della Gazzetta dello Sport.
La Rancilio ha iniziato nel 1972 a seguire il Giro d’Italia con un pullman dotato di varie macchine per caffè, adattato per la circostanza. Un servizio, svolto in partenza e all’arrivo, subito apprezzato e che faceva seguito a quello in precedenza svolto dalla Faema, altra azienda produttrice di macchine per caffè che ha legato il nome anche a grandi formazioni ciclistiche. Visto il successo riscosso dal servizio, l’anno successivo la Rancilio allestì un nuovo, modernissimo pullman, attrezzato con salottino e verandina per la distribuzione della bevanda che divenne la meta mattutina di tutti, corridori in primis, mentre nel pomeriggio era il centro di produzione di varie centinaia di bicchierini di caffè offerti anche agli spettatori.

Il servizio Rancilio è stato subito “dinamico” e tale aggettivo è riferito al fatto che gli operatori non solo servivano il caffè all’interno del pullman ma, soprattutto, lo portavano in tribuna, in sala stampa e ai vari operatori del quartiertappa senza badare alla distanza e alle scale da salire e scendere. I fratelli Rancilio avevano delegato il coordinamento del servizio a un loro fidato collaboratore, il ragioniere Giuseppe Croce che, a sua volta, aveva individuato in Bruno Destro e Giuseppe Oliva gli operatori sul campo, o in pista, per rimanere nel gergo ciclistico, affiancati da altra persona di supporto.

Giuseppe Oliva era un dipendente della Rancilio, di carattere pacioso, mentre Bruno Destro, un tipo segaligno, elettrico, sempre in movimento, sempre disponibile con tutti, era autista e meccanico sulle autolinee Stie e spendeva le sue ferie al Giro e alle altre corse. Entrambi grandi appassionati di ciclismo, quasi coetanei, hanno oggi superato, in buona forma, le ottanta primavere. Bruno Destro, originario di Lendinara, in provincia di Rovigo, ciclista praticante soprattutto nel ciclocross, aveva un ruolo che oggi si definirebbe “multitask”, polivalente. Oltre al servizio caffè era uno specialista nell’accompagnare rapidamente il vincitore al palco televisivo. Univa così l’utile al dilettevole riuscendo a proporre se stesso e la maglia che indossava all’occhio delle telecamere. Un vero specialista in materia che molti ancora ricordano perché, dopo gli oltre quindici anni di Rancilio, ha interpretato – accettato da tutti i corridori, campioni o comprimari che fossero – tale ruolo con altre insegne fino al 1997.

La sua figura e la sua capacità d’interlocuzione con i corridori anche dopo lo sforzo, senza mai mettere loro le mani addosso, sono state raccontati sulla Gazzetta dello Sport dalle brillanti penne della compianta Enrica “Chicca” Speroni e di Claudio Gregori. Era un “tandem” perfetto, affiatato, quello con Giuseppe Oliva il quale, invece, era più l’uomo di macchina, macchina del caffè, appunto. Non solo caffè però era disponibile al pullman Rancilio. Bottigliette d’acqua minerale – Felice Gimondi la chiedeva sempre sigillata, ricorda Destro -, qualche bibita e, per chi poteva permetterselo non dovendo correre, anche “correzioni” di vario tipo del caffè, pure qualche pasticcino e altro ancora.

Generazioni di corridori hanno usufruito del servizio Rancilio e sovente anche celebrati campioni hanno dimostrato “espressa” riconoscenza alla Rancilio come si può rilevare dalle immagini proposte nella galleria fotografica con Hinault che posa accanto al mezzo e agli uomini Rancilio nella sede di Parabiago.
Rancilio è sempre un nome attuale nel ciclismo con il gran premio Antonietto Rancilio di primavera, una classica per i dilettanti. Giorgio e Roberto sono i figli di Antonietto e hanno dato grande sviluppo all’handbike. Roberto Rancilio è l’attuale responsabile della struttura paralimpica nazionale della F.C.I.

g.f.

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