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LE STORIE DEL FIGIO. LA TENACIA DEL CREP. GALLERY
di Giuseppe Figini | 23/07/2021 | 08:00

E’ nato il 21 maggio 1945 a Taglio di Po, in provincia di Rovigo, Ottavio Crepaldi, valido professionista dal 1969 al 1979 che, in carriera, ha ottenuto pure buone vittorie mettendo a frutto le sue qualità di valido scalatore e corridore di fondo tenace quando poteva fruire del disco verde dalla sua formazione, del capitano in particolare, per provarci in proprio. E quando, con parsimonia, era sollevato dai compiti di uomo squadra, a disposizione dei capitani, che ne ha caratterizzato e valorizzato la carriera pedalata al fianco di grandi nomi del ciclismo di quegli anni dove la peculiare capacità organizzativa delle squadre italiane attirava grandi, grandissimi nomi, provenienti dall’estero, oltre a quelli di casa nostra, metteva in evidenza le potenzialità.

Giovanissimo, Ottavio Crepaldi si è trasferito, al seguito della famiglia, dal natio Polesine nella zona dell’Alto Milanese, a Legnano precisamente, ultimo comune della provincia di Milano, storico comune situato fra vari centri appartenenti alla provincia di Varese. E’ stata la sorte di un gran numero di famiglie colpite dalla gravissima alluvione del Po del novembre 1951, costrette ed emigrare in varie parti d’Italia dal doloroso evento alluvionale che causò un centinaio di vittime e circa 180.000 senzatetto. Gente che non si perse d’animo e di coraggio e ricominciò una vita, in sostanza da zero, con tenacia e forza tipica della gente di quelle terre.

Tenacia, applicazione, costanza, spirito di sacrificio sono le doti – anche ciclistiche – riferibili a Ottavio Crepaldi, ben presto soprannominato “Crep” nell’ambiente ciclistico, e questo termine, che in dialetto lombardo significa “crepato”, “rotto”, riferito a un oggetto, ma non è questo il suo caso e, in bicicletta, già nelle categorie giovanili, assai affollate a quei tempi e in quei luoghi, mise subito in mostra le sue doti di vero “duro a morire”, ovviamente metaforicamente, in bicicletta conosciuto anche come “il mastino”, definizione che non richiede spiegazioni.
Le prime pedalate sono con la Rescaldinese e poi, fra i dilettanti, nella squadra Ignis di patron Giovanni Borghi. Dopo il militare, compiuto in un reparto normale, non alla compagnia atleti, era il maggio 1967, riprende a gareggiare nel G.S. Olmina, formazione voluta dal suo amico Mirko Ciapparelli con il nome di una contrada storica di Legnano, dove era l’unico corridore, fatto che non gli impedì di rientrare in una ristretta rosa di nomi “osservati speciali” per le Olimpiadi di Città del Messico.

Entra nella categoria maggiore del ciclismo, i professionisti, nel 1969 dopo che, nel 1968, l’ultimo suo anno fra i dilettanti con la maglia della Bonalanza Oleggio, formazione di buon rilievo all’epoca, stagione in cui vince la Piccola Tre Valli Varesine e la tappa n. 13, da Calì a Sevilla, alla Vuelta a Colombia, corsa dove le montagne certo non mancavano.

Il 1969, suo primo anno da professionista, lo vede indossare la maglia della Sanson diretta da Vendramino Bariviera, già potente velocista apprezzato dal patron Teofilo Sanson uniti anche dall’identità territoriale d’origine della provincia trevigiana, un anno d’apprendistato per poi approdare, nel biennio successivo, alla Salvarani, squadra storica, infarcita di campioni. Il 1971 è l’anno in cui Ottavio Crepaldi ottiene la sua prima vittoria nella categoria maggiore, assaporandone il piacevole gusto, imponendosi nell’impegnativo Gran Premio di Montelupo Fiorentino, bella località toscana, sull’Arno, a sud di Firenze, nella zona di Franco Bitossi, precedendo proprio altri due toscani, nell’ordine Roberto Poggiali e Wilmo Francioni.

