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LE STORIE DEL FIGIO. PODE, LO SCHIVO
dalla Redazione | 01/04/2018 | 07:31

Non ama e quindi non ricerca le luci della ribalta Massimo Podenzana, fedele al suo cliché di persona e corridore seria e riservata. Caratteristiche che ha conservato anche dopo la fine della carriera pedalata, nel ruolo di direttore sportivo che interpreta, con continuità, dal 2001, in pratica senza soluzione di continuità, appena sceso di sella.

Ligure, nato a La Spezia nel 1961, si è proposto alla ribalta del mondo del ciclismo nazionale nel 1985 quando conquistò il bronzo ai Mondiali del Montello nella cronometro a squadre con i compagni Bartalini, Poli e Claudio Vandelli migliorato con l’argento, sempre nella medesima specialità, l’anno successivo, il 1986, negli U.S.A. a Colorado Springs sempre con Poli e con i “nuovi” Scirea e Vanzella, sempre guidati dal commissario tecnico, il valente Edoardo Gregori. Triestino di poche ciacole ma molti fatti.

Proprio come Massimo Podenzana, un “passistone”, un fondista che approda al professionismo l’anno successivo, il 1987, fra i grigio-blu dell’Atala-Ofmega guidata dal d.s. milanese Franco Cribiori, dove correva già anche Gianni Bugno.
Al Giro d’Italia 1988, con una lunga fuga che lo vide vincitore nella prima frazione in linea della 4.a tappa con traguardo a Rodi Garganico, indossa pure la maglia rosa che conserva per nove giorni, fino alla 12.a.

Nel 1990 passa nella squadra di Bruno Reveberi, prima Italbonifica poi Navigare,
dove rimane fino alla fin del 1994. Giusto il tempo per conquistare la maglia tricolore di campione italiano, vincendo con un allungo nel finale, il Gran Premio Industria e Commercio di Prato nel 1993 e poi anche il Gran Premio di Camaiore e, con un’impresa da gran fondista, riconfermare la maglia tricolore nell’anno successivo, era il 1994, sull’impegnativo e duro circuito di Cles, in Val di Non. Era una giornata estiva di caldo asfissiante ma il “Pode” è andato in fuga, dapprima con altri, poi è rimasto solo, continuando a mulinare le sue leve, macinando chilometri – e avversari -, spronato dall’ammiraglia con un incontenibile “zio” Bruno Reverberi, al settimo cielo. Un’impresa vera e propria.

Passa alla Brescialat di Fabio Bordonali nel 1995 e vince il Giro di Toscana poi, l’anno successivo, il 1996, con la maglia Carrera, diretto da Davide Boifava, vince la 15.a tappa del Tour de France, nella regione dell’Aquitania, mettendo ancora in mostra le sue doti di “finisseur” anticipando a 4 km. dall’arrivo lo sprint del gruppo.

Nel 1997 lo spezzino approda alla MercatoneUno, dove affianca, quale fedelissimo e collaborativo gregario – e il “nostro” condivide questa definizione, senza riserve, appieno che non vuole comunque essere riduttiva del suo valore, un “valore aggiunto” – Marco Pantani, imponendosi l’anno dopo nel G.P. Industria e Artigianato di Larciano, altra corsa per fondisti.

E continua così, sempre in sella, sempre pronto a prendersi il vento in faccia, senza remore, fedele al suo ruolo di prezioso “cammello” fino alla bella età di trentasette anni. Poi, sempre nella MercatoneUno, entra immediatamente nello “staff” tecnico della squadra di “patron” Romano Cenni, salendo in ammiraglia.

Nel 2003 e 2004 riveste il medesimo ruolo alla Nippo e quindi, dal 2005 al 2010, nella Ceramica Flaminia, accompagnando la squadra per tutto il periodo della sua durata.
Dal 2011 poi, ininterrottamente, è direttore sportivo nel Team Novo Nordisk, formazione nata dapprima con la denominazione di Type 1, realtà sportiva e soprattutto di valenza sociale, per “ispirare, educare, dare possibilità” ad atleti con diabete. La base è ad Atlanta, negli Stati Uniti, e al timone c’è sempre stato Vassili Davidenko, ex corridore professionista dal 1993 al 2006, nato a Tbilisi, in Georgia, nell’allora URSS, nel 1970 che al termine della carriera, con cittadinanza statunitense, ha assunto ruoli manageriali, ora a livello alto, dapprima nella Type 1 e poi nella Novo Nordisk della quale è, oltre che “team manager” pure vice presidente della filiazione sportiva.

Podenzana è stato suo compagno di squadra quando pure Davidenko correva nella Navigare, ossia dal 1993 al 1995. Da sempre la formazione utilizza le specialissime di Ernesto Colnago, sempre sensibile e partecipe al messaggio con molteplici valenze insito nelle finalità della squadra.

L’iniziativa s’inquadra nel progetto ad ampio respiro “Changing Diabetes”, a livello mondiale globale, tendente a migliorare le condizioni di circa 425 milioni di persone con diabete o a rischio diabete.

La presentazione della squadra, con corridori di disparate nazionalità, anche quest’anno è avvenuta alla vigilia della classicissima Milano-Sanremo, a Milano, nel prestigioso ambito di Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, in piazza della Scala con l’intervento di autorità, esponenti del mondo della scienza e varie associazioni del settore. Sono due i due corridori italiani inseriti nel team Novo Nordisk, affiliato nella categoria “professional” U.C.I: sono il velocista padovano Andrea Peron (solamente omonimia con il più “vecchio” Andrea Peron, lui varesino, professionista dal 1993 al 2006, argento nella cronosquadre alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 dopo l’oro conquistato ai Mondiali di Stoccarda 1991, sempre nella medesima specialità), un veterano, e il giovane veronese Umberto Poli, 21 anni.  
Non è la vittoria il fine del Team Novo Nordisk – anche se questa eventualità è comunque perseguita – ma è quella di dimostrare con fatti e comportamenti consoni che è possibile gareggiare, ad alti livelli, con il diabete.
E i 16 corridori di dieci diverse nazionalità che compongono la formazione 2018 del Team Novo Nordisk sono impegnati a dimostrarlo sulle strade dei vari continenti.
Massimo Podenzana, in linea con il suo carattere, è impegnato a prepararli, consigliarli, guidarli con la sua esperienza e una rinnovata passione, frutto della frequentazione di situazioni che vanno aldilà del mero fatto tecnico-sportivo.
E’ un’operatività apprezzata da tutti posta in atto, con continuità, in favore dei suoi ragazzi con il suo tratto abituale, sotto traccia, fattivo, concreto, quasi nascosto ma sempre presente per le necessità dei suoi ragazzi della Novo Nordisk.

Del resto Massimo Podenzana, brillante motore “diesel” da corridore, non è mai stato – e continua a non esserlo – avvezzo, da buon ligure, alle parole ma ai fatti, al lavoro serio, continuo, costante.

Giuseppe Figini

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