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GATTI&MISFATTI. MANESCHI & CASCATORI
di Cristiano Gatti | 28/03/2019 | 07:50

Allora, meglio Moscon che alza le mani (si spera mai più), o il giovane Chiesa, che sta inserendosi appena sotto Di Biasi e appena sopra Cagnotto nella storia italiana dei tuffi? Forse sono partito male: chiedendo chi è meglio, ovviamente in­tendo chiedere chi è peggio. È una riflessione eterna e intramontabile, che dovremmo affrontare più spesso, perché sbatte sul tavolo in modo drastico e diretto la caramellosa questione solitamente affrontata con ipocriti tocchi da cotton fioc e paroline dolci da vecchie zie con l’uncinetto: sì, la famosa questione del fair-play. Della deontologia sportiva. Pro­via­mo davvero a decidere: chi è peggio, Moscon o Chiesa? Che co­sa è peggio: farsi prendere dalla rabbia agonistica e mollare un manrovescio, oppure esibirsi nei doppi carpiati in area, come trafitti da improvviso elettrochoc, per scucire un rigore all’arbitro.

Anche se mi sembra im­plicito, preciso ancora di più che la questione non è per­sonale, legata a Mo­scon e a Chiesa. Moscon deve solo crescere (secondo me la crescita è completata) in autocontrollo, Chiesa esegue da artista quanto gli han­no insegnato sin da piccolo, tu buttati e vediamo se il pollo fi­schia. No, la questione è più ge­nerale, riguarda la piccola e grande etica dello sport, diciamo pure aulicamente la nostra cultura sportiva. Cosa è peggio, davanti a milioni di osservatori che vengono condizionati? Il manesco istintivo o il cascatore stunt-man?

In attesa che ciascuno tiri la propria conclusione, escludendo per necessità di ragionamento la risposta scontata so­no peggio tutti e due, io mi prenderei del tempo per amplificare un dettaglio niente affatto irrisorio: come i rispettivi ambienti han­no incassato le brutte faccende. Del ciclismo, essendo storia più vecchia, non sto a parlare molto: chi l’avrebbe velocemente lapidato sulla via maestra, chi comunque gli ha concesso attenuanti generiche come giovane età e provocazione degli avversari, comunque tutti hanno rimproverato pesantemente Moscon. No, amico: sei forte, sei pure simpatico, ma le mani vanno tenute a posto. Anche di fronte alle peggio provocazioni del più idiota degli uomini. Punto. Molto di­ver­so, invece, il calcio. L’impat­to iniziale, come al solito, è le­ga­to ai colori sociali: non im­porta il fatto in sé, questo giovane Chiesa che si butta con arte sublime, come un morto stecchito, salvo rialzarsi sempre miracolato, no, questo non im­porta, importa soltanto che il po­polo simpatizzante per la Fio­rentina lo assolve, po­vera gioia, tanto giovane, mentre chi odia il viola ci va giù pesante (agli estremi barbari dall’umanità, sul web, si leggono le cose più atroci). La cosa più bella che ho sentito io personalmente l’ha detta l’allenatore Pioli, quello che dovrebbe essere modello e guida, soprattutto di educazione sportiva: dopo il famigerato rigore rubato ai danni dell’Atalanta, il tecnico non ha provato alcun imbarazzo nel dire “Chiesa non si è buttato, non va censurato, anzi, si è reso protagonista di un intelligente gesto tecnico-tattico”. Sui due piedi non aveva lì una medaglia, ma gliel’avrebbe data. Giuro, parole testuali: chi non ci crede vada a cercarsele ne­gli ar­chi­vi. Io, di fronte a una tale rappresentazione uma­na, mi sono subito ritrovato davanti a un’altra domanda: peg­gio il giocatore o l’allenatore?

In ogni caso, siccome non posso andare avanti solo a domande, tornerei di corsa sull’ambiente in generale. Ec­co, in generale, il commento che più di tutti è girato per gior­nali, siti e televisioni ri­guarda il pericolo di rovinare sul nascere un talento così im­portante per l’Italia intera. Chiunque avrà sentito qualcosa del genere: stanno distruggendo Chiesa, lo demonizzano in­giustamente, non si capisce che Chiesa è un bene da tutelare con cura, in tutti i modi, bla, bla, bla.

In attesa della riposta se sia peggio Moscon o Chiesa, do­mando in giro se qualcuno può almeno rispondere a questa nuova domanda assillante: ma cosa diavolo c’entra che “Chiesa è un talento da tutelare”? Mi facciano capire: se era un brocco gli davamo del fottuto imbroglione, ma col talento che ha può tranquillamente buttarsi come un pa­racadutista? Significa cioè che nella vita bene e male, giusto e sbagliato, non dipendono dalle opere in sé, ma soltanto da chi le commette? Se sei un genio puoi prendere a sberle il primo che passa, se sei un asino devi solo prenderle?

È una vera comica. Per dire il livello preoccupante cui è arrivato il nostro senso di giustizia. Siccome Chiesa è bravo, faccia pure. Vada avanti, continui a prendere in giro avversari e arbitri, con i suoi “intelligenti gesti tecnico-tattici”. Ma­ga­ri, per dirgli che così non si fa, aspetteremo la sua annata no, oppure quando non sarà più “un talento che tutta l’Italia aspetta”: allora, come veri cuordileone, tutti infieriranno. Si­curo al cento per cento.

Per quanto mi riguarda, non sprecherei troppo tempo. Come direi a mio figlio, direi a Chiesa solo poche parole. Ragazzo mio, piantala di piagnucolare, se non vuoi farti questa pessima reputazione, hai a disposizione un modo semplicissimo: cadi quando ti fanno lo sgambetto. Non sempre, nella vita, buttarsi è una prova di coraggio.

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