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GATTI & MISFATTI. LETTERA AL RINGHIOSO DOTTOR VANMOL
di Cristiano Gatti | 16/05/2023 | 13:54

Egregio dottor Vanmol, medico di Evenepoel: conoscono tutti troppo bene la sua storia (vogliamo limitarci a dire discussa?) per accettare di vederla sul pulpito a lanciare le sue lezioncine, dicendoci praticamente che il suo campione ha preso il Covid per colpa del Giro sciatto e incosciente.

Tanto per cominciare, si rilegga un po' la storia delle ultime settimane: non è il Giro che ha portato il Covid ai corridori, sono i corridori che hanno portato il Covid al Giro. Visto che la sua memoria fa acqua, le ricordo che già prima del via alcuni corridori hanno dovuto rinunciare (il nostro Ciccone, i compagni di Roglic). Gli altri casi registrati subito, vedi Ganna, non possono finire in carico al Giro: pochi, troppo pochi, i giorni necessari all'incubazione.

Ma la sua asinata più colossale, di cui dovrebbe anche un po' vergognarsi, è colpevolizzare il Giro di non aver protetto Evenepoel alle conferenze-stampa di fine corsa (per vincitore e maglia rosa), le poche volte che ci è andato, un quarto d'ora ogni volta: sostiene che erano organizzate in un ambiente troppo stretto. Ma per piacere. Si dà il caso che la maggioranza dei corridori appiedati dal Covid non abbiano mai messo piede in quelle conferenze stampa, non avendo vinto e non avendo vestito la maglia rosa.

E comunque, venendo al nocciolo della questione: caro (neanche tanto) dottor Vanmol, proteggere Evenepoel non toccava al Giro, toccava a lei. Esattamente: a lei in quanto responsabile sanitario della squadra. Il protocollo dell' Uci è molto chiaro, una volta tanto: nei periodi di massimo rischio e massima diffusione, gli organizzatori dovevano applicare certe norme, piuttosto severe. Ma da quando il rischio è medio o basso, sopravvivono solo “raccomandazioni”. Tant'è vero che ciascuno si regola come meglio crede. Libertà assoluta.

Difatti: alcune squadre, tipo quella di Roglic, hanno mantenuto almeno la mascherina, altre – quasi tutte, la sua tra queste – non si sono più sentite in dovere di mantenere qualche paletto. Testimonianza personale, come esempio: alla partenza di Terni, diciamo genericamente dopo il caso Ganna, io e il mio collega Angelo Costa stavamo parlando col suo capo, Davide Bramati. Proprio in quei momenti, è passato Roglic con un'enorme mascherina in faccia. In contemporanea, appena più in là, proprio dietro al pullman della vostra squadra, Evenepoel faceva amabilmente selfie a contatto di fiato con i tifosi. Superfluo aggiungere che tutte le mattine il suo team si presentava libero e sereno, senza alcuna norma da rispettare.

Questo per dire. Questo per confermare che lei, responsabile sanitario Soudal, non ha ritenuto di dover chiudere Evenepoel in una campana protettiva. Altro che conferenza stampa del Giro. La verità è che tutti hanno ritenuto di muoversi liberamente, considerando superate le limitazioni anti-Covid.

Certo, adesso è tutto un correre ai ripari. Adesso che i buoi sono lontani e si voltano facendo il gesto dell'ombrello, provano tutti a metterci una pezza. Chi rigidamente (Ineos, Jumbo), chi blandamente. Lo stesso Giro – che non è tenuto a farlo – ha reintrodotto la mascherina per chi si avvicina ai pullman delle squadre, alle partenze e agli arrivi. Ma io ho una mia convinzione: ci si agita solo perchè il Covid l'ha preso la maglia rosa, tant'è vero che fino a quel momento i casi registrati venivano accolti con indifferenza, certo senza allarmi, diciamo come fisiologici e inevitabili.

Eppure dobbiamo farcene una ragione: da qui in avanti, con l'aria che tira, il rivale più temibile per tutti sarà proprio il Covid. Non può essere ributtato fuori dopo averlo fatto tranquillamente entrare.

Ma una cosa resta certa e indiscutibile: lei, dottor Vanmol ha perso un'occasione d'oro per tacere. Se Evenepoel ha contratto il virus la responsabilità non è del Giro, come le piace raccontare al mondo intero, ritrovando un minimo di visibilità dopo un passato burrascoso, ma è chiaramente e indiscutibilmente solo sua. Il medico è lei, toccava a lei proteggere il suo cocco.

Noi italiani conosciamo meglio di lei i nostri difetti, le nostre lacune, le nostre sciatterie (anche qui al Giro, come no), ma in questo caso possiamo stare sereni. Se siamo messi male noi, lei sta messo molto peggio. Tanti saluti, se possibile senza arrivederci.

(foto da youtube)

 

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