Ci sono cose, ci sono momenti, ci sono nomi che non si dimenticano. Come una vittoria di tappa al Giro d’Italia, come l’odore di grasso e magnesio in una piccola officina italiana, come la prima volta che senti una bici rispondere prima ancora di chiedere. Come Thomas...
Già, Thomas: uno di quei nomi che restano nel cuore anche quando sembrano sparire e non sono più al centro della scena.
Sembrano sparire, eppure ci sono: come Thomas, che non è mai sparito davvero. Era solo rimasto lì, in silenzio. Come certi campioni che si defilano per un po’, ma poi tornano, più lucidi, più maturi, con qualcosa di importante da dire. E oggi per Thomas quel “qualcosa” è la T68: una bicicletta che non nasce per ricordare, ma per correre. Per sorprendere. Per emozionare.
Un ritorno che sa di primo amore
Thomas era il primo marchio di Irio Tommasini, un artigiano che le bici non le ha mai solo costruite: le ha immaginate. Le ha sognate. Le ha vissute. E che con Thomas ha iniziato una storia fatta di intuizione, sogni, corse e promesse.
Negli anni ’70, Thomas era il marchio utilizzato da Tommasini soprattutto per le sue biciclette destinate al mondo delle categorie giovanili, ed è proprio in sella a una Thomas che Max Lelli, allora giovane promessa del ciclismo, iniziò a forgiare gambe e carattere da corridore. Una bici semplice, diretta, nata per correre.
Oggi Thomas ritorna. Non per un’operazione nostalgia, piuttosto come un laboratorio di idee, come un manifesto su due ruote, come una scintilla che riaccende la fiamma.
La T68: non imitazione, ma visione
La T68 non è un esercizio di stile. È una dichiarazione d’intenti. Un telaio in carbonio T1000, monoscocca, 780 grammi di peso. Con geometrie racing, un design moderno arricchito con richiami eleganti.
Un telaio che non nasce in casa Tommasini ma è stato selezionato tra i migliori disponibili sul mercato internazionale, frutto di una scelta consapevole, tecnica, strategica. Non un compromesso, ma un telaio di qualità su cui costruire una nuova visione di ciclismo.
La cura, le rifiniture, l’allestimento quelli sì sono italiani, realizzati con la sensibilità, il gusto e la sapienza che solo chi ha la corsa nel sangue può offrire.
A testare il telaio Thomas, in un ritorno al passato che sa di futuro, proprio Max Lelli: «Dopo tanti anni in sella, non mi aspettavo più di sorprendermi! Invece conn la T68 è successo, perché questa non è solo una bici, è una compagna che trasforma ogni uscita in una corsa vera».
Parole pesanti, parole di chi ha corso, ha vinto, ha sentito il peso e la leggerezza della bicicletta come estensione del proprio corpo.
Thomas oggi è questo: identità, carattere, coerenza. È un marchio che sceglie con attenzione, con stile e con personalità. Un marchio che parla a chi non si accontenta di numeri e grammature, ma cerca un’emozione autentica.
In un mondo dove tutto sembra fatto in serie, Thomas torna al proscenio e si propone come scelta individuale. Per chi vuole qualcosa che dica: «Io so da dove vengo. E so dove sto andando».
Thomas è tornato. E la corsa ricomincia da qui.