Nel 1972 Crepaldi riveste la maglia della toscana Ferretti, diretta da Alfredo Martini mentre nel 1973 passa alla Zonca Lampadari di Voghera, sorta di squadra-famiglia con i tre appassionati fratelli titolari ed Ettore Milano alla direzione sportiva. Il 1974 e il 1975 vedono Ottavio Crepaldi correre con la formazione pratese della Magniflex dei fratelli Franco e Giuliano Magni e il bolognese Primo Franchini in veste di direttore sportivo. E nel 1975 altra giornata di ribalta individuale per Ottavio Crepaldi che conquista la seconda frazione, inserendosi fra i pluri vincitori di tappa di quell’edizione che rispondono ai nomi di Eddy Merckx e del suo connazionale Roger De Vlaeminck con l’eclettico “gitano di Eeklo” oppure “Monsieur RoubaIx”, a piacere, – che, tanto per gradire, ha pure rivestito la maglia di leader della generale per l’intero arco della corsa a tappe rossocrociata.

Segue un altro biennio in una squadra storica, di primo piano, quale la Brooklyn di Lainate della famiglia Perfetti, guidata da Franco Cribiori, e con questa maglia vince la 5^ e ultima tappa del Giro di Puglia 1976, la Bari-Martina Franca, la piacevole cittadina barocca in provincia di Taranto, nelle Murge meridionali, al confine con quelle di Bari e Brindisi, classica conclusione della gara pugliese nello spettacolare panorama della Valle d’Itria.

Nel 1978 c’è il ritorno alla Magniflex e indossa la maglia azzurra ai mondiali su strada del Nurbugring, infine, era il 1979, passa alla Scic, in ammiraglia il d.s. Carlo Chiappano e Giuseppe Saronni capitano, che proprio in quell’anno conquistò il primo dei suoi due successi al Giro d’Italia. La squadra terminò l’attività alla fine dell’anno, così come Ottavio Crepaldi che pose fine alla sua onorata carriera pedalata, sempre “vicino-vicino”, specialmente nei tratti iniziali delle salite, ai vari capitani che facevano affidamento fiducioso sulla quantità e qualità garantita dal suo lavoro d’appoggio di capace gregario che non veniva mai meno ai compiti che gli erano propri e connaturati sempre assolti con dedizione, discrezione e peculiare spirito di servizio.

Smessa la divisa del corridore professionista, Ottavio Crepaldi, questa volta in giacca e cravatta, inizia la sua carriera lavorativa “borghese”, nella Banca di Legnano, alla sede centrale della città del Carroccio, dove risiedeva allora e tuttora, perfettamente integrato, ma ha conservato molti amici di gioventù che ora, in pensione, frequenta con assiduità quasi quotidiana, non disdegnando la partitina a carte, nella vicina Rescaldina.

Nella Banca di Legnano Ottavio Crepaldi ha iniziato un’altra valida carriera improntata agli stessi valori di quella pedalata. L’istituto legnanese è sempre stato particolarmente vicino al ciclismo, alla classica Coppa senatore Antonio Bernocchi nata nel 1919 che s’intreccia intimamente con la storia dell’Unione Sportiva Legnanese, la società organizzatrice nata nel 1913 che ha avuto nelle sue fila Libero Ferrario, Ambrogio Morelli, Bernardo Rogora, Severino Canavesi, Ottavio Cogliati e Giuseppe Calcaterra, riferimenti di specifico valore e valenza dello sport ciclistico, fra vari altri.

Ottavio Crepaldi è sempre stato vicino, con l’abituale discrezione, al ciclismo – soprattutto giovanile – operando nell’U.S. Legnanese curando il vivaio e ricorda, fra i suoi allievi, Giuseppe Calcaterra, alto e forte passista, uno dei preziosi vagoni anteriori del “treno” di Mario Cipollini, Ivan Santaromita, tricolore fra i professionisti nel 2013 e Roberto Damiani, poi d.s. di lungo corso in molteplici formazioni.
Ottavio Crepaldi, bancario, viveva una giornata speciale ogni anno, alla partenza della Coppa Bernocchi, quando nella bella sede della Banca di Legnano, poi confluita, nella Banca Popolare di Milano, la BPM, rivedeva vecchi colleghi, corridori e amici lì convenuti per le operazioni di ritrovo e partenza.

Dopo la pensione continua a frequentare e partecipare alle iniziative proposte dagli appassionati delle due ruota del “suo” sodalizio bancario in chiave cicloturistica mentre l’agonismo lo trova soprattutto attento telespettatore e, talvolta, quale spettatore sui percorsi di gara, cercando sempre posizioni defilate.

E, rifacendoci al suo nomignolo di “Crep”, c’è da affermare che non c’è nulla di “crepato” o “rotto” in Ottavio Crepaldi, sempre attivo e premuroso nei confronti della sua famiglia e di quella di sua figlia.

